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Politica
Governo, si è dimesso il ministro Costa. Lascia per tornare da Berlusconi

Il ministro centrista per gli Affari regionali Enrico Costa si è dimesso con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio. La decisione di dimettersi per tornare in Forza Italia era nell'aria già dal giorno dello stop allo ius soli, quando (dopo aver minacciato di dimettersi se fosse stata posta la fiducia sulla legge) il ministro aveva dichiarato che era giunto il momento di "rompere gli indugi" e accettare l'offerta di riaggregazione avanzata da Berlusconi.

Non vuole rinunciare al suo pensiero, né essere accusato di ambiguità: per questo Costa dice di aver deciso di rinunciare a un ruolo che gli ha offerto la possibilità di fare una bellissima esperienza alla quale dichiara di aver dedicato il massimo impegno. Ma non vuole far finta di non sentire le critiche. Ecco la lettera: "Caro Presidente, ho manifestato nei giorni scorsi la convinzione che sia il momento di lavorare ad un programma politico di ampio respiro che riunisca quelle forze liberali che per decenni hanno incarnato aspirazioni, ideali, valori, interessi di milioni di italiani che hanno sempre respinto soluzioni estremistiche e demagogiche.

Sono opinioni politiche del tutto naturali, per chi ha una storia politica come la mia. In questi mesi ho anche espresso il dissenso su alcuni provvedimenti (ius soli, processo penale), motivando dettagliatamente le mie posizioni. C'è chi ha ritenuto queste opinioni fonte di pregiudizio per il Governo, ma anche chi le ha apprezzate perché hanno portato una interessante dialettica.

Tu, caro Presidente, hai sempre rispettato le mie idee. Non mi hai mai imposto il paraocchi e non mi hai chiesto di rinunciare alle mie convinzioni. Lo apprezzo moltissimo.

Ma non posso far finta di non vedere la schiera di coloro che scorgono un conflitto tra il mio ruolo ed il mio pensiero. E siccome non voglio creare problemi al Governo rinuncio al ruolo e mi tengo il pensiero. Ho avuto un'occasione unica ed ho fatto un'esperienza bellissima, sempre con il massimo impegno. Ora faccio un passo indietro, perché le convinzioni vengono prima delle posizioni. A chi mi consiglia di mantenere comodamente il ruolo di Governo, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, rispondo che non voglio equivoci, né ambiguità. Allungherò la lista, peraltro cortissima, di ministri che si sono dimessi spontaneamente. Rassegno, pertanto, con la presente, le mie dimissioni dall'incarico di Ministro per gli Affari Regionali. Un caro saluto ed un augurio di buon lavoro a te ed a tutti i membri del Governo".

Per il ministro degli Esteri e leader di Ap, Angelino Alfano, la decisione di Costa arriva in ritardo. "Dimissioni di Enrico Costa inevitabili e tardive. Credevo lo facesse già un paio di giorni fa - ha detto-. Lo diciamo da tempo: noi vogliamo costruire un'area autonoma, una forza indipendente da destra e da sinistra. Abbiamo idee, forza e coraggio per fare qualcosa di grande. Comprendiamo che chi non ce la fa, faccia scelte diverse, ma noi andiamo avanti per la nostra strada, senza metterci in fila da nessuna parte".

"Le dimissioni del ministro #Costa sono coerenti. Non si può stare al governo e al tempo stesso solidarizzare con opposizione", afferma il senatore Pd Andrea Marcucci che oggi su Repubblica aveva sollecitato il ministro a prendere una decisione, giudicando il suo atteggiamento incoerente.
Su Twitter il leader della Lega, Matteo Salvini, torna all'attacco di Alfano e del governo e, sulla scia delle dimissioni Costa, torna a chiedere elezioni subito: "Il ministro Costa, a differenza del poltronaro Alfano, si è dimesso. Il governo perde voti, perde idee e perde pezzi. Cosa fare ora, per il bene degli italiani? #ELEZIONISUBITO e si cambia".

Chiede le dimissioni anche di Gentiloni il deputato M5s, Danilo Toninelli, che su Twitter scrive: "Bene le dimissioni di Costa, un pezzo di questo governo fantoccio che cade. Ora si dimetta anche Gentiloni e andiamo a #elezionisubito!".

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