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Politica
“I sovranisti? Usino questo momento per dar vita a un'alternativa credibile"

La proposta di una federazione lanciata dalla Lega ci può stare, “è un tentativo comprensibile di riannodare i legami del centrodestra”. Così come è nelle cose la reazione di “freddezza” con cui è stata accolta dagli altri due alleati, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Ma il leader della Lega dovrebbe fare un passo ulteriore e “dire, come ha fatto Meloni, che salvare l’azienda Mediaset dalle mani francesi è un atto compatibile con una forza sovranista e nazionale. Questa sì che sarebbe un’apertura per stemperare i toni”. E’ l’analisi che fa con Affaritaliani.it lo scrittore ed editorialista Marcello Veneziani, osservando gli ultimi accadimenti nel centrodestra. Di una cosa, inoltre, è certo Veneziani e cioè che la maggioranza ci provi a dividere le opposizioni, ma è altrettanto sicuro che non assisteremo a nessun remake del Patto del Nazareno: “Ci si potrà andare vicino, ma non si andrà fino in fondo. Anche perché - ha spiegato - Berlusconi sa bene che in quel modo finirebbe politicamente”.

Veneziani, partiamo proprio dalla proposta leghista di una federazione. E’ un segno di forza o piuttosto di debolezza di Salvini?
E’ un tentavo di riannodare legami che si sono un po’ lacerati. Dal suo punto di vista è più che comprensibile. Naturalmente incontra la diffidenza di Giorgia Meloni e la contrarietà di Berlusconi. Direi che è giustificato sia il suo tentativo e sia la freddezza, se non l’ostilità, dei suoi alleati.

Che appeal può avere in un momento come questo in cui si discute di una legge elettorale di tipo proporzionale?
Io credo che vada valutata solo come un messaggio politico e non vada legata, per esempio, a una dinamica elettorale.

Che tipo di messaggio?
Rilanciare insieme l’idea che il centrodestra compatto possa vincere le prossime elezioni e che serva un patto di lealtà tra le componenti. Un patto per cui il dialogo deve rimanere dentro la coalizione. Ma non basta. Forse Salvini dovrebbe fare anche qualche passo in più e dire, come Meloni, che salvare l’azienda Mediaset dalle mani francesi è oggettivamente compatibile con una forza sovranista e nazionale. Questa sì che sarebbe un’apertura per stemperare i toni. E per far capire a Berlusconi che non è che se vince il centrodestra lui ha da perdere e se resta l’attuale maggioranza di governo ha da guadagnare.

Il voto contro l’emendamento salva Mediaset, dunque, è stato un errore della Lega. Ha sbagliato pure ad aprire le porte a tre deputati di Forza Italia?
Posso anche comprendere queste due reazioni, hanno una ragion d’essere. Tuttavia, superato il momento della ritorsione, strategicamente deve risorgere una visione politica. Nel caso specifico, quindi, l’istanza che le aziende italiane debbano essere tutelate, deve prevalere. Anche perché in Francia, con ruoli invertiti, sarebbe accaduto per Vivendì. Salvini dovrebbe avere questa lucidità e lungimiranza di non fermarsi solo alla prima reazione, seppure comprensibile.

Guardando alla tempistica, questa proposta federativa possiamo leggerla come una risposta proprio alla mano tesa del leader azzurro al governo?
E’ sicuramente una risposta e rientra nel gioco politico. Comunque, qui stiamo parlando di coalizioni e dunque è fisiologico ed è naturale che ci siano differenti posizioni. Anche perché, particolare non di poco conto, l’opposizione logora a lungo andare.

Ed è quello che sta accadendo soprattutto a Salvini, secondo lei?
Salvini ha perduto nell’arco di un anno molti punti di consenso. Berlusconi non ne ha guadagnato nessuno, ma ha un’agibilità politico-imprenditoriale che gli permette di giocare su più tavoli. Ha sempre condotto partite doppie e triple e continua a farlo anche adesso. Questo, però, si sapeva sin dall’inizio. E’ un’ambiguità che va avanti da quando si sono costituiti in coalizione. Così come è altrettanto noto che ci sia qualche allergia verso il sovranismo da parte del presidente di Forza Italia.

C’è da registrare, comunque, che l’offerta di dialogo di Berlusconi non è caduta nel vuoto, guardando alle reazioni in maggioranza, Pd in primis. Si va verso un remake del patto del Nazareno?
Si andrà vicino ma non fino in fondo. Anche perché Berlusconi sa che finirebbe politicamente se si realizzasse questo progetto. Dall’altra parte, naturalmente, hanno tutto l’interesse a indebolire il centrodestra e ad avere più voti in Parlamento. Sono pronti a scoprirsi addirittura patrioti e salvare le aziende di Berlusconi. E’ evidente che la partita sia quella. Tuttavia, l’idea che arrivi a compimento una maggioranza di quel genere mi pare difficile. Anche perché ci sarebbe una reazione allergica all’alleanza a sinistra, tra i grillini e tra gli stessi berlusconiani. Insomma, sarebbe un’alleanza di vertici senza le basi.

Per i sovranisti non è un periodo facile. Dopo il Covid, la sconfitta di Trump è un ulteriore segnale di crisi?
Penso che in questa fase il principale avversario del sovranismo sia il Covid. Non la sinistra. E credo che la sconfitta di Trump e il declino politico-elettorale di Salvini in Italia siano legati proprio alla pandemia. Dopodiché, su Trump occorre fare un’ulteriore riflessione.

Quale?
A livello simbolico è di sicuro una perdita per il sovranismo, ma a livello pratico Trump non ha mai aiutato i sovranisti europei, tanto meno quelli italiani. Non dimentichiamo che ha strizzato l’occhio a “Giuseppi” e quindi è stato più che altro dall’altra parte. Paradossalmente, un Biden che riprende la politica interventista americana può suscitare reazioni più forti di sovranismo in Europa che non Trump. Comunque, questo lo vedremo più avanti.  

Se l’emergenza Covid ha “danneggiato” i sovranisti, specularmente ha reso più saldo in sella il governo Conte. A questo punto, come deve muoversi l’opposizione e quali errori deve evitare?
È impensabile in questa fase immaginare un rovesciamento di fronte. Si può al più pensare a un governo istituzionale, che è poi la strategia di Berlusconi. I sovranisti, dunque, devono fare i conti con tale realtà. Ma pensare anche che, se per assurdo prendessero loro le redini in mano del Paese, non si troverebbero certo in un momento favorevole perché dovrebbero gestire gli effetti di una non politica, come quella dell’attuale governo, e i ritardi e le ambiguità nella partita dei fondi Ue. Diciamo che è inevitabile che i sovranisti non siano ora in una posizione attiva, ma difensiva. Bisognerà, per dirla con Edoardo, aspettare che passi “‘a nuttata”.

E nel frattempo?
Se i sovranisti fossero una forza con un reale senso dello Stato dovrebbero impiegare il tempo attuale per selezionare e formare una classe dirigente, prendersi questo anno sabbatico per costruire un’alternativa credibile fino ad arrivare a un governo ombra, magari partendo da una cabina di regia con le 15 Regioni guidate dal centrodestra. Insomma, dovrebbero fare le prove tecniche e programmatiche di governo: questa sì che sarebbe una prova di serietà. Invece di stare lì a farfugliare per ogni iniziativa dell’esecutivo. Andare di rincalzo, infatti, adesso, ha davvero poco senso. Meglio attrezzarsi per il giro successivo, sapendo appunto che quello attuale non è il giro dei sovranisti.

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