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Politica
Governo, Pd e sinistra uniti nel flop del “fronte repubblicano”
Matteo Renzi

Più spaurito che minaccioso, il Pd guarda da piazza SS Apostoli il nuovo governo che parte. “Tanto non dura” è stato il leitmotiv sull’esecutivo gialloverde nemico – scolpito come una parola d’ordine – dei soliti noti in piazza che da giovani dicevano la stessa cosa sul capitalismo. La storia insegna che i governi nati dopo un travaglio e uniti con il cerotto sono spesso i più longevi e produttivi. Insegna anche che chi, all’opposizione, cova rivincite contando sui problemi altrui e sul “ritorno alla ragione” degli elettori, resterà deluso, al palo. La prova di forza del “fronte repubblicano” per l’alt ai nuovi barbari populisti diventa così un boomerang, la certificazione di un illusorio progetto politico, la cartina del tornasole dello smarrimento politico e dell’inconsistenza organizzativa di un Pd e di una sinistra al capolinea. C’è, nel Pd e nella sinistra, più che la volontà di una ripartenza basata su una proposta politica alternativa, una rancorosa rincorsa alla demonizzazione e alla irrisione degli avversari specie da parte di chi – perduto il potere – ha adesso l’obiettivo di conservare il proprio posto di “lavoro”. Definire “fascista” la coalizione del nuovo governo è, oltre a una stupidaggine, un “regalo” agli avversari: significanon avere il senso della realtà né la memoria storica e abdicare all’analisi politica riproponendo la tradizione anche lessicale e di propaganda dei periodi più bui del comunismo di matrice stalinista. Nella prima Repubblica, l’obiettivo della sinistra, in primis del Pci, era quello di togliere forze alla destra, disaggregarla cercando di non far saldare le componenti conservatrici con quelle reazionarie in funzione di alleanze trasversali (in Parlamento e nel Paese) possibili fra italiani di diversi ceti sociali ma interessati al cambiamento nella stabilità politica e nella democrazia. Il 4 marzo l’elettorato ha bocciato i partiti espressione dell’establishment (Pd, sinistra, Forza Italia) premiando i partiti espressione del nuovo e facendo saltare il vecchio schema destra-sinistra. E’ un elettorato deluso e illuso dal richiamo dell’antipolitica, non ideologico, assai articolato e di varia provenienza, anche da sinistra e dal centrosinistra,ma capace di ritrovarsi in una sintesi per un governo del cambiamento. Gli ultimi sondaggi di metà settimana lo confermano: aumenta l’astensionismo per il braccio di ferro fra Colle e partiti; cresce la Lega che avanza ancora nell’area moderata ed è data oggi al 28,5%!; M5S al 30,1%; crolla FI al 9%; leggera ripresa del Pd al 19,2% che si rimangia le frange alla sua sinistra. Insomma, pare premiato lo slogan di Salvini il “moderato”: “Ci si divide non tra destra e sinistra ma tra elite e popolo”. Così, il Partito democratico, fallita l’azione di governo, bocciato dagli elettori, toppa nel suo primo passo per ricollocarsi come partito di “lotta”. Il partito berlingueriano di “lotta e di governo” non era una etichetta promozionale su una scatola vuota, ma la sintesi di un progetto politico basato sulla realtà , sui rapporti di forza, su un programma propositivo e non ostruzionistico e distruttivo in funzione degli interessi generali del Paese, un cuneo per scalfire la “conventio ad exludendum” anti Pci. Adesso il nuovo governo Conte suscita speranze, perplessità, timori, ma c’è. Non c’è l’opposizione. Da una parte Berlusconi subisce l’azione dirompente del leader leghista. Dall’altra Renzi, il più anti-Pd di questo Partito democratico votato al suicidio politico, partito di cui l’ex premier vuole liberarsi. Nel raduno capitolino del SS Apostoli, più che convitato di pietra, Matteo è il contestatore: non si riconosce in quel gruppo dirigente (a parte i suoi fidi), in quel popolo di ex comunisti rimasti tali, in quegli slogan da “fronte popolare” che hanno già portato la sinistra alla bocciatura politica e storica. Non c’è l’opposizione, non c’è la sinistra, non c’è il Pd. Ma Renzi c’è. O meglio, ci sarà, calata la maschera di finta sinistra, per rimettere in piedi i cocci di un fronte moderato liberale, centrista, riformatore, da mettere in campo in alternativa alla Lega e a questo governo. Una illusione?

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fronte repubblicano





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