Governo, Marco Travaglio tradito da Di Maio va in crisi dall’Annunziata - Affaritaliani.it

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Governo, Marco Travaglio tradito da Di Maio va in crisi dall’Annunziata

Marco Travaglio contro l'accordo sulla Casellati, per lui la maggioranza di governo il M5s la deve fare col Pd

Certo che il povero Marco Travaglio deve sperimentare un periodo alquanto difficile dopo l’accordo Salvini - Di Maio per la spartizione dei Presidenti delle Camere che sembra preludere ad un accordo politico sul governo.

Ieri da Lucia Annunziata a “1/2 h in più” l’ex pupillo di Indro Montanelli è stato messo sotto da una serie di domande indubbiamente ficcanti.

Come è noto Travaglio è un po’ l’ideologo di Beppe Grillo e dei Cinque Stelle come prima lo era stato di Antonio Di Pietro e di Italia dei Valori, uniti nella traccia giustizialista e anti-berlusconiana.

Ed allora come accettare il voto dei grillini per Maria Elisabetta Alberti Casellati che proprio di Silvio Berlusconi è la proiezione istituzionale?

Travaglio cerca di svicolare dicendo che chi fa politica deve fare compromessi e per questo lui non fa politica, ma questa non è una risposta è una semplice -e banale- constatazione.

La domanda è chiara: i Cinque Stelle sabato hanno perso la verginità politica e ieri in una intervista al Corriere della Sera, Luigi Di Maio ha dichiarato le sue priorità di governo guarda caso proprio quelle di Salvini e l’unica differenza, cioè il reddito di cittadinanza rispetto alla flat tax non è stata citata né il giornalista del Corriere ha fatto l’ovvio sforzo di chiederne il perché.

Travaglio è sempre più in difficoltà. Annaspa infastidito e si trincea dietro un sorrisino alla Sarkozy - Merkel sprezzante: se Di Maio farà un governo con Salvini è meglio che non si fa più vedere in giro dai suoi elettori afferma categorico.

Finalmente il piemontese è stanato: sono due settimane che Il Fatto Quotidiano di cui è direttore spinge platealmente un accordo M5S - Pd ed ora Travaglio lo dice apertamente: i grillini il governo lo devono fare con il Pd non che il centrodestra.

E poi un’analisi teorica interessante con conclusione sbagliata: il 4 marzo -dice il direttore de Il Fatto-c i restituisce un bipolarismo Lega M5S con due sacche contigue, FI e Pd, che sono state svuotate dai due partiti vincitori e che sempre più le svuoteranno per inglobarle completamente a condizione che non si alleino tra loro altrimenti verranno puniti dall’elettorato al prossimo giro.

Peccato che l’accordo sui Presidenti delle Camere faccia intendere piuttosto chiaramente una intesa politica che si proietta inevitabilmente sul governo anche se la Meloni continua a dire che il centrodestra deve governare da solo cercando di volta in volta i cinquanta voti necessari il che sarebbe un vero strazio per il povero Salvini che preferirà certamente “fare a mezzi” con i Cinque Stelle soprattutto se sarà lui a governare, perché il tram del premierato passa solo una volta e bisogna essere lesti a salirci su al volo.