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Politica
Governo rimpasto, ecco i ministri M5S che saltano (i nomi). E quella in bilico
Foto LaPresse

Tanto tuonò che non piovve. Salvo ormai improbabili colpi di scena, l'altissima tensione tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini si chiuderà con un rimpasto di governo (nonostante il responsabile del Viminale si sia affrettato a far sapere che "noi stiamo lavorando ai progetti e alle cose da fare, non alle poltrone”) e nessuna crisi e, quindi, anche niente elezioni anticipate a fine settembre. Il vicepremier pentastellato ha usato parole assolutamente concilianti negando in maniera forte la volontà di rompere l'alleanza e correre alle urne. Il leader del Carroccio, invece, pur usando parole 'soft' nei confronti del capo politico dei 5 Stelle si è scagliato contro i no dannosi di alcuni ministri del partito di maggioranza relativa in Parlamento. Non a caso il ministro dell'Interno ha citato il blocco totale delle Infrastrutture (ultimo esempio la Gronda di Genova) e infatti il primo dicastero che chiederà la Lega è proprio quello guidato da Danilo Toninelli.

Un avvicendamento alla guida del MIT (Infrastrutture e Trasporti) con un esponente della Lega che porterà con sé l'inevitabile sblocco della Tav Torino-Lione (con buona pace dell'ala movimentista dei grillini e della sindaca di Torino Chiara Appendino). L'altro ministero che - secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di anticipare - è quello dell'Ambiente guidato da Sergio Costa, reo - secondo i leghisti - di bloccare insieme a Toninelli moltissime opere pubbliche. Il rimpasto con ministri del Carroccio al MIT e all'Ambiente dovrebbe anche servire ad accelerare l'iter dell'autonomia regionale visto che i due esponenti del M5S in uscita dall'esecutivo sono stati tra i più contrari alla devoluzione di poteri da Roma alle Regioni del Nord. Per la Lega, in realtà, i problemi non finiscono qui.

Anche Giulia Grillo (Salute), Elisabetta Trenta (Difesa) e Alfonso Bonafede (Giustizia) vengono considerati "fronti aperti" e "problemi" all'azione di governo. La Grillo in particolare per l'attuazione dell'autonomia regionale, la Trenta per il contrasto all'immigrazione clandestina e Bonafede per il tema a cui Salvini tiene moltissimo della riforma della giustizia sul quale le distanze tra i due partiti della maggioranza sono evidenti. Fonti pentastellate non si sbilanciano sull'eventuale richiesta di rimpasto da parte del vicepremier leghista, formalmente non ancora arrivata, ma si limitano a rispondere "vedremo cosa dice Salvini". E' evidente però che non c'è una chiusura totale e che, tutto sommato, Toninelli e Costa possono anche essere 'sacrificati' per la tenuta dell'esecutivo.

Anche la Grillo, di fronte a una posizione intransigente di Salvini (tutta da verificare), potrebbe traballare mentre la Trenta e Bonafede vengono considerati dal M5S "intoccabili". L'esito delle elezioni europee del 26 maggio e gli ultimi sondaggi, che vedono il Carroccio in crescita nonostante il caso Russia-Savoini, spingono Di Maio a cercare l'intesa. L'ipotesi elezioni anticipate subito dopo l'estate, visto che il Pd continua a ribadire che non ci sono alternative al voto in caso di crisi, favorirebbe la Lega (che in teoria potrebbe anche andare al governo solo con Fratelli d'Italia e senza Forza Italia e Silvio Berlusconi) mentre per i 5 Stelle, salvo colpi di scena, si riaprirebbero le porte dell'opposizione. Senza considerare il vincolo dei due mandati che, senza improbabili modifiche, obbligherebbe Di Maio e molti big 5 Stelle a non ricandidarsi. Meglio quindi subire un rimpasto.

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