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Politica
Il biscotto anti-Zingaretti agita il Pd. Minniti: secondo? Non sarò segretario
LaPresse

No al biscotto, dicono quasi in coro Marco Minniti, Maurizio Martina e Matteo Richetti, i principali avversari congressuali di Nicola Zingaretti. Le grandi manovre degli ultimi giorni hanno messo sul chi va la' i sostenitori del governatore del Lazio. Se la scelta di Richetti di rinunciare alla candidatura alla segreteria per convergere con Maurizio Martina viene spiegata dagli interessati con la necessita' "di unire per scardinare le vecchie logiche correntizie", esponenti del partito vicini a Zingaretti vedono in quella scelta la volonta' di sbarrare la strada al 'candidato da un anno' (Zingaretti sciolse ogni riserva poco dopo la sconfitta elettorale). E se i big del partito tacciono c'e' chi, in 'periferia', scrive su Twitter: "Richetti afferma che la sua proposta con Martina e' fuori dalle tattiche. Chissa' allora perche' ha cambiato idea visto che in una intervista a 8 e mezzo assicurava che sarebbe andato fino in fondo con la sua candidatura a segretario Pd". Il tutto condito dall'hashtag #biscottonograzie. La firma e' quella dell'assessora di carpi e presidente provinciale del Pd di Modena, Stefania Gasparini.

Il tandem Richetti-Martina, oggi in un circolo di Roma, ribadisce la propria posizione. "Noi facciamo una proposta che esce dai 'biscotti', dal 51%, dalle tattiche e dal chi sostiene chi", sostiene Richetti. Ancor piu' categorico Marco Minniti che, oltre a respingere qualsiasi ipotesi di 'biscotto' ai danni di Zingaretti, si impegna a non accettare la carica di segretario in caso di secondo posto. Al di la' delle parole e delle rassicurazioni, il rischio e' che si vada verso un referendum sulla stagione renziana appena conclusa. Marco Minniti spiega di aver resistito a quanti gli chiedevano di candidarsi, adducendo che non ci si candida, ma si viene candidati. Se non che, e' stato proprio dopo la lettera firmata da sindaci di chiara estrazione renziana che l'ex ministro dell'Interno ha rotto gli indugi (sebbene dopo un lungo periodo di meditazione).

Maurizio Martina e Matteo Richetti, per ragioni diverse, sono legati a doppio filo con quella stagione - con Richetti che, pure, non ha mancato di confrontarsi anche aspramente con l'ex presidente del consiglio - l'uno da ministro, prima, vice segretario in ticket con Renzi poi; l'altro da portavoce della segreteria guidata proprio dal senatore di Firenze. Ad ammettere alcuni errori commessi in quella stagione, pur senza rompere apertamente con essa, e' Nicola Zingaretti e i big del partito che lo sostengono e che hanno avuto ruoli chiave negli esecutivi Pd, come Paolo Gentiloni, Dario Franceschini e, con posizioni molto critiche nei confronti di Renzi, Andrea Orlando. Consapevole del rischio, Martina continua a sottolineare di non volere un referendum su Renzi: "Non ce ne frega nulla di fare un congresso come se fosse un referendum, con lo specchietto retrovisore. Concepiamo questo congresso come il primo tempo di un lavoro costituente". Il referendum da lanciare con le primarie, piuttosto, e' quello contro il decreto sicurezza. "Siccome vogliamo essere coerenti facciamo una proposta aperta al Pd e ai candidati. Con quello che e' accaduto ieri con il decreto sicurezza e quanto accaduto oggi, la proposta che facciamo qui e' fare in modo che le migliaia dei gazebo siano occasione anche per raccogliere le firme per un referendum abrogativo del decreto sicurezza". Un'idea che potrebbe tornare addirittura utile a Zingaretti: sondaggi alla mano il governatore potrebbe centrare il 51% che gli garantirebbe l'elezione nei gazebo, a patto che l'affluenza sia alta. E' anche per questa ragione che, lasciando l'assembla, ha voluto fermarsi davanti alla telecamere per fare un appello alla partecipazione, proponendo anche di eliminare 'l'obolo' dei due euro per votare e sostituirlo con un versamento volontario. Nel frattempo, tra i sostenitori di Zingaretti, arriva anche una ex renziana della prima ora come Rosa Maria Di Giorgi, gia' assessore a Firenze della giunta guidata dall'ex premier: "Zingaretti e' un soffio di aria nuova. Lo sostengo".

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