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Politica
Governo M5S, Di Maio chiude a Salvini e apre al Partito Democratico


"L'Italia con noi resterà nell'Ue e nella Nato". "Il primo viaggio sarà a Bruxelles". "No ad una squadra diversa da quella del M5S". Sono le tre affermazioni chiave di Luigi Di Maio, candidato del premier del Movimento 5 Stelle, durante una conferenza alla Stampa Estera. Con queste parole, di fatto, il numero uno pentastellato chiude definitivamente a qualsiasi ipotesi di accordo di governo con la Lega di Matteo Salvini. Le affermazioni di Di Maio, infatti, vengono lette come un'apertura al Partito Democratico democratico, anche se velata, e come una chiusura netta al Carroccio.

GOVERNO: MARTINA A DI MAIO, DIALOGO? SOLO FARSA, ARROGANTE

"Le parole di Di Maio sono solo arroganti e per niente utili all'Italia. Altro che responsabilità. Insulta il ministro dell'Economia che ha garantito la tenuta del Paese e la sua ripartenza per poi predicare dialogo: una farsa. Di Maio dovrebbe accorgersi che il tempo della propaganda è finito". Lo dichiara il segretario reggente del Partito Democratico, Maurizio Martina.

LE PAROLE DI LUIGI DI MAIO

"Non contempliamo alcuna ipotesi di governo di tutti o istituzionale: gli italiani hanno votato un candidato premier". Lo afferma il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, incontrando la stampa estera. "Chiedo responsabilità a tutte le forze politiche: il debito, la disoccupazione, la tassazione delle imprese e la disoccupazione giovanile non aspettano le liti di partito. Dobbiamo liberare l’Italia - ha detto il leader dei Cinque Stelle - le forze politiche stanno chiedendo di tornare a votare? A noi non spaventa». «Non siamo disponibili a immaginare una squadra di Governo diversa da quella espressa dalla volontà popolare: c’è stata una grande investitura, e sfido chiunque a dire che il programma M5S è un programma estremista. Abbiamo fatto una campagna promettendo che non avremmo lasciato l’Italia nel caos, che non saremmo usciti dall’euro e basata sul dialogo. Sempre più gente si convince che M5S sia l’unica possibilità per uscire dal baratro dei partiti: per questo credo che siamo destinati a crescere. Sto facendo tutto il possibile, perché questa legislatura sia quella del cambiamento, se vogliamo parlare di cambiamento, prima di tutto vengono temi come la lotta alla disoccupazione, alla povertà, l’abbassamento delle tasse".

"Queste elezioni sono state uno schiaffo al vecchio modo di fare politica: è un segnale che va colto. Questo voto è stato un voto postideologico. Se dovessimo andare al governo, come spero, la nostra linea non è isolare l’Italia ma che sia un Paese che comunica il più possibile con il resto del mondo. L’Italia con noi resterà nell’Unione europea, con l’ambizione di cambiare le cose che non funzionano. Non credo - ha aggiunto Di Maio - che ci sia da stravolgere la politica estera dell’Italia ma farla valere di più. Mi chiedono se il mio primo viaggio da premier lo farei a Mosca o negli Usa, io dico Bruxelles. L’Italia resterà un paese della Nato, cercando sempre di migliorare le cose. Penso a una conferenza di pace sulla Libia qui a Roma. Non c’è da stravolgere la politica estera - aggiunge - ma far valere di più l’Italia nel mondo e soprattutto a Bruxelles".

«Le nostre misure economiche saranno sempre ispirate alla stabilità del Paese: non vogliamo trascinare le dinamiche economiche nelle diatribe politiche. Credo che oggi Padoan sia stato molto irresponsabile a trascinare le questioni tra Italia e Bruxelles rispondendo `non so´ a proposito del futuro dell’Italia. È stata quasi una provocazione, come a dire che `ora che me vado all’opposizione avveleno i pozzi. Tutti siamo chiamati alle responsabilità». «L’Unione europea deve tutelare il made in Italy sempre di più, c’è tanto da fare e io credo molto nel dialogo e soprattutto nella presenza: noi come Parlamento italiano abbiamo bisogno di schierare la squadra in campo per vincere la partita e abbiamo tanto da fare con il nostro corpo diplomatico e funzionari». «Sono a favore di una cultura espansiva ma con l’obiettivo di ridurre il debito», tagliando «ciò che non serve» mettendo in campo «misure espansive per ripagare il debito pubblico».

"Il tema dei cambi di casacca interessano i singoli parlamentari, non sto incoraggiando cambi di casacca, ci mancherebbe altro... Siamo per rivedere il vincolo di mandato. Ma credo nella democrazia parlamentare, è giusto che le forze politiche dialoghino, si confrontino sulle leggi, non sulle cariche». «Siamo aperti al dialogo su presidenze - aggiunge Di Maio - ma non in logica di governo".

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