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Governo, Palazzo nel caos. Ecco cosa succede dopo gli errori di Mattarella
Foto LaPresse

Tragicommedia all'italiana, terzo giorno di stallo. A causa degli errori del Presidente Sergio Mattarella, che di fatto ha ricominciato le consultazioni al Quirinale (anche se informali) vedendo Di Maio e Cottarelli, la politica è diventata una sorta di maionese impazzita. Dopo l'allarme spread di lunedì, con la coda di martedì, e la figuraccia di ieri del povero Cottarelli rimasto quasi senza ministri, oggi il barometro del Palazzo segna tempesta. Tempesta perfetta. E i poveri giornalisti tv, che riempiono i talk show di siparietti poco comici e molto stucchevoli, non sanno che cosa inventarsi tanto che le quirinaliste che dal 5 marzo hanno messo le tende al Colle (dicono che le brioche lì siano squisite) si lanciano in improbabili iperboli e in contorte subordinate per riempire lo spazio del collegamento in diretta.

Fatto sta che la situazione è bloccata. E oggi neppure i mercati danno la possibilità ai giornali di fare un titolo e cavalcare qualche fenomeno,come succede da tre mesi di aria fritta,visto che lo spread scende e la Borsa di Milano sale (ma le quirinaliste vaporose poco ci capiscono di ricoperture e fly to quality). I punti fermi sono il globetrotter Luigi Di Maio che ha fermato l'ottovolante delle sue piroette politiche sul leit motiv "governo politico o voto". Peccato che il suo compagno di viaggio (finora potenziale), Matteo Salvini, insista su "o c'è Savona nel governo o non c'è il governo". I 5 Stelle, raccontano i soliti ben informati, starebbero pensando di scaricare il professore sardo evidenziando così la loro distanza dalla Lega. Anche perché il Carroccio ha fatto sapere di essere disponibile alla non sfiducia a Cottarelli in cambio dell'impegno che si voti a settembre.

Ma la non sfiducia prevede che qualcuno la fiducia la voti e il rischio è che Mr Spending Review ottenga l'ok da una piccola pattuglia di parlamentari, magari Emma Bonino e i mangiacrauti della Svp che parlano la lingua della cattiva Merkel. Un'ipotesi ridicola quella di un esecutivo, sfiduciato e quindi dimissionario, che ha il sì di 4 deputati e forse un senatore. Così la palla torna nel campo del Quirinale dove il Capo dello Stato ha occupato la sua mattinata con un fondamentale e imprescindibile incontro con il Presidente della Slovenia (sic!) e dove la sala stampa è inesorabilmente chiusa. Segno che quella di oggi sarà l'ennesima giornata delle "schermaglie", come spiega un giovane deputato di Fratelli d'Italia.

A testimoniare il caos politico-istituzionale è l'eloquente messaggio WhatsApp di un big leghista, uno di quelli sempre in tv, che alla domanda di Affaritaliani.it 'che cosa sta succedendo?' risponde 'Boh, non si capisce un cavolo'. Meraviglioso. E il Pd? A parte i soliti attacchi al duo Salvini-Di Maio, responsabili secondo il Nazareno dello spread, della peste, del colera e forse anche della fame nel mondo... i dem chiedono o il voto subito, il 29 luglio, o un "governo di decantazione". De che? Ma ovviamente appoggiato da tutti, altrimenti niente via libera del Pd (che stranamente sembra parlare con una sola voce e non con i soliti distinguo tra renziani e minoranze varie). Non parliamo di Forza Italia. Giovanni Toti dice che le urne a luglio sono "un'ipotesi grottesca" mentre Francesco Giro ancora parla di "pre-incarico a Salvini".

Berlusconi, silente, attende le mosse dei due giovanotti sperando che in caso di voto la Lega confermi l'alleanza di Centrodestra e non se ne vada con i pentastellati (in questo caso zero collegi uninominali per gli azzurri). Il tutto con Giancarlo Giorgetti, candidato dagli scenaristi come premier sia di un esecutivo di Centrodestra sia di un governo giallo-verde, che mentre esce dalla Camera per recarsi al Senato (e viceversa) gioca con i giornalisti smontando e rimontando i vari retroscena. Insomma, maionese impazzita e tempesta perfetta. Se domenica sera il Presidente Mattarella avesse reagito con un colpo di tosse quando Giuseppe Conte gli ha fatto il nome di Savona all'Economia, ingoiando il rospo del professore euroscettico, oggi avremmo un governo in carica e forse staremmo già parlando della fiducia in Parlamento. E invece ciccia.

Poco prima dei tg della sera l'ennesima svolta. Luigi Di Maio va su Facebook e prova a mettere all'angolo Matteo Salvini: "Savona nella squadra di governo ma non all'Economia. Per il Tesoro troviamo un altro nome". E il capo pentastellato lascia intendere anche che potrebbe esserci l'ok ad un leghista (Giorgetti?) a Palazzo Chigi e addio a Giuseppe Conte. Tutti si aspettavano la risposta di Salvini, il quale, come un novello Forrest Gump (che correva e correva e ai seguaci che urlavano 'deve parlare, deve parlare' rispose 'sono stanchino'), il segretario del Carroccio ha detto: "Vedremo nelle prossime ore, per carità ci ragioniamo, valuteremo". Poveri giornalisti, titolisti e opinionisti.

Restano le quirinaliste sempre più in imbarazzo e prive di argomenti e i poveri giornalisti della carta stampata che domani dovranno riempire almeno otto pagine con aria fritta.

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