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Politica
Governo, Salvini non molla Berlusconi: anche Forza Italia nel governo

 

Camera, incarichi Commissione speciale tutte a Lega, M5S e Forza Italia. Pd a bocca asciutta

Vanno tutte a Lega, Movimento 5 Stelle e Forza Italia le cariche all'interno dell'ufficio di presidenza della commissione Speciale della Camera. Andrea Mandelli (FI) e Giorgio Trizzino (M5S) eletti vicepresidenti rispettivamente con 15 e 14 voti, mentre i segretari sono Vittorio Ferraresi (M5S) e Paolo Russo (FI). La Lega esprime il presidente, Nicola Molteni. Nessun incarico nell'ufficio di presidenza al Pd.

Dem all'attacco. Al Senato il Partito democratico era riuscito a strappare almeno un segretario ma qui niente. "Non l'abbiamo neanche chiesto", taglia corto il dem David Ermini al termine dei lavori. E per il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci l'elezione di Nicola Molteni alla guida della commissione speciale della Camera dimostra che la maggioranza parlamentare M5S-centrodestra "è di fatto già politica"."L'elezione di Molteni - continua Marcucci in una nota - completa la spartizione totale dei posti istituzionali di Camera e Senato operata dal M5S e dal centrodestra. Sono andati avanti con la ruspa, estromettendo la minoranza ovunque. Questa maggioranza parlamentare è di fatto già politica".

La replica del neo presidente. Nessun incarico al Partito democratico? "Sono valutazioni che fanno i leader dei partiti.Io prendo atto che sul mio nome c'è stata una convergenza di natura istituzionale. Ho una responsabilità, e cercherò con impegno e serietà di dimostrare che questo è un Parlamento che lavora in attesa della formazione del nuovo governo". Così il nuovo presidente della commissione speciale della Camera, il leghista Nicola Molteni.

Il Centrodestra conferma la sua unità dopo l'incontro con il Presidente Sergio Mattarella. Matteo Salvini legge una dichiarazione concordata con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Una dichiarazione, però, evidentemente frutto di una difficile mediazione e di tensioni durante il vertice della coalizione prima della salita al Quirinale. "Il Centrodestra è unito ed è contrario ad azioni in Siria. Stop ai veti del Movimento 5 Stelle" ha detto il leader leghista. Vero e proprio show dell'ex Cavaliere che è intervenuto prima di Salvini, ha poi mimato con le mani le parole del segretario del Carroccio, e alla fine spingendo via i due alleati ha afferrato entrambi i microfoni e visibilmente irritato ha detto rivolgendosi ai giornalisti: "Fate i bravi, sappiate riconoscere chi è un vero democratico e chi non conosce nemmeno l'abc della democrazia". Prima e ultima parola a Berlusconi. Un vero (e inatteso) colpa di teatro.

LA LEGA PRENDE LE DISTANZE DA BERLUSCONI - "I veti non ci piacciono a prescindere dalla provenienza. Non era condiviso e non lo sarà mai da parte nostra un no al dialogo con il Movimento 5 Stelle, seconda forza politica in Parlamento". Lo afferma in una nota il capogruppo della Lega Al Senato Gianmarco Centinaio, aggiungendo: "Le parole finali di Berlusconi oggi al Colle non rispecchiano la posizione della Lega, né quella del centrodestra che oggi si è espresso in maniera unitaria e concordata".



La crisi entra nel secondo giro delle consultazioni per il governo e impone un'accelerazione. Mattarella ha espresso le sue preoccupazioni per i venti di guerra che soffiano di nuovo e ha spiegato alle delegazioni che serve "un governo nella pienezza delle sue funzioni". Anche per affrontare l'emergenza internazionale, che può riguardare il nostro Paese se gli aerei americani partiranno da Aviano e Sigonella.

IL M5S INSISTE: UNICA SOLUZIONE PASSO DI LATO DI BERLUSCONI

"Non possiamo più perdere altro tempo: abbiamo proposto a due partiti la stesura di un contratto politico e avevo detto che avrei incontrato volentieri Martina e Salvini, ma abbiamo capito che i tempi non erano ancora maturi perché c'erano evoluzioni in corso in questi due partiti. Allora abbiamo chiesto a un comitato scientifico di valutare la compatibilità dei nostri programmi", ha detto il leader del M5s Luigi Di Maio dopo l'incontro con il presidente Mattarella, l'ultimo per la giornata nell'agenda del Quirinale.

"Ho apprezzato l'apertura di notevoli esponenti del Partito democratico, che però è fermo su posizioni che non aiutano - ha spiegato Di Maio - Nessuno può sentirsi esente dalla responsabilità di dare un governo al Paese, soprattutto chi ha progettato questa legge elettorale"

"Con la Lega invece - ha spiegato - c'è una sinergia istituzionale che ha permesso di rendere operativo il Parlamento e su alcuni temi, ma prendiamo atto che Salvini anche oggi ci propone lo schema del centrodestra: è una posizione che io non comprendo. O vogliono fare un governissimo o vogliono tornare alle elezioni, due soluzioni che noi non vogliamo".

Secondo Di Maio "è chiaro che la coalizione di centrodestra è tuttora divisa, perché mentre il leader della Lega apriva al M5s, con una battutaccia nei nostri confronti Berlusconi ha dimostrato che il centrodestra stesse sperando in questo momento nel Pd". Secondo il leader pentastellato "l'unica soluzione investe Silvio Berlusconi: dovrebbe fare un passo di lato e consentire la partenza di un governo del cambiamento".

Poi un riferimento alla crisi siriana: "Questa escalation" internazionale impone alle forze politiche una accelerazione delle forze politiche. Non bisogna più perdere tempo - ha detto Di Maio - Crediamo si debba fare la massima chiarezza sulla natura dell'attacco di Douma, qualsiasi uso di armi chimiche è intollerabile. La nostra intenzione è rimanere al fianco degli alleati e consigliarli per fare il meglio. E' chiaro che la fine della crisi non passerà da un conflitto".

Alle 17.30 è arrivata al Quirinale la delegazione di Centrodestra con Meloni, Berlusconi e Salvini, reduci da un difficile vertice a palazzo Grazioli, con Forza Italia che continua ad opporsi al veto M5S sull'ex Cav. "Abbiamo chiesto al nostro leader Matteo Salvini di darne lettura e sarà una lettura attenta alle singole parole su cui abbiamo discusso abbastanza", ha detto Silvio Berlusconi al termine delle consultazioni, lasciando la parola a Salvini che ha letto un comunicato unitario.

"Abbiamo trovato una condivisione invidiabile e invidiata dalle altre forze politiche, siamo andati insieme al Colle per esprimere la comunità di intenti della nostra coalizione - ha detto Salvini -. Al presidente della Repubblica abbiamo proposto una serie di misure che gli italiani si aspettano, tra cui la riduzione delle tasse, la riforma delle pensioni, il contrasto all'immigrazione clandestina, la liberazione dall'oppressione burocratica, la pace e la sicurezza nel mediterraneo".

Nel comunicato letto da Salvini anche un riferimento alla crisi siriana: "Ci teniamo a ribadire che per quanto riguarda la grave crisi in Siria, siamo fermamente contrati a qualsiasi azione unilaterale: l'unica soluzione è quella dello storico riavvicinamento della Russia con l'Alleanza Atlantica. Intorno a questi temi è necessario formare un governo che faccia cose, e non sia bloccato da veti: il centrodestra è pronto a farsi carico di questa responsabilità unitariamente, formando un governo forte e di lunga durata. Ci aspettiamo dal Movimento 5Stelle altrettanta responsabilità nei confronti del Paese: se continuasse il gioco di tattiche, di no e di veti la speranza di cambiamento espresso dalle urne sarebbe subito disattesa", ha concluso il leader del Carroccio.



LO SHOW DI BERLUSCONI AL QUIRINALE. VIDEO

 


 

Berlusconi non ha comunque rinunciato a riprendersi la scena subito dopo l'intervento di Salvini per rivolgersi ai giornalisti al Quirinale: "Fate i bravi, sappiate distinguere chi è veramente democratico da chi non conosce l'Abc della democrazia".

Il Pd, ha spiegato il segretario Martina, continuerà ad esercitare "un ruolo di minoranza in Parlamento". Non ha pronunciato più la parola "opposizione", come nel primo giro, il che porta a leggere una qualche disponibilita in più dei democratici a rientrare in gioco, non per un governo con i 5Stelle, ma semmai ad una chiamata di Mattarella per un governo di tutti. Toni dunque più soft rispetto ad un Aventino duro e puro, forse frutto proprio di valutazioni arrivate nel corso dell'incontro nello Studio alla Vetrata.

Martina è rimasto molto duro nei confronti di Salvini e Di Maio: al primo ha attribuito il progetto di voler "ribaltare" il quadro delle alleanze internazionali del nostro Paese. Cosi come il "balletto di personalismi, tatticismi, polemiche" con Di Maio, "veti e tira e molla, tanto più insopportabili se sostengono di aver vinto". Ma con un "doppio binario", litigano e allo stesso tempo "si spartiscono tutti gli incarichi parlamentari, non lasciando spazio ad una nostra corresponsabilità, il che è inaccettabile". In ogni caso, ha confermato il leader del Pd, tocca ai partiti che hanno vinto presentare una proposta. "Noi saremo responsabili e rispettosi delle indicazioni del presidente Mattarella".

Gli ultimi ad essere ascoltati da Mattarella saranno i 5 Stelle guidati da Luigi Di Maio. Poi il capo dello Stato si riunirà con il suo staff per una analisi della giornata di consultazioni.

L'ipotesi più forte - le decisione arriveranno probabilmente all'inizio della prossima settimana - è un preincarico di governo per uno dei duellanti, Salvini o Di Maio. In campo anche la possibilità di un mandato esplorativo per la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati (favorita rispetto al presidente della Camera Roberto Fico). Sullo sfondo, ancora, l'idea di affidare l'incarico ad una figura  "terza" rispetto ai due aspiranti premier.

Domani all'ora di pranzo, alla fine degli incontri, il presidente Mattarella uscirà nella Loggia d'Onore ad annunciare le sue determinazioni.Il capo dello Stato, oggi pomeriggio con l'arrivo nel suo studio dei partiti maggiori, vuol sapere come stanno davvero le cose.

Di fronte infatti al valzer dei veti incrociati, Mattarella non aspetterà a lungo per giocare le sue carte. Certamente non fino alle regionali in Molise (22 aprile) e in Friuli (29 aprile), come piacerebbe alla Lega e anche ai grillini convinti di uscire rafforzati dal voto.

Il capo dello Stato del resto non intende nemmeno attendere e farsi condizionare "da appuntamenti interni che riguardano la vita dei partiti". Con riferimento, in questo caso, all'altro fronte, quello del Pd.

L'ala renziana dei democratici, attestata sull'Aventino, lascia intendere difatti che qualcosa potrebbe cambiare soltanto dopo l'assemblea nazionale del partito, convocata per il 21 aprile per eleggere il nuovo segretario. Tutto stoppato dal Colle, che non intende stare a guardare mentre al Nazareno si fanno la guerra: il Pd dica adesso, nello Studio alla Vetrata, se conferma o meno la linea del no a qualunque intesa per il governo.

Liberi e uguali. All'uscita dallo studio di Mattarella è stato l'ex presidente del Senato Piero Grasso a prendere la parola: "Al presidente Mattarella abbiamo ribadito la nostra posizione: bisogna uscire dai personalismi e cominciare a trattare i temi più urgenti del Paese: la tutela del lavoro e la lotta alla povertà, il welfare e i diritti civili. Quanto all'economia aspettiamo la presentazione del Def. Su questi punti siamo disponibili a ogni confronto e dialogo".

Ha aperto le danze il gruppo delle Autonomie del Senato: "Non ci vuole molta fantasia - ha detto ai giornalisti la senatrice Juliane Unterberger - per immaginare le preoccupazioni del capo dello Stato per l'escalation militare e le reazioni delle forze politiche italiane. Abbiamo detto al presidente della Repubblica che serve presto un governo nella pienezza delle sue funzioni. Ancorato all'Europa". Un riferimento alle posizioni di chi invece, come la Lega, si schiera con Putin.

Per il gruppo misto del Senato, hannop parlato Riccardo Nencini e Emma Bonino: "Tocca ai partiti del centrodestra, che hanno avuto più voti, incarico di governo. Presentino al presidente della Repubblica non solo un programma ma anche una maggioranza parlamentare, se in grado di farlo".

Per il socialista Nencini, a capo del Gruppo misto del Senato, serve una "accelerazione" nella soluzione della crisi, "non bisogna aspettare le elezioni  regionali, anche per la crisi siriana, ma uscire dalle schermaglie". Emma Bonino, di + Europa, ha chiuso a qualunque sostegno a governi, "staremo all'opposizione di un esecutivo Lega-5Stelle". Il centrodestra "ha il diritto e direi la responsabilità e il dovere di provare a costruire una maggioranza, poi vedremo con quali risultati".

La leader di +Europa ha indicato tre punti chiave: "la tenuta dei conti pubblici, la questione europea con l'Italia che deve essere protagonista con Germania e Francia di una difficile discussione sul futuro e smettere di usare l'Europa come capro espiatorio di difficoltà interne". E infine la Siria, "con Italia senza ondeggiamenti nel rispetto della Alleanza atlantica. Si apra un confronto, vedremo se intervento militare o meno. C'è anche la soluzione del ricorso al tribunale penale internazionale".

Da Pietro Grasso - leader di Leu che ha chiuso gli incontri della mattinata, un no ad un intervento militare in Siria, "il contesto internazionale e nazionale non ci consente di valutare l'impiego di missili o bombe. Il governo venga a riferire con urgenza in Parlamento".

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