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Politica
Il furbo Damilano attacca Meloni poco prima delle elezioni in Sardegna
Marco Damilano

Damilano, l'Apollo di periferia va a Cutro. Frecciatine al governo proprio sotto le elezioni in Sardegna...

Ieri sera ne “Il cavallo e la torre” su Rai Tre abbiamo assistito a come l’indottrinamento intellettuale e gramsciano agisce nella sinistra. Si prende una tragedia, Cutro, in prossimità del suo anniversario. Ripeto una TRAGEDIA e lo scrivo a lettere maiuscole per non lasciare adito ad interpretazioni e sottintesi e la si utilizza a vantaggio del Moloch dell’ideologia.

Il giochetto è in fondo semplice: si prende una tragedia, lo ripeto l’ennesima volta, e la si strumentalizza in un atto di profonda disonestà intellettuale. Ieri Damilano era a Cutro insieme a parenti delle vittime ma anche a capi e capetti locali politicizzati pronti ad intervenire per fare politica e non per parlare dell’anniversario del disastro.

Facciamo degli esempi concreti. Damilano, il più pericoloso, intelligente ed abile (non a caso è l’unico sopravvissuto) agit-prop catto-comunista che ha a disposizione la sinistra italiana, ha fatto parlare i parenti delle vittime che hanno raccontato che Meloni e Tajabni li avrebbero ingannati un anno fa quando dopo avergli promesso il “ricongiungimento” (che non è tecnicamente possibile perché non si tratta di cittadini italiani) li hanno lasciati al loro destino prontamente intercettato dal mood sindacal-rivoluzionario che ne ha fatto una bandiera accusando il governo di tutto l’accusabile.

Non a caso Damilano ha chiamato il suo programma “Il cavallo e la torre” perché lui è un attento giocatore di scacchi e non fa una mossa che non sia stata attentamente preparata a tavolino. Ed infatti subito dopo aver lanciato il sasso il giornalista ha cercato la protezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, citandolo più volte. Il cacciatorpediniere Damilano ha bisogno della portaerei presidenziale che però non è stata avvertita dell’ingaggio a senso unico e si è trovata comunque ingaggiata.

Damilano, lo ripeto, è uomo abile ed anche di cultura. La barba è quella giusta come gli occhiali che fanno tanto ’68 e voglia di rivoluzionare il mondo. Le frequentazioni gastronomiche romane sono quelle giuste: piccole trattorie di semi-periferia ad alta densità Pd capalbiana come la zona Laurentina-Montagnola e Monteverde, la patria di Nanni Moretti che a Damilano può anche un po’ assomigliare.

Le frecce alla sua faretra sono molte, tutte luccicanti e d’oro, come un Apollo di periferia. Damilano sa giocare con i suoi dardi e li scaglia uno a uno, passandosi poi la lingua sulle labbra per valutare, gustandolo, l’effetto che fa e, nel contempo, parandosi gli occhi dal sole per guardare meglio e più lontano il prossimo obiettivo.

E così ad un certo punto tira fuori anche l’onnipresente Erri De Luca che recita una poesia blasfema sulla riva del mare rievocando la tragedia di Cutro. Subito dopo, DamilanoApollo scaglia la freccia della cultura gramsciana e parla del Mediterraneo non come Mare Nostrum romano ma come Mare greco, il mare di Ulisse e dell’Iliade e dell’Odissea. Un mare in cui, a suo dire, si navigava per ideali seppur guerreschi e non per affogare nelle acque.

Giusto, ma non si dice che i migranti fanno una scelta propria, sia pur dolorosa e sofferta, e che nella maggioranza dei casi sono migranti economici e non politici e non si parla dell’impenetrabilità dei corpi. L’Italia è un piccolo Paese che non può contenere l’intera Africa e questo senza sminuire la tragedia di Cutro. E poi Rai Tre e Damilano fanno tutto questo proprio quando domenica si vota per le regionali in Sardegna, indubbiamente una bella applicazione del pensiero di Gramsci che, a proposito, era sardo.






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