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Politica
Governo M5S, Pd, Lega, FI...non c'è soluzione. Verso un governo del Presidente


Sono passati otto giorni dalle elezioni politiche del 4 marzo e si torna ai primissimi commenti dopo le proiezioni sui risultati elettorali: tutto è nelle mani del Presidente Sergio Mattarella, che continua ad appellarsi al senso di responsabilità.

Facciamo ordine. Luigi Di Maio e i 5 Stelle si appellano a tutte le forze politiche per un governo che abbia a cuore gli interessi dei cittadini. Di fatto, tutto e il contrario di tutto, anche se i pentastellati - come ha detto il loro candidato premier - sarebbero ben felici di restare all'opposizione per sperare al prossimo giro di arrivare al 51% dei voti. Matteo Salvini ribadisce che non fare governi partitici e che non la Lega non è stata votata per far tornare Renzi, Boschi e Gentiloni.

Silvio Berlusconi, invece, confermando che ormai il Centrodestra si sta frantumando, si appella direttamente al Pd (dimenticandosi completamente delle sue promesse fatte in campagna elettorale) affinché sostenga un esecutivo di Centrodestra. Maurizio Martina, vice di Renzi ormai dimissionato e nemmeno presente alla Direzione dem, conferma la linea del Nazareno: spetta a Di Maio e a Salvini governare, noi staremo all'opposizione. Nel Pd c'è soltanto la sparuta e quasi irrilevante minoranza del Governatore pugliese Michele Emiliano che chiede di appoggiare dall'esterno un governo 5 Stelle.

Il quadro si chiude con Fratelli d'Italia che, fedele al giuramento pre-elezioni, non appoggerà esecutivi al di fuori del perimetro del Centrodestra e con Liberi e Uguali pronto a dialogare con il M5S ma che ha numeri decisamente modesti in Parlamento ed è praticamente ininfluente.

Che cosa succede ora? Andare a votare prima dell'estate è tecnicamente impossibile (non ci sono i tempi e, tra l'altro, va preparato e presentato il Def) e comunque il ritorno alle urne con questa legge elettorale altro non farebbe che riproporre più o meno l'attuale stallo. E quindi - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - prende sempre più corpo l'ipotesi di un governo del Presidente, forse dopo i tentativi vani di Di Maio e Salvini (o viceversa almeno nell'ordine), che abbia come unico obiettivo, oltre alla gestione dell'ordinaria amministrazione, il cambiamento della legge elettorale per riportare il Paese al voto o in autunno o al massimo nel febbraio del prossimo anno.

Il presidente del Consiglio verrebbe scelto direttamente dal Capo dello Stato e l'esecutivo avrebbe un sostegno in Aula di tutte le principali forze politiche. Fonti di tutti i principali partiti spiegano chiaramente a microfono spento che non ci sono altre soluzioni. Sui presidenti di Camera e Senato sembra tenere l'accordo M5S-Lega, con il Pd che si chiama fuori e Forza Italia che insorge. Ma tra Di Maio e Salvini difficilmente si andrà oltre l'intesa per spartirsi le più alte cariche istituzionali.

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