Governo: Luigi Di Maio è rimasto con il cerino in mano - Affaritaliani.it

Politica

Governo: Luigi Di Maio è rimasto con il cerino in mano

Di Maio vuole andare al voto dopo aver fallito tutto.

Luigi Di Maio ha fatto del suo cambiare le carte in tavola il suo tratto più genuino e distintivo.

Non passa settimana, e qualche volta giorno, che non si contraddica con fastidiosa metodicità caratteristica a quanto pare molto apprezzata nel nostro Paese.

Ad esempio è il caso dei parlamentari “ripudiati” dal movimento e poi reintegrati e tralasciamo le gaffe a ripetizione e l’uso incerto della lingua italiana. Tutte cose note.

Nella trattativa politica per la formazione del governo ha dimostrato invece di essere non solo inconcludente ma dannoso al suo stesso movimento che ha visto una netta battuta di arresto in Molise e Friuli, frutto delle sue continue contraddizioni, “siamo democristiani” e volontà inciuciste con “chiunque ci sta” che non hanno fatto certo una buona impressione nell’esigente elettorato grillino.

La contraddizione più evidente è quella che lo vedeva fino a una settimana fa indossare i panni dello statista che cercava di dare un governo alla nazione, mentre adesso, il ragazzo che vendeva bibite al San Paolo e miracolato dal Porcellum, grida “al voto al voto!” perché si accorge di essere rimasto con il classico cerino in mano. Infatti, sia Matteo Renzi che Matteo Salvini, hanno retto bene la sua offensiva velleitaria per spaccare rispettivamente la coalizione di centro - destra e il Pd ed ora “giggino” è rimasto da solo con la palla che passa a Salvini, leader della coalizione che ha preso più voti e reduce dai due successi consecutivi alle regionali.

Il Presidente della Repubblica ora non può far ea meno di dargli almeno un preincarico.