Governo Salvini 'moderato'. Scouting parlamentare tra M5S e Pd. Il piano
Governo Salvini, il segretario della Lega chiede l'intesa ma minaccia il ritorno immediato alle urne
Sì alla presidenza di una Camera al Movimento 5 Stelle, ma no al reddito di cittadinanza. Nessun accordo ufficiale con il Partito Democratico, ma appello affinché qualcuno tra i Dem si renda disponibile per il bene del Paese. Critiche alla moneta unica, manovra opposta rispetto alle richieste di Bruxelles (meno tasse), ma nessun proclama che annunci l'uscita dall'euro. Rispetto per Berlusconi, ma niente gruppi unici del Centrodestra. Nel giorno del suo 45esimo compleanno, Matteo Salvini riunisce a Milano i 183 neoeletti della Lega in Parlamento e veste gli inediti, per lui, panni del moderato.
Tanto che appare evidente, almeno nel Carroccio, come dietro questa svolta quasi democristiana - ironizza qualcuno - ci sia la mano del prudente vice-segretario Giancarlo Giorgetti, vera mente di Via Bellerio. Salvini è riuscito ad affermare in pochi minuti di volere governi politici ma non partitici, quasi una contraddizione in termini. Ma così non è. Il leader leghista punta a convincere un gruppo sufficiente di parlamentari, sia dei 5 Stelle sia del Partito Democratico (esclusi quelli di Liberi e Uguali), affinché si rendano disponibili ad appoggiare un programma condiviso. Che, evidentemente, non può essere quello presentato agli elettori. Almeno non al 100%. L'abolizione della Legge Fornero diventa revisione, la flat tax al 15% diventa riduzione della pressione fiscale, pur partendo dalla tassa unica e uguale per tutti, e la cacciata dei clandestini dall'Italia diventa lotta all'immigrazione irregolare.
Toni diversi, pacati, e angoli smussati per cercare non un accordo con il M5S o con il Pd (poi quale Partito Democratico? Salvini ha detto chiaramente che ormai non si sa con chi trattare) ma con singoli deputati e senatori che vogliano appoggiare un esecutivo di Centrodestra e di cambiamento (ma non più con gli slogan leghisti duri e puri della campagna elettorale). Il tutto condito con l'appello pressante del ritorno alle urne senza accordo. Salvini si dice favorevole all'introduzione del premio di maggioranza alla coalizione, ma al tempo stesso boccia un governo tecnico per riformare il Rosatellum. Insomma, tutto e il contrario di tutto. Con il primo appuntamento fissato per il 23 marzo, giorno dell'insediamento del Parlamento e dell'elezione dei presidenti di Camera e Senato. In quell'occasione si capirà se la strategia del Salvini moderato, su ispirazione di Giorgetti, avrà portato i frutti sperati.