Fondatore e direttore
Angelo Maria Perrino

Guidi, il caso si allarga: da De Giorgi al collaboratore della Finocchiaro

Caso Guidi, nuovi indagati. C'è il capo della Marina

federica guidi

Si allarga l'inchiesta di Potenza sull'impianto di Tempa Rossa che ha provocato le dimissioni del ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi. E spuntano altri nomi eccellenti come quello di Giuseppe De Giorgi, Capo di Stato maggiore della Marina, e di Valter Pastena, dirigente della Ragioneria dello Stato, entrambi iscritti nel registro degli indagati. Le accuse vanno dall'associazione per delinquere all'abuso d'ufficio fino al traffico di influenze, stessi illeciti contestati a Gianluca Gemelli, compagno della Guidi inquisito insieme a loro.

"Non conosco sulla base di quali fatti il mio nome venga associato a questa vicenda. La cosa mi sorprende e mi amareggia, e tutelero' la mia reputazione nelle sedi opportune", ha fatto sapere in una nota il capo di Stato Maggiore della Marina Militare.

Proprio le intercettazioni sul telefono di Gemelli hanno permesso di allargare l'inchiesta su quella che potrebbe essere una vera e propria lobby del petrolio e sul cui operato saranno chiamate a testimoniare dai pm di Potenza anche il ministro Maria Elena Boschi, citata in un'intercettazione dalla sua ex collega, e la stessa Guidi.

Secondo i pm Gemelli puntava a favorire la Total attraverso la sua compagna e, in cambio, ad ottenere dai francesi un subappalto da due milioni e mezzo di euro. L'occasione dell' "incontro" la offre un normale convegno in materia di rifiuti, organizzato l'11 novembre del 2014 dalla Fondazione Italiani Europei. A parlare c'è un parterre d'eccezione: la Guidi, ovviamente, e poi il ministro dell'Ambiente Galletti, Roberto Prioreschi (Bain & Company), Francesco Profumo (Gruppo Iren), Carlo Tamburi (Enel), Tomaso Tommasi di Vignano (Gruppo Hera).   Così Gemelli chiama Paolo Quinto, membro dell'assemblea nazionale del Pd, e capo della segreteria della senatrice Anna Finocchiaro: "Come si può fare se servisse di invitare una persona della Total al convegno " e aggiunge che vorrebbe "uno di quei posti che facciano sentire importante una persona ". "Avrai posti in prima fila", risponde Quinto.

 A quel punto il compagno della Guidi telefona a Giuseppe Cobianchi, l'uomo da cui dipende il suo subappalto milionario. "Ingegnere buongiorno, sono Gemelli (...) la disturbavo per sapere se era interessato... siccome c'è un bel convegno a Roma, fatto da Italiani Europei, che lo tiene il Ministro dello Sviluppo Economico, eccetera e... le faccio arrivare anche a lei l'invito, perché è una cosa interessante ... a parte il tema ... c'è tutto un ambiente interessante, che le può servire, c'è il ministro dello sviluppo economico... Perché, una volta che c'è sto Sblocca Italia e c'è il ministro, mi è venuto subito in mente lei, mi spiego? (risata, ndr)". Colbianchi: "Sì sì sì... , effettivamente è molto interessante. C'è anche un risvolto politico...".

LA GUIDI SI GIUSTIFICA - Intanto la Guidi prova a spiegare le sue ragioni con una lettera al Corriere della Sera . "La polemica nasce da una telefonata a colui che considero a tutti gli effetti mio marito nella quale lo informavo - scrive - di un provvedimento parlamentare di portata nazionale. In particolare, gli davo una notizia nota, su un fatto avvenuto in un luogo pubblico, il Parlamento, al quale hanno dato risalto tutti i media e del quale molti addetti ai lavori avevano gia' conoscenza perche' di rilevante interesse per l'economia nazionale. Insomma, nessuno ha rivelato segreti di Stato". L'ex ministro afferma poi di voler "entrare nel merito: nella telefonata lo informavo di un emendamento che avrebbe consentito di accelerare i processi autorizzativi di molte opere strategiche, tra cui il cosiddetto progetto Tempa Rossa di Taranto, bloccato da anni. La societa' di mio marito, invece, operava come subappaltatrice in Basilicata per un lavoro che nulla aveva a che vedere con lo sviluppo del progetto di Taranto e risaliva ad epoca precedente a quella in cui sono stata nominata ministro. Qualcuno ha gridato allo scandalo, al ministro che favorisce il marito. Non e' vero".

Guidi sostiene: "Rivendico l'importanza di quella norma per il Paese. Come sappiamo, uno dei problemi dell'Italia e' la costante necessita' di acquistare dall'estero le risorse energetiche di cui abbiamo bisogno, per riscaldare le nostre case, per accendere le luci, per cucinare e per produrre le eccellenze del made in Italy che mandano avanti la nostra economia. E' un settore che il governo ritiene strategico e che comporta la creazione di posti di lavoro e di un indotto importante. Appare chiaro che tutto e' accaduto alla luce del sole, su un progetto strategico per il Paese e nel massimo rispetto del mio ruolo. Ovviamente, mi rendo conto che ci sono tutti gli ingredienti per uno scandalo mediatico: il ministro, la telefonata, il grande progetto industriale, un mio familiare. Ricamarci sopra, per molti, e' stato facile. Ancor piu' facile in vista del referendum sulle trivelle, che per molti e' occasione non di ragionamento serio ma di bagarre politica". L'ex ministro conclude: "Anche per questo, primariamente per ragioni di opportunita' politica ho subito deciso di dimettermi, per senso di responsabilita' verso il governo del quale ho fatto parte, a maggior ragione alla vigilia di un appuntamento fondamentale come e' il referendum sulle trivelle. Ma la mia e' anche una scelta umana, che mi costa, ma che ritengo doverosa per i miei principi che hanno ispirato sempre la mia vita".

RENZI: NON CI MANDERANNO A CASA - "Federica Guidi ha lavorato con molta determinazione e passione. La sua disponibilità a fare un passo indietro, immediata, ha gettato nel panico le varie opposizioni. Che a quel punto non sapendo che cosa fare hanno iniziato a urlare ancora più forte, chiedendo le dimissioni dell'intero governo, responsabile non si sa bene di che cosa. E presentando l'ennesima mozione di sfiducia". Lo scrive Matteo Renzi nella sua Enews. "Andremo in Parlamento, spero il prima possibile. E ancora una volta il Parlamento potra' mandarci a casa, se vorrà. Ma non credo succederà neanche stavolta", sottolinea il premier.  Loro parlano, noi stiamo cambiando l'Italia. Dunque faranno ancora qualche piccolo show in aula. E poi torneranno alle loro cene romane a fantasticare su nuovi complotti: del resto i capipopolo sono persone che pensano che l'uomo non sia mai andato sulla luna, che le sirene esistono, che la mafia non ha mai ucciso nessuno".

QUERELA CONTRO GRILLO. "I militanti del Pd non meritano gli insulti di un pregiudicato". Renzi spiega il motivo per cui il suo partito ha deciso di dire basta agli attacchi di Grillo. "Ho detto che noi del Governo non raccogliamo le loro polemiche. Ma il Pd invece ha il dovere di reagire - spiega nella eNews il segretario dem -. Io credo nella polemica politica e penso che sia giusto che ognuno dica la sua, in piena libertà. Ma esiste un limite e quel limite lo traccia il codice penale". "Per questo il Pd ha deciso di querelare in sede civile e penale Beppe Grillo che pure alle condanne penali - a differenza nostra - è abituato. Perché lo ha fatto? Perché Grillo non si è limitato alle polemiche, anche dure. Ha detto che su questa vicenda il Pd 'è colluso e complice. Tutti con le mani sporche di petrolio e di soldi'. Sono parole pesanti come pietre: colluso, complice, mani sporche di denaro", osserva Renzi.  "Ora - prosegue Renzi - io conosco la comunità delle donne e degli uomini del Pd. Sono persone per bene, volontari con passione politica, gente che tiene i circoli aperti, organizza i tavolini nelle piazze, fa i tortellini alla Festa dell'Unità. Accusare questa grande comunità di fare errori o di aver scelto come leader uno non capace significa fare una polemica politica discutibile quanto si vuole, ma politica. Accusarla di essere complice e collusa, con le mani sporche di denaro e petrolio significa insultare donne e uomini che non lo meritano. Andremo in tribunale e chiederemo a Beppe Grillo i danni", annuncia il segretario dem.

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