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Politica
Il governo? Pazzi al potere. Galleggia al di sopra della realtà

“Pazzo” non è un termine psichiatrico. Nondimeno è parola usatissima, e copre un’amplissima serie di soggetti: si va dal tragico idiota (in senso tecnico) a colui che è normalissimo per tutto, salvo il fatto che è imprudente in motocicletta o che non sopporta oggetti non allineati sulla sua scrivania.

Un tempo, quando la gente era molto lontana dal vedere pazzi dappertutto, di qualcuno di cui non si capiva il comportamento si diceva che era “strano”. Il contatto con i “pazzi” è infatti caratterizzato da un senso di disorientamento. Oggi siamo più smaliziati di una volta e se qualcuno, quando ci incontra, ci dice sempre male, a scelta, degli ebrei, degli americani, dei cinesi, dei ricchi, degli islamici, diciamo che è “paranoide”. Così, invecchiando e divenendo ogni giorno più sospettosi, arriviamo al punto che, quando con una persona il contatto non è semplice e naturale, diagnostichiamo che quello è “pazzo”. E probabilmente abbiamo ragione.

Ricordo un uomo che ho frequentato per decenni, che non mi ha mai né minacciato né torto un capello, e che io ho giudicato un violento semplicemente perché, avendo a che fare con lui, mi si presentava alla mente la scena di lui che mi aggrediva. E dal momento che non mi succedeva con gli altri, mi sono detto che, come i cani, dovevo aver fiutato la sua sotterranea violenza.

Un’altra persona che non ho giudicato normale è stato un amico che mi dava sempre ragione. Ed io non mi sentivo a mio agio. Dal momento che non sono infallibile, deducevo dal suo atteggiamento che era “pazzo”. Aveva paura del prossimo? Certo si comportava come gli orientali, l’alternativa per lui non era tra sì e no, ma tra sì e indubbiamente, naturale, ovvio, certo. Poi bisognava indovinare quale di queste risposte corrispondeva a no.

Come regola pragmatica si potrebbe stabilire che una persona “strana”, con la quale abbiamo l’impressione di non riuscire ad entrare in sintonia, è probabilmente qualcuno che ha problemi mentali. Dunque, attenzione.

Ovviamente tutto questo è tutt’altro che scientifico. Fra l’altro mi dicono che la parola nevrosi non è più di moda. Anche se di nevrotici ne vedo parecchi, in giro. La nevrosi dei miei tempi era caratterizzata da uno scollamento più o meno grave dalla realtà. Ed è questo scollamento che dà il senso di disorientamento. Come se si desse un diverso significato alle parole.

Discutendo con un comunista, mi rendo conto che abbiamo opinioni diverse. Ma, se qualcuno mi parla seriamente dei problemi che danno i vaccini e spiega la loro diffusione con l’avidità delle case produttrici, che sono riuscite a comprarsi scienziati e farmacisti, io alla prima occasione gli dico che ho un impegno. E così pure faccio, se mi si parla di un inquinamento elettromagnetico che nulla dimostra. Sono persone con cui non val la pena di parlare.

Altro esempio significativo: se un uomo fuma pressoché ininterrottamente, e poi si preoccupa dell’olio di palma, per me è fuori di testa. Preoccuparsi molto di cose insignificanti, e poco di cose importantissime, è segno di squilibrio. E purtroppo di questo genere di squilibrati ne vedo parecchi al governo. Anzi, ne vedo tanti che arrivo ad una conclusione imprevista: essendo convinti di parlare ad una massa di imbecilli (il cosiddetto popolo sovrano) parecchi di loro, semplicemente per interesse, si fingono anche loro imbecilli. Andate a sapere.

L’esempio massimo riguarda le finanze. Come può Giuseppe Conte esporre dettagliatamente un monumentale programma di governo (che qualcuno ha definito “brevi cenni sull’Universo”) senza mai indicare le fonti di finanziamento? Per fare tutto ciò che lui ha promesso occorrerebbero cinquanta, forse cento, forse duecento miliardi di euro. Mentre noi assolutamente non sappiamo dove andare a cercare i soldi non per nuove imprese, ma per far fronte alle inevitabili spese di fine anno. È un discorso da persona sana di mente?

Altro esempio di follia, più o meno finta. Tutti parlano di ottenere dall’Europa il permesso di fare ancora debiti (pudicamente chiamato flessibilità) come se il problema fosse quel permesso, e non i mercati che dovrebbero assorbire quei titoli. Mercati che potrebbero allarmarsi e lasciarci in mezzo a una strada. Inoltre l’Europa non cerca di frenarci per motivi astratti, ma perché teme le Borse e rigetta la nostra pretesa di inflazionare l’euro a spese dell’eurozona. Diversamente, che gli importerebbe se l’Italia si indebita per dieci volte il suo prodotto interno lordo? Chi mai va a rivedere le bucce dell’indebitatissimo Giappone? Ma il Giappone ha lo yen e i suoi debito sono fatti suoi.

Altro esempio di demenza. La richiesta di non conteggiare nel deficit le spese per investimenti riguardanti l’ecologia. Come se i debiti contratti per fini plausibili, o addirittura morali, non dovessero poi essere rimborsati. Questa gente ragiona come un borseggiatore che volesse essere assolto perché, col denaro rubato, contava di fare beneficenza. Non dà la sensazione di avere a che fare coi pazzi, tutto questo?

Il governo attuale galleggia al di sopra della realtà, nel regno del sogno. Racconta favole inverosimili e fa finta di crederci. Non tiene conto dei numeri e non tiene conto del dare e dell’avere. Quando Tria obiettava che per un certo progetto non c’erano i soldi, Di Maio gli rispose che: “Un bravo ministro i soldi li trova”. “Mamma, voglio il trenino elettrico e se non hai i soldi non m’importa”. Con la differenza che i bambini sotto i tre anni sono dispensati dalla razionalità.

Quando penso all’attuale governo, sono obbligato ad ipotizzare un disturbo mentale. Sperando che sia il suo e non il mio.

giannipardo1@gmail.com

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