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Politica
Governo M5s-Pd, la farsa delle dimissioni di Renzi: è ancora lui a comandare

Il governo M5s-Pd è ancora una chimera e si mantiene nella rarefatta atmosfera della pura elucubrazione, ma un dato concreto, tangibile, effettivo lo abbiamo: ed è che Matteo Renzi, ben lungi dall'essersi fatto da parte per rivestire un ruolo di "semplice senatore (ipse dixit), non ha mai smesso di comandare nel Partito Democratico.

E lo dimostra l'invito di Fabio Fazio a Che tempo che fa, domani 29 aprile, pochi giorni prima della Direzione Pd del 3 maggio che dovrebbe decidere dell'accordo con il m5s. Una Direzione in cui la maggioranza renziana pare pronta a restare sulla posizione aventiniana del #senzadime, contraria a qualunque commistione con il Movimento 5 Stelle.

Il fatto che, in trasmissione in prima serata su Rai1 la domenica, pochi giorni prima di un momento tanto importante per il Partito Democratico (ma anche per le sorti di un possibile Esecutivo e quindi di tutta Italia), venga invitato Matteo Renzi - l'ex segretario dimissionario - e non Maurizio Martina l'attuale reggente del partito, la dice chiara su quali siano i rapporti di forza tra i dem e su chi sia - ancora - colui che tutto comanda e che tutto decide.

Forte della blindatura dei suoi fedelissimi nella famigerata "notte delle candidature" al Nazareno, e della loro conseguente elezione in Parlamento, Renzi fa ancora il bello e il cattivo tempo nel partito, indice sondaggi estemporanei tra la gente a favore di telecamere, e compare sul servizio pubblico in prime time a chiarire la propria linea, come se a tutti gli effetti fosse ancora il segretario in carica, e non colui che ha rassegnato le dimisssioni dopo una sonora sconfitta (sette sconfitte a dire il vero, dal giugno 2016, contando anche le elezioni regionali in Lombardia). 

Fra gli osservatori politici, qualcuno sostiene addirittura che l'invito di Fazio sia un assist neanche tanto occulto a Renzi e alla sua linea avversa all'accordo con i 5 stelle, una sorta di legittimazione coram populo del suo rifiuto. Rifiuto che, visto il numero dei suoi fedelissimi, dovrebbe portare necessariamente alla vittoria della policy dell'ex (?) segretario riguardo al rapporto con il M5s.

A dirla tutta, molti renziani sono preoccupati che, da Fazio, il loro beneamato "Matteo" attui invece un coup de théatre e apra a Luigi Di Maio, cessando le ostilità e annunciando la decisione di sedersi al tavolo a vedere le carte, anziché arroccarsi nel categorico niet

Qualunque sia la decisione finale, siamo di fronte a una irrefutabile evidenza: tutti quegli elettori che alle urne abbiano deciso di non votare il Pd per liberarsi di Renzi, come fecero con il no al referendum, sono costretti a constatare che l'ex segretario dem ed ex premier è ancora del tutto determinante nell'agone politico. Altro che "semplice senatore"...

 

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