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Politica

"Sui presidenti delle Camere non c'è da giocare la partita del governo". Ad affermarlo è Luigi Di Maio, in un incontro con i vertici di Confcommercio, nel giorno in cui il M5S avvia i colloqui con le altre forze politiche per sciogliere il nodo della presidenza delle Camere, il primo di una legislatura sul filo. Mentre continuano a circolare alcune indiscrezioni che vedono tra i papabili per la presidenza delle Camere il grillino Danilo Toninelli (Senato) e il leghista Giancarlo Giorgetti (Camera).

Il leader pentastellato si dice soddisfatto delle "parole distensive" di Moscovici: "Mi fa piacere che un esponente della Commissione europea abbia detto che non è preoccupato, tutte le forze politiche sono chiamate ad atti di responsabilià". E rassicura la platea degli operatori del commercio, affermando che nel Def chiederà che "le clausole sull'aumento dell'Iva siano disinnescate subito e non rinviate per motivi tecnici". L'obiettivo, per Di Maio, è quello di "recuperare i soldi spesi male, prima di parlare di sforamento del deficit". Quanto alla nascita del nuovo governo, confida che si formerà in meno di un semestre: "La Germania ci ha messo sei mesi, io credo che impiegheremo di meno rispetto a quei tempi".

Conferma inoltre di aver dato mandato ai due capigruppo del Movimento - Toninelli e Giulia Grillo, che ne danno l'annuncio sul Blog delle stelle -  di iniziare i colloqui con gli altri partiti per la presidenza delle Camere: "Su questa partita - precisa - più che il governo, si giocheranno temi come i vitalizi e alcuni costi di cui tanto si è parlato in passato".

Intanto Beppe Grillo sul suo blog torna sul tema del reddito di cittadinanza, già richiamato dal M5S alcuni giorni fa per bocca del ministro in pectore dello Sviluppo Economico Pasquale Tridico. Il fondatore del Movimento lo assimila a un diritto di nascita: "Una società evoluta è quella che permette agli individui di svilupparsi in modo libero, generando al tempo stesso il proprio sviluppo. Per fare ciò si deve garantire a tutti lo stesso livello di partenza: un reddito, per diritto di nascita. Soltanto così la società metterà al centro l'uomo e non il mercato".

Su questo punto Di Maio puntualizza: "Non abbiamo intenzione di dare soldi alle persone senza fare nulla. Sono cose che ho visto in un altro tempo. Noi crediamo nella flex security". Vogliamo "uno Stato che, sul modello dei paesi più liberali, quando una persona viene licenziata, la prenda per mano e la porti a un reinserimento nel mondo del lavoro. Nessuno potrà starsene sul divano per avere accesso a questi servizi. I datori di lavoro si vedranno sgravati dall'onere dei costi della formazione di un lavoratore. Adesso la formazione è a carico dell'impresa. Quell'onere vogliamo eliminarlo. Non si tratta di uno strumento legato all'assistenzialismo".

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