Politica
Fascio-grillini alla conquista. Ora Grillo dica da che parte sta

Sempre più numerosi gli endorsement al M5S da autorevoli esponenti del centro – destra. Ora Grillo dovrebbe dire la verità: da che parte sta davvero?
Il fascismo si è presentato come l’anti-partito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto così un fatto di costume, si è identificato con la psicologia antisociale di alcuni strati del popolo italiano.
(Antonio Gramsci, L’Ordine Nuovo, 26 aprile 1921)
Il fascismo è una grande mobilitazione di forze materiali e morali. Che cosa si propone? Lo diciamo senza false modestie: governare la Nazione. Con quale programma? Col programma necessario ad assicurare la grandezza morale e materiale del popolo italiano. Parliamo schietto. Non importa se il nostro programma concreto, com'è stato notato giorni sono da un redattore del Resto del Carlino, non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti, per tutto ciò che riguarda la riorganizzazione tecnica, amministrativa e politica del nostro Paese. Noi agitiamo dei valori morali e tradizionali che il socialismo trascura o disprezza; ma soprattutto lo spirito fascista rifugge da tutto ciò che è ipoteca arbitraria sul misterioso futuro.
(Benito Mussolini, Dopo due anni, Il Popolo d'Italia, 23 marzo 1921)
La vicenda dei ripetuti endorsement ai 5S che stanno arrivando da autorevoli esponenti del centro – destra comincia a divenire un punto fermo per i prossimi ballottaggi di domenica.
In ordine sparso ma risoluto, soprattutto dopo l’intervista fatta da Farage su Grillo, la destra nostrana comincia a pensare di rinunciare al mare (tempo previsto: bellissimo) per dare un aiuto concreto ai candidati del M5S nelle due grandi sfide in cui sono impegnati con l’ Appendino a Torino e la Raggi a Roma.
Ce ne eravamo occupati già qualche giorno fa su Affari (LEGGI), ma da allora le dichiarazioni favorevoli di esponenti di destra ai Cinque Stelle sono aumentate quasi esponenzialmente tanto da presagire un appoggio di massa.
Storace ed Alemanno paiono andare in questa direzione, come La Russa del resto, mentre la Meloni non si è espressa pubblicamente (forse per la sua amicizia personale con Giachetti) ma il suo elettorato pare di sì e d’altro canto Salvini ha fatto dichiarazioni di appoggio “ufficiale” ai Cinque Stelle dove i suoi voti contano come a Torino.
Forse è venuto il momento in cui Beppe Grillo dica chiaramente cosa ne pensa perché i grillini sono in una evidente situazione di imbarazzante contraddizione: da una parte la base dell’elettorato è in maggioranza di sinistra mentre i vertici sono ambiguamente di “destra” anche se, occasionalmente, fanno dichiarazioni che sembrano uscite da un bollettino dei Gap della Resistenza.
Del resto si tratta un po’ di quello che è successo con Antonio Di Pietro che di Grillo è stato in tutto e per tutto il precursore (oltre che amico); un uomo di destra sulla plancia di una nave di sinistra.
I padri di Di Maio e Di Battista sono stati (?) “fascisti” militanti ed è impensabile che l’humus culturale non abbia impregnato anche i figli (“L’ humus culturale dei padri ricade sui figli”); la Raggi è stata elettrice convinta del Pd.
Se un certo livello di ambiguità del fascismo è del tutto fisiologico riflettendo l’ambiguità del “socialismo nazionale” del fondatore Benito Mussolini (soprattutto dopo il Manifesto di Verona e la Repubblica Sociale di Salò) questa situazione non è tollerabile da un Beppe Grillo che in Italia finge di essere comunista ed in Europa siede con la destra di Farage.
Per chi è interessato ai rapporti tra socialismo (nazionale) e fascismo consiglio la lettura di questo articolo sul quotidiano di Storace, “Il Giornale d’ Italia”.
Non c’è nulla di male ad essere di destra ma c’è di male ad essere ambigui nel tentativo di raccattare poi i voti (principalmente) a sinistra.
Grillo dovrebbe dire la verità e quello che pensa realmente: il suo movimento è fascista? E se sì perché è votato prevalentemente a sinistra? Perché in Europa è a destra?
Quanto tempo pensa di cavalcare un Peronismo ambiguo e irrisolto?
Affari Italiani lo sfida a rispondere pubblicamente a queste domande prima del voto di domenica.