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Politica
Grillo pro-Trump, caos nei 5 Stelle


L’intervista di Beppe Grillo al Journal du Dimanche dal blog a Luigi Di Maio tutti smentiscono l’ipotesi di alleanze con Lega e Fratelli d’Italia. Ma dietro le rettifiche che ripetono il "no a tutte le alleanze" emerge un forte disagio per la svolta a destra del Movimento 5 Stelle, che esalta gli «statisti forti» Putin e Trump e invoca la mano dura contro gli immigrati clandestini.

A dare voce al malessere è Roberto Fico. Che smentisce virate destrorse e parla chiaro: «Non siamo né trumpiani né salviniani, Dio ce ne scampi». Su Trump l’entusiasmo è ai minimi, a differenza di Grillo: «Io non gli do nessuna apertura di credito. Di certo non vado contro il voto popolare ed è sbagliato il coro dei media che non ha fatto che favorirlo. Ma se mi chiede se sono d’accordo sul muro per gli immigrati, le dico: assolutamente no. Sugli immigrati ci vuole apertura».

Apertura? Eppure non sembrerebbe a leggere certi post sul blog e le parole di Grillo: «Quello che conta è il programma, che sarà messo online e votato. Noi non facciamo alleanze con nessuno, né prima né dopo. E la Lega non sarebbe neanche l’alleanza più probabile». A conferma di questo (scrive il Corriere della Sera), spiega che «quando la Lega vedrà il programma sugli immigrati ci manderà al diavolo». Più facile che altri concordino con loro: «Perché non Sel?». Insomma, un Fico decisamente distante dalla linea ufficiale che prende piede nel Movimento 5 Stelle. Tanto che anche sugli «statisti forti» è cauto: «Non basta mai una persona sola, serve un gruppo. Non sono bastati né Che Guevara né Fidel Castro».

Anche il giudizio su Obama, «un disastro in politica estera», non è condiviso: «L’errore di Obama è che non ha costruito una classe dirigente, vedi Clinton. Sulla politica estera, ci sono luci e ombre: tra queste ultime, la guerra in Afghanistan. Ma condivido totalmente l’ Obamacare . Sanità e scuola pubblica sono i pilastri su cui si regge la civiltà».

Prima di Fico aveva parlato, anzi scritto, Paola Nugnes. Che in mattinata su Facebook aveva espresso tutto il suo sconcerto: «Mi sono svegliata nazionalista e leghista. Ma quando ne abbiamo discusso?». Post durato pochi minuti, con spiegazione della cancellazione: «Mi è stato detto che ci sarà un chiarimento e aspetto. Ho cancellato perché qui la discussione poteva diventare uno strumentale punto di polemica. Ne riparleremo».

Luigi Di Maio, in Transatlantico, spiega senza problemi: «A Paola risponderò di persona, come sempre. Quanto alla storia dell’alleanza con la Lega, qualcuno ha bevuto e ha scritto che facciamo alleanze con Salvini. È una cosa ciclica, torna sempre: loro lo scrivono noi lo smentiamo. Ormai è tradizione». Su Trump, invece, i punti di contatto, almeno su alcuni temi, sono confermati: «Ben venga se saltano le sanzioni alla Russia. E ben venga se saltano trattati come quelli su Tunisia e Marocco, perché aiutano i nostri agricoltori».

Il blog di Grillo ci era andato giù più pesante, con un post-gogna violentissimo contro Repubblica , citando un suo cronista e pubblicando la foto di un gabinetto. Immediata la protesta dell’Associazione stampa parlamentare. La conclusione del post smentisce alleanze: «Salvini e Meloni, mangiate tranquilli. Il Movimento non fa alleanze con quelli che da decenni sono complici della distruzione del Paese». A Grillo risponde Giorgia Meloni: «Caro Grillo, sei la guardia bianca del Palazzo: sappiamo che ti consideri l’argine contro le destre».

Ma i 5 Stelle si concentrano anche sui temi più vicini. Il vicepresidente della Camera Di Maio riprende la battaglia contro i «voltagabbana» e dice «sì al vincolo di mandato». E mentre i sindaci mandano un ultimatum all’Anci prima di uscire — «arrivano tre decreti del governo, dimostrino di non essere un organo politico» —, Grillo ribadisce: «Si voti subito con il nostro Legalicum: questo Parlamento non si azzardi a mettere mano alla legge elettorale».

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grillo trump m5s





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