Governo M5s, Di Maio "il superbo" si brucia e Fico "il furbo" ne approfitta
Lo stallo nella formazione del governo erode i consensi di Luigi Di Maio anche fra gli stessi grillini; e chi ne giova è il suo rivale Roberto Fico
Luigi Di Maio era uscito vincitore dalle urne il 4 marzo, e un mese e mezzo più tardi appare come lo sconfitto di turno. Falliti i continui tentativi di strappare Matteo Salvini alla morsa di Silvio Berlusconi, si dibatte sul palcoscenico delle consultazioni come una shakespeariana ombra che cammina, mentre "il male assoluto" alias il Cavaliere fa il mattatore e divora la scena, ben lungi dall'essere decotto, sepolto, finito.
Intanto, le aperture di Di Maio a chiunque purché respiri salvo Berlusconi, onde formare un governo qualunque esso sia, gli stanno alienando le simpatie degli elettori, anche per via della sua "superbia", e perfino quelle degli stessi grillini. A un pastrocchio presieduto da Di Maio, infatti, la base pentastellata preferirebbe tornare al voto subito; una ipotesi che l'ex valletto di Pomigliano D'Arco teme come la peste al pensiero di non essere riconfermato quale candidato premier.
In tutto questo, chi sta invece conquistando pian piano le simpatie di un'ampia fetta di elettorato anche non necessariamente grillino è l'eterno rivale di Di Maio, il leader della fronda contro quest'ultimo, il "capo" della frangia più ortodossa del m5s. Stiamo parlando di Roberto Fico, il francescano, ma più che altro il furbo della situazione. Qualche coup de théatre ben assestato (l'autobus, il rifiuto ad affidarsi al barbiere di Montecitorio, il soccorso all'agente svenuta infrangendo il protocollo) gli hanno fatto guadagnare consensi trasversali e la sua natura più mite e meno arrogante lo rende più popolare del suo nemico numero uno.
Mentre Alessandro Di Battista in attesa di partire per l'America pontifica dal piedistallo di colui che non si è ricandidato, restando incontaminato da qualsivoglia intrigo di palazzo, Roberto Fico punta invece a fare lo scrupoloso rappresentante istituzionale tutto fatti e zero parole, esattamente il contrario di Luigi Di Maio che al momento è tutto parole e zero fatti, e che appare sempre più come colui che è entrato in conclave Papa per uscirne semplice Cardinale. E che rischia di restare bruciato per sempre, mentre Fico se la ride sotto i baffi.