Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Il giorno del giudizio sarà giovedì 20 febbraio, quando la Direzione Nazionale del Pd si riunirà di nuovo e questa volta per parlare di governo e non solo e tanto di riforme. Fino a quel giorno sono aperti i giochi, soprattutto all'interno del Partito Democratico. Il problema - spiega una fonte parlamentare del partito di maggioranza relativa - "è il tira e molla tra il segretario e il premier. Il nodo va sciolto rapidamente perché così non si può andare avanti". Il problema è che il rimpasto o rimpastino potrebbe non essere sufficiente per placare le polemiche nel Pd e nell'esecutivo.
"Tutte le ipotesi sono in campo", compresa la cosiddetta 'staffetta' tra Letta e Renzi. Il sindaco di Firenze, secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, nei giorni scorsi ha sondato le varie anime del Pd per capire se c'è il via libera alla sua promozione a Palazzo Chigi. E pare che nessuno abbia opposto veti. "Sostanziale via libera a questa ipotesi, nessuno si metterebbe di traverso", dunque. Tanto più che anche Scelta Civica e Nuovo Centrodestra hanno lasciato intendere il loro ok alla possibilità che Renzi diventi premier. E questa strada faciliterebbe l'azione di governo - dicono nel Pd - ed eliminerebbe il dualismo segretario-premier.
Ma i nodi sono due. Il primo è il Colle. Napolitano, che ha bloccato il rimpasto e la verifica, tiene molto alla stabilità, soprattutto dopo il viaggio in Europa. E preferirebbe che ci fosse continuità nell'azione di governo (per questo, ad esempio, ha blindato Saccomanni all'Economia). Il secondo problema è Letta. Il presidente del Consiglio - spiega la fonte democratica - "non ha alcuna intenzione di lasciare la guida dell'esecutivo. Vuole essere lui a gestire il semestre di presidenza dell'Unione europea".
Non solo. Ricordano dal Nazareno che nelle prossime settimane ci saranno importantissime nomine di aziende controllate, Eni ed Enel in testa, e Letta non vuole assolutamente perdere l'occasione di essere lui e non Renzi a decidere chi promuovere e chi spostare. Nel Pd ricordano come ci sia la possibilità di "un incarico nella Commissione europea" per l'ex vice di Bersani, che però non pare proprio intenzionato a voler lasciare Palazzo Chigi. O si trova una soluzione e anche rapidamente, oppure, se dovesse continuere il ping pong tra Sindaco e premier, l'esecutivo e la legislatura stessa potrebbero davvero essere a rischio.
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