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Politica
I Cinque Stelle assestano una legnata alla Lega sul federalismo

Alla fine c’è il rischio che dell’Italia rimarranno solo due regioni: l’Abruzzo e il Molise, le uniche due che -per ora- non hanno mostrato smanie autonomiste.

In verità un po’ pochino, ma ormai la china presa è questa.

Fabio Rampelli di FdI l’ha chiamata con il suo vero nome, “secessione dolce”, perché di questo si tratta.

Il rischio per il M5S è che la Lega così si porti a casa un altro risultato, quando sembrava essere divenuta “nazionale”, mentre così ricompaiono i localismi che rischiano di rigettarla alla limitata dimensione del nord o giù di lì, almeno fino alle europee.

Certamente Salvini si sarà fatto un paio di conti e ha visto che gli conviene.

Ma la coperta è quella: se la tiri da una parte si accorcia dall’altra e poi qualcosa rimane scoperto, in questo caso il Sud con il suo forziere di voti degli scontenti.

Se Salvini vuole mantenere una parvenza di dimensione nazionale non deve esagerare tirando la coperta: non può prendere voti al nord e pure al sud, saltellando tra i tavoli come se niente fosse.

Dal canto loro, i Cinque Stelle, che sono a vocazione sudista, non devono farsi intortare di nuovo dal leader leghista che finora è riuscito a dimezzare -rispetto alle politiche del 2018- i loro voti raddoppiandosi i suoi.

Ed in questa ottica il controddossier dei ministri M5S va nella direzione giusta ponendo un primo paletto alla baldanza leghista, definendo la secessione quella dei “ricchi”.

E così, in realtà, è.

Ma questa volta, i grillini hanno capito bene la lezione dell’Abruzzo e sono iniziate le barricate anche se la ministra leghista agli Affari regionali Erika Stefani ha provato a smussare in senso positivo la trattativa, fulminata dalle occhiatacce dei colleghi pentastellati.

Intanto il senatore grillino Vincenzo Presutto, Vicepresidente della Bicamerale per il federalismo fiscale arriva a dire che la “procedura proposta dalla Lega è anticostituzionale”, mentre il Cinque Stelle Giuseppe Brescia Presidente alla Camera della Commissione Affari costituzionali vuole un dibattito in Parlamento, come è giusto che sia.

Una vera legnata sulle gengive leghiste.

Poco dopo compare un report M5S sui costi - benefici dell’autonomia differenziata regionale.

Il Movimento è deciso a far valere il sacrosanto requisito dei livelli essenziali delle prestazioni nazionali, mentre un Salvini in difficoltà chiede un vertice con Conte e Di Maio.

 

 

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