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Politica
Governo: Matteo Salvini e Luigi Di Maio, chi guida e chi ‘surfa'

Matteo Salvini, magari, non avrà  ancora dimostrato di essere uno statista ma, a differenza di Luigi Di Maio, ha fatto vedere di essere un vero capo.

Per prima cosa è riuscito nel miracolo politico di far crescere la Lega dal 4% al 18%in pochi anni. 
Un successo inimmaginabile se solo si pensa ai disastri in termini di immagine e di voti provocati da un Umberto Bossi al tramonto e appesantito dai suoi guai giudiziari e dalla sua visione padanocentrica del partito.
Una Lega, quella di Bossi, che era diventata un contenitore di ‘duri e impuri’, oggetto di giusti attacchi mediatici e derisa dai suoi stessi sostenitori.


Governo 2018, Lega: un partito forte e solido

 

Ora vi è un partito solido, forte, radicato al Nord ma soprattutto compreso anche da un Meridione in difficoltà. Una parte di Meridione stufo di assistenzialismo e fiducioso che si possa replicare, anche in aree economicamente depresse e in mano alla criminalità organizzata, il buon governo della Lombardia e del Veneto.

Ora la Lega è un partito compatto con alla testa un capo serio e determinato e con un piano di di Governo fattibile. 

Un capo che non ha avuto problemi a rivoltare le carte mettendo quasi alla porta l’Umberto, il capo storico. 

Un capo che non si è fatto remore nel contrastare Silvio Berlusconi. Solo ieri, ad esempio,ne ha stoppato un possibile tentativo di ‘ inciucio virtuale’ del Cavaliere che avrebbe voluto riportare qualche democratico di nuovo al Governo.

’I cittadini non ci hanno votato per riportare al Governo Matteo Renzi’ ha dichiarato Salvini chiudendo sul nascere qualsiasi tipo di accordo.

Un capo che ha avuto il coraggio, mettendoci la propria faccia, di scendere al Sud riconoscendo anche gli errori della Lega nel passato.

 

Governo 2018, Centrodestra: il programma credibile

 

E il programma della Lega, concordato con tutto il Centrodestra, presenta progetti possibili : parla di una flat tax già in vigore in oltre 60 paesi al mondo, di un accordo per una giusta accoglienza dei migranti nel rispetto degli italiani, di una rivisitazione della Legge Fornero e degli studi di settore.

Qualcosa di solido che, con le giuste correzioni dettate dalle real politik, potrebbe essere portato avanti.

 

Governo 2018, M5s: Di Maio a cavallo della ‘big one' col reddito di cittadinanza
 

Luigi Di Maio, dal canto suo, non ha ancora dimostrato di essere uno statista, ma neppure  ha dimostrato di essere un vero capo. 

Spinto dal vento di Beppe Grillo, dalla piattaforma tecnologica di Casaleggio, dalla voglia di cambiamento degli italiani e soprattutto dall’offerta del reddito di cittadinanza si è mosso come un ottimo surfista.

Ha avuto la capacità di cavalcare con maestria la ‘big one’, la grande onda che arriva solo una volta in stagione e che solo i più temerari possono sfidare e cavalcare.
Il giovane politico napoletano questo coraggio lo ha avuto pur sapendo che, la grande onda si sviluppa con un risultato naturale, si infrange sempre sulla spiaggia, portando con sé i temerari che l’hanno sfidata.

E il programma ‘lieve' e a volte con risposte non sempre chiare, sembra fatto apposta per far schiantare il suo capo.

La spada di Damocle sembra essere proprio il reddito di cittadinanza. Troppe le attese su una proposta impossibile ma attesa come l’oro da tutta la parte debole del paese.

Ecco perché l’Italia avrebbe bisogno di un Governo compatto, con idee chiare e magari con un capo che non si vergogni a fare il capo.

Soprattutto di questi tempi dove, sull’altare del politically correct, si sacrificano valori come responsabilità, coraggio e voglia di non essere ipocriti.

    
 

Tags:
matteo salviniluigi di maiogoverno 2018





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