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Politica
Ignazio Marino a ruota libera su Roma, Raggi, rifiuti, vaccini e Pd

Dall'emergenza rifiuti ai tormenti interni del Pd, fino ad arrivare ai vaccini. Una chiacchierata a tutto tondo con l'ex sindaco di Roma, il prof. Ignazio Marino, si è trasferito negli Usa per tornare a fare il medico, il chirurgo ed il professore universitario. E da questa dimensione distaccata dall'Italia ci dice la sua a cominciare dalla questione rifiuti nella Capitale.

Perché secondo lei si è arrivati a Roma di nuovo all'emergenza nell'ultimo periodo?

Il 30 settembre 2013 la mia decisione di chiudere la discarica di Malagrotta (nei primi 100 giorni del mio mandato), discarica che l’Europa aveva intimato all’Italia di chiudere entro il 31 dicembre 2007, è stata accompagnata da un piano rifiuti ben preciso e strutturato che prevedeva l’incremento della raccolta differenziata e la creazione di diversi Ecodistretti. Quel piano ha rappresentato la base per l’affidamento del servizio di gestione dei rifiuti urbani e di igiene urbana ad AMA S.p.A. votato, su mio impulso, dall’ Assemblea Capitolina il 25 Settembre 2015. È importante sottolineare che questo affidamento prevedeva lo sviluppo di una raccolta differenziata efficace, economicamente sostenibile e coerente con le soluzioni industriali di chiusura del ciclo del ciclo dei rifiuti, in particolare con il raggiungimento di una percentuale di raccolta differenziata pari al 55% già nel 2016, 70% nel 2018 e 80 % nel 2019. Si poteva così valorizzare la “risorsa rifiuto” ottenendo, già nel 2016, 15 milioni di euro di ricavi e passare a 44 milioni di euro nel 2018 fino a 74 milioni nel 2029, confermando il trend da me avviato nel 2015. Infatti, grazie alla collaborazione del Presidente dell’AMA, Daniele Fortini, e del Direttore Generale, Alessandro Filippi, (che io scelsi con il criterio del merito e dell’esperienza e che vennero allontanati immediatamente dopo di me) riavviammo gli impianti di proprietà pubblica per il trattamento delle frazioni differenziate, dopo cinque anni di fermo, e la marginalità positiva sul trattamento della carta dopo anni in cui AMA aveva sempre perso soldi. Tutto questo è stato disatteso dalle successive Amministrazioni Straordinarie e Ordinarie.

Quindi...

Oggi, in assenza di un progetto per costruire un’impiantistica in grado di valorizzare le frazioni differenziate, intercettandone e acquisendone il valore, accade che si torna indietro, con un aumento dei rifiuti indifferenziati e tutte le conseguenze che questo comporta. Se Roma si limita solo alla raccolta ma non si struttura per valorizzare i rifiuti sostanzialmente sostiene solo i costi senza trarne alcun vantaggio. La gestione, così, sarà sempre meno sostenibile e le romane e i romani ne continueranno a subire le conseguenze.

Quanti rifiuti vengono prodotti ogni anno dalla città di Roma?

Una enorme quantità: nel 2003 circa 1.662.180 tonnellate, nel 2012 circa 1.754.000 tonnellate, nel 2016 1.690.681 tonnellate (Fonte: Bilancio AMA 2017). Tra il 2003 e il 2013 - un periodo di 10 anni - la raccolta differenziata a Roma è passata dal 10,75% al 25,6% (fonti: dati relazione sullo stato dell’ambiente “La gestione dei rifiuti urbani Roma Capitale” aggiornamento dicembre 2012, Bilancio AMA 2013). La mia Giunta si insediò nel luglio 2013 e in soli 2 anni, alla fine del 2015, la percentuale di raccolta differenziata crebbe sino al 41,2% (Fonte: Bilancio AMA 2015). L’ultimo dato disponibile è del 2016, secondo cui la percentuale di raccolta differenziata è del 42,88% (Fonte: bilancio Ama 2016). Con il risultato raggiunto dalla mia Giunta, Roma si è proiettata tra le capitali europee più virtuose: venne pressoché eguagliata la percentuale di Berlino al 42% e distanziate sia Londra al 34%, che Vienna al 35%. Roma si è distinta anche nel panorama italiano, per il numero di cittadini coinvolti nella raccolta differenziata: a Roma il sistema di raccolta porta a porta implementato in 28 mesi dalla mia Giunta ha consentito l’estensione del modello di raccolta differenziata da 200.000 abitanti a circa 2.800.000 abitanti! Quelli serviti con modalità porta a porta sono passati da 26.000 a circa 940.000 abitanti con una media di 370.000 abitanti medi/ anno serviti : un unicum in tutto il panorama nazionale. La raccolta differenziata a Roma, poi, rallentò bruscamente durante le Amministrazioni Straordinarie e Ordinarie che si sono succedute dopo l’allontanamento della mia Giunta. Infatti, nel 2016 e nel 2017 la crescita nella raccolta differenziata rallenta sino quasi ad arrestarsi. Nel 2016 passa dal 41,2% al 42,88%, solo 1,7% di incremento. Dal 2016 sono inoltre stati interrotti diverse iniziative avviate dalla mia Giunta, come “anagrafe dei rifiuti” e il percorso “verso rifiuti zero”, che avevano l’obiettivo di rinnovare nei cittadini un sentimento di collaborazione e cura per il decoro della città.

Recentemente la sindaca Raggi ha presentato l'estensione della raccolta differenziata...basterà?

In realtà durante il mio mandato la città era già, come evidenziato, integralmente servita dal modello di raccolta differenziata e si stava già lavorando per procedere ad ottimizzazioni ed innovazioni tecnologiche e digitali quali lo sviluppo dei sistemi di gps e di workforce management per rendere la raccolta più efficace ed efficiente garantendone il diretto controllo da parte degli stessi cittadini. I numeri che ho elencato rispondendo alla sua prima domanda riguardano il passato e sono certificati dai bilanci dell’azienda che si occupa dei rifiuti a Roma. Essi evidenziano l’accelerazione della raccolta differenziata durante il mio mandato, seguita da una brusca frenata nei due anni successivi al mio allontanamento. È un annuncio importante, quello che lei mi riferisce, di una Sindaca che intenda rafforzare di nuovo la raccolta differenziata. Tuttavia, se vere, le notizie di stampa degli ultimi giorni sullo spostamento alla discarica di Malagrotta di 700 tonnellate di rifiuti contenute in un treno abbandonato sui binari della ferrovia al Salario appaiono come un passo verso un vecchio modus operandi.

Come pensa che debba essere impostato il problema rifiuti nella capitale? La raccolta differenziata può essere un’alternativa alla discarica ?

Tra il 2012 e il 2015 la crescita della raccolta differenziata, gestita con la messa a regime dell’impiantistica pubblica, ha contribuito ad aumentare l’autonomia di Roma dagli impianti privati che trattano rifiuti indifferenziati. Credo che questo debba essere ancora oggi il punto di partenza di una nostra riflessione. In quel periodo riuscimmo a ridurre la quantità di rifiuto indifferenziato da 1.210.119 tonnellate del 2013 a 1.000.448 tonnellate del 2015, con un incremento dei rifiuti differenziati da 545.637 a 700.320 tonnellate. Grazie a questo la percentuale di autonomia di Roma dagli impianti privati, durante i miei 28 mesi di governo passò dal 14% (del periodo 2008-2012) al 35 % (del periodo 2014-2015). Era però necessario proseguire il percorso intrapreso e costruire le condizioni perché Roma potesse essere completamente autonoma nel trattare i rifiuti differenziati. Il mio progetto degli “Ecodistretti”, a cui accennavo e che venne interrotto con l’allontanamento della mia Giunta nell’ottobre 2015, si proponeva esattamente questo. Il piano industriale previsto dalla nostra delibera 52/2015 prevedeva la realizzazione di 4 “Ecodistretti”, ciascuno con una potenzialità di trattare circa 400.000 tonnellate di rifiuti, in altre parole in grado di gestire il totale della produzione rifiuti di Roma. Il piano previsto nella mia delibera fissava al 2016 l’anno di entrata in esercizio del primo Ecodistretto, il secondo e il terzo nel 2018 e il quarto nel 2019. Credo che sia stato tutto interrotto. In compenso è stato autorizzato dalla Regione Lazio, con l’accordo di Roma Capitale, attraverso la determinazione G509021 del 27 giugno 2017, un impianto di tritovaglio dei rifiuti di proprietà privata. Fatto che – indipendentemente dalle dichiarazioni - sembrerebbe indicare la volontà di voler abbandonare la fase di crescita della raccolta differenziata impressa al tempo della mia Amministrazione, e affidarsi nuovamente all’impiantistica privata invece che a quella pubblica.

Lei nel 2013 fece chiudere la più grande discarica d'Europa mentre nelle ultime settimane la giunta Raggi si è dovuta rivolgere ancora una volta alla galassia di Cerroni, cosa ne pensa?

Al momento della mia elezione, nel giugno 2013, Roma gestiva i rifiuti attraverso la più grande discarica d’Europa, situata nell’area di Malagrotta, tra il raccordo anulare e l’aeroporto di Fiumicino, all’interno della riserva naturale del Litorale Romano. Malagrotta è una vera e propria bomba ecologica, una fonte costante di contaminazione e inquinamento, tanto che l’Unione Europea, come ho ricordato prima, ne aveva già imposto la chiusura entro il 31 dicembre 2007. Nessuno lo fece. Chiudere Malagrotta immediatamente, all’inizio del mio mandato, con 6 anni di ritardo rispetto alle richieste dell’Europa fu un atto necessario (e certamente tardivo visto che sarebbe stato obbligatorio farlo nel decennio precedente). Durante il mio mandato poi, Roma decise di affidare, nel settembre 2015, all’AMA il servizio di gestione dei rifiuti urbani ed i servizi di igiene urbana fino al 2029, ma a condizioni profondamente diverse dal passato.

Come vi eravate organizzati?

Stabilimmo di dotare AMA delle risorse necessarie ma, al tempo stesso, di imporle un profondo cambiamento nell’efficacia e nell’efficienza dei servizi resi, indicando come misurarli e verificarli, municipio per municipio, con l’intervento di veri auditor esterni e la possibilità di gare a cui potessero partecipare i privati, ove il pubblico non fosse stato all’altezza. Tutto questo percorso è stato annullato dopo il mio allontanamento. Non sono opinioni ma fatti. Come è un fatto che la soluzione per i rifiuti di Roma esiste e da tempo. Non è vero che non sia possibile garantire efficienza ed economicità gestionali; non è affatto inevitabile la migrazione dei rifiuti fuori dalla Regione Lazio con i relativi costi economici e ambientali di trasporto. Ma senza un chiaro orientamento, un progetto come quello degli Ecodistretti, e senza procedure di controllo e valutazione, anche in presenza delle migliori intenzioni e dei più straordinari annunci, è ovvio che l’unica soluzione sia quella di arginare il problema, vivendo in una continua emergenza, come in questa situazione di difficoltà che, come mi racconta lei, ha portato la giunta Raggi a rivolgersi alla galassia dell’Avvocato Cerroni.

Spesso su Roma sono stati fatti dei patti da quello più famoso ai riferimenti anche pentastellati a patti con i romani e via dicendo. Sono formule verbali di consenso elettorale od hanno avuto anche una consistenza questo genere di approcci per lo sviluppo della capitale o nel tentativo di risolvere specifici problemi?

Lavorando a più di 6.000 km di distanza non riesco a seguire annunci e patti ma credo molto nei numeri e nelle analisi scientifiche dei dati, da cui risulta che, in tema di rifiuti, dall’insediamento dell’Amministrazione Marino (2013) sino all’allontanamento dell’Amministrazione Marino (fine 2015) la crescita della raccolta differenziata a Roma accelera in modo statisticamente significativo, mentre rallenta durante le successive Amministrazioni Straordinarie e Ordinarie. Nei fatti nel 2016 e nel 2017 la crescita nella raccolta differenziata si arresta.

Come vede il dibattito interno nel Pd ora nell'era Martina? Il partito secondo i sondaggi continua a sprofondare.

Sono stato iscritto, nella mia vita, solo ad un partito, il Partito Democratico. Credevo fermamente in un progetto di cambiamento reale del Paese, fondato sulla laicità dello Stato, sui diritti delle persone e su alcuni elementi fondamentali per garantire l’eguaglianza delle persone: il lavoro, la sanità pubblica e la scuola pubblica. Pensavo anche al ruolo straordinario che gli investimenti nella cultura e nella ricerca scientifica potrebbero avere per l’Italia. Oggi non saprei più dove individuare questi temi. Ho lasciato il PD nel 2015 e non sono più stato iscritto ad alcun partito.

Come valuta l'operato del governo gialloverde? Pensa che potrà durare a lungo? Già si paventa l'arrivo di speculazioni finanziarie piuttosto pesante.

Mi preoccupano ancora una volta gli annunci e alcuni dibattiti, a volte violenti, a volte senza fondamento scientifico come quello sull’opportunità o meno di utilizzare i vaccini per prevenire malattie mortali. 

La questione vaccini continua a dividere: lei come si pone tra il Pd che è favorevole a mantenere l'impianto della Lorenzin ed il governo che pensa ad un obbligo flessibile?

Nel dicembre del 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità annunciò ufficialmente l’eradicazione completa del vaiolo, che il direttore generale dell’Oms dell’epoca, Halfdan Mahler, definì come “un trionfo dell’organizzazione e della gestione sanitaria”. È proprio dal riconoscimento dei valori della scienza che bisogna partire se si affronta il tema dei vaccini. Da medico e da uomo di scienza sono assolutamente contrario alla sospensione per un anno della sanzione che prevede il divieto di accesso alle scuole dei bambini non vaccinati. Il provvedimento comporta una minore efficacia del decreto sull’obbligo e rischia di rendere vano lo sforzo che si è fatto finora per assicurare le soglie necessarie per la sicurezza di tutta la popolazione.

Quindi si trova sulla linea di pensiero di Pd e Forza Italia

Spero che il mio pensiero non sia associato a un particolare schieramento politico, perché il mio è un ragionamento esclusivamente basato sul mio lavoro di medico. Il dovere di chi si occupa di scienza e di sanità è far sì che vengano diffuse, lette e condivise informazioni corrette, avvalorate da fonti serie e autorevoli. Ultimamente si è parlato molto di morbillo. Anche se spesso viene indicata come una malattia poco pericolosa, il morbillo può in realtà comportare gravissime complicanze. In media fra le persone che contraggono questa malattia, una ogni venti sviluppa una polmonite, una su dieci un’otite, una su 1.000 l’encefalite con gravi conseguenze, e una-due su 1.000 muore. Di contro, i rischi associati alla vaccinazione sono incomparabilmente più bassi: convulsioni febbrili avvengono dopo il vaccino MMR (Morbillo- Parotite-Rosolia) in un bambino ogni 3.000-4.000 vaccinati, mentre la trombocitopenia (condizione caratterizzata da un numero di piastrine nel sangue inferiore alla norma) colpisce in modo transitorio una persona ogni 40.000. Solo dall'inizio dell'anno 2018 si sono registrati, ad oggi, come ha sottolineato il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi, 2.988 casi di morbillo: un incremento di oltre il 700% rispetto allo scorso anno, in cui i pazienti sono stati circa 392. Se vogliamo attenerci ai dati scientifici, a differenza di quanto affermano alcuni esponenti del Parlamento e del Governo, morire di morbillo nei prossimi anni non sarà affatto inevitabile se tutta la popolazione si adopererà da subito per raggiungere una copertura vaccinale adeguata. Se avessimo affrontato il vaiolo con questo stesso tipo di considerazioni oggi quella terribile malattia non sarebbe scomparsa e vedremmo in TV o su Internet immagini di bambini devastati, prima di morire tra atroci sofferenze, da orribili lesioni su tutto il corpo.

Sulla stampa trovano spazio le proteste dei genitori di bambini immunodepressi come mai secondo lei prima che venisse approvata la legge Lorenzin non sembrava esserci tutta questa attenzione per questo tipo di situazioni?

Credo sia la conseguenza di una maggiore consapevolezza dei rischi che corrono i bambini con deficit immunologici. Questa consapevolezza è data da una maggiore informazione scientifica a disposizione dei genitori, alla quale giustamente si affidano e di conseguenza cercano di far ascoltare la voce di chi essendo più debole potrebbe soccombere. Inoltre, visto il calo delle percentuali di copertura per alcune malattie come il morbillo, l’attenzione maggiore è data da un pericolo reale, che le persone dirette interessate avvertono.

I punti di contatto tra Pd e Forza Italia su Tav e vaccini la inquietano?

Io non mi preoccupo di eventuali punti di contatto tra forze politiche. Semmai di razionalità e efficienza nelle scelte.

Come vede l'Italia oggi, da lontano e da altre prospettive? 

Mi preoccupa la violenza nel dibattito pubblico e lo scoraggiamento delle persone, soprattutto dei più giovani. Credo, metaforicamente, che il prodotto interno lordo di un Paese dipenda anche dalla positività che si percepisce nel Paese. Il nostro Paese è divenuto pessimista e in gran parte questo si deve alla nostra classe dirigente. Molte giovani menti brillanti italiane lavorano e studiano qui negli USA, perché qui – purtroppo più che in Italia - si sentono valutati in base alle proprie capacità e ai risultati che ottengono. Una cultura della trasparenza e del merito fa la differenza non solo a livello di soddisfazione personale dei lavoratori, ma anche nell’efficacia e nell’efficienza delle imprese pubbliche e private.

Le piacerebbe tornare a fare politica?

Penso che ognuno di noi svolge un ruolo “politico” nel proprio lavoro e nella propria vita. Con l’impegno, l’esempio, l’emulazione di chi è migliore di noi. Ho avuto l’onore di essere eletto senatore della Repubblica e sindaco di Roma. Non mi sarei mai immaginato 20 anni fa che avrei ricoperto questi ruoli, né che sarei riuscito a chiudere i manicomi criminali, a pedonalizzare i Fori Imperiali e Piazza di Spagna o ad aprire la terza metropolitana di Roma. Sono felice di essere tornato al mio mestiere in Ospedale e Università. Non credo nella politica come professione ma come servizio.

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