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Politica
Governo Salvini, cresce l'ipotesi Salvini premier. Il Mattarella-pensiero
Foto LaPresse


Governo Salvini più probabile del governo Di Maio. E' l'input che, ufficiosamente, arriva dai piani alti del Quirinale. Fonti di Forza Italia raccontano di contatti telefonici tra il Centrodestra e il presidente della Repubblica sugli equilibri politici in vista della formazione dell'esecutivo. Su un punto non ci sono dubbi: il Colle farà di tutto, ma davvero di tutto, per evitare il ritorno alle urne anticipato. La legislatura, secondo i ragionamenti del Capo dello Stato, dovrà durare quantomeno un anno e le eventuali nuove elezioni, ovviamente dopo aver modificato la legge elettorale, non potranno tenersi prima del febbraio 2019.

Ma torniamo a Palazzo Chigi. Per il Quirinale l'opzione A è quella dell'incarico per formare il governo al Centrodestra e, quindi, al leader del partito più votato all'interno della coalizione. Pertanto, salvo colpi di scena, Matteo Salvini riceverà in aprile il mandato esplorativo per formare l'esecutivo. E i numeri in Parlamento? Gli sherpa del Colle, spiegano fonti di Forza Italia, sono convinti che alla fine salterà fuori un gruppo di 'responsabili', sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama, pronto a sostenere il nuovo governo. E la 'stampella' parlamentare dovrebbe arrivare in buona parte dagli eletti nelle file dei 5 Stelle e in parte minore dal gruppo del Partito Democratico.

La spauracchio del ritorno alle urne e del rischio di perdere stipendio e benefici appena conquistati sarebbe il principale motivo alla base del sostegno all'esecutivo Salvini. Ovviamente il leader della Lega non potrà prendere il programma elettorale di Centrodestra e applicarlo integralmente ma si dovrà trovare una sintesi anche con l'eventuale nuova componente parlamentare. Così come sulle poltrone al governo e in Parlamento, necessariamente, andrà trovata una sorta di rappresentanza delle varie anime.

E il tempo gioca a favore della fuoriuscita dei cosiddetti responsabili. Più si stemperano i toni da campagna elettorale - ecco perché Salvini non minaccia più le urne e parla quasi da democristiano - e più si possono costruire le basi per un nuovo scenario politico nelle Aule di Montecitorio e Palazzo Madama. E quindi dal Colle arriva l'invito forte al Centrodestra e in particolare alla Lega di smussare gli angoli, di evitare gli scontri e di attendere che i tempi siano maturi.

L'opzione B, qualora Salvini non trovasse la quadra, sarebbe ovviamente quella di Di Maio incaricato. Ma in questo caso, visti anche i numeri più esigui di quelli del Centrodestra unito, l'impressione è che sarebbe soltanto un tentativo formale con pochissime chance di riuscita. Ci sono poi le opzioni C e D. La prima è quella di un governo tecnico o del Presidente che, sempre con la minaccia di tornare al voto e perdere i privilegi da parlamentare, potrebbe trovare una maggioranza pescandola un po' in tutti i gruppi, dal Pd a Forza Italia, dalla Lega al M5S. Ma questa sarebbe una strada complessa e faticosa e richiederebbe molte settimane, se non mesi.

L'opzione D, estrema ratio, resta il governo Lega-5 Stelle ma, come ha spiegato Giorgetti, solo per riformare la legge elettorale con il premio di maggioranza al primo classificato, per arrivare a nuove elezioni a febbraio 2019. Ma Mattarella tiene questa ipotesi proprio come ultimissima spiaggia.

C'è poi il capitolo presidenze di Camera e Senato non necessariamente legato al futuro governo. Sulla seconda e terza carica dello Stato, come ha scritto Affaritaliani.it (clicca qui), c'è già un accordo 'una a una' tra M5S e Lega. Il problema è che sia Di Maio sia Salvini hanno i nomi giusti solo a Montecitorio. Il leader pentastellato preferisce la Camera perché Danilo Toninelli, uomo forte del movimento a Palazzo Madama, non è un suo fedelissimo e l'altro nome, quello di Vito Crimi, non avrebbe lo standing istituzionale necessario e richiesto anche dal Quirinale.

Ma anche per Salvini l'uomo perfetto della Lega, Giancarlo Giorgetti, stimatissimo sia da Mattarella sia dal Pd, è un deputato e non un senatore. Per la Camera Alta in casa Lega Roberto Calderoli, oltre dai problemi giudiziari, è frenato anche da un rapporto non idilliaco con Salvini e dal fatto che Mattarella non sarebbe convinto al 100% sul nome dell'ex ministro del governo Berlusconi. Resta l'ipotesi Giulia Bongiorno, che sarebbe la prima donna a guidare il Senato, ma in questo caso il timore è interno alla Lega. In molti potrebbero non gradire visto che verrebbe premiata una new entry ai danni di uno storico volto del movimento ex padano.

Si continuerà quindi a trattare sempre sulla base della divisione una Camera al M5S e una alla Lega anche se la soluzione non è facile. "Se Giancarlo (Giorgetti, ndr) fosse stato un senatore l'accordo sarebbe già stato chiuso", commenta ironico un parlamentare del Carroccio.

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