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Politica
Il vero problema è Grillo. L'alleanza con il Pd ha liquidato l'anima del M5S

Di Maio a momenti rassegnerà le proprie dimissioni ma saranno quelle sbagliate. Luigi d’Avellino infatti, dopo un buonissimo compito svolto durante il Conte 1 al Ministero del Lavoro, è andato a sfracellarsi sul PD e dovrebbe semmai abbandonare il ruolo agli Esteri portando il paese al voto.

Nei miei confronti privati con esponenti, attivisti, eletti 5s la costante è l’emergere del “ma poi governa Salvini e cosa credi che cambi?” e la mia risposta è sempre la stessa: meglio perdere le elezioni e fare opposizione che stare in Parlamento col doppio, triplo dei rappresentanti rispetto al reale consenso che abbiamo nel paese. E’ vero che in Francia e Germania, solo il pensiero di toccare al ribasso le pensioni, porta a tentativi di linciaggio (vero Macron?) mentre in Italia tale pensiero restituisce chiacchiere radical chic che “intordellano” il cittadino, ma nonostante ciò gli italiani non sono ancora totalmente omologati e indottrinati. I cittadini della nostra penisola non sopportano quando votano qualcuno in massa, magari per cambiare l’”inclinazione” nei confronti di francesi e tedeschi (leggasi tasse) e poi si ritrovano il PD al governo, per l’ennesima volta, per giunta messo lì da coloro che mai si sarebbero aspettati (e col solito finale che si ritrovano premier non eletti e che, con mille chiacchiere, viene impedito loro di tornare a votare).

Tornando a Di Maio, le dimissioni dal posto di capo politico gli fanno onore, anche se abbondantemente tardive, mi auguro che lo rafforzino e che mettano in evidenza il vero responsabile della crisi del MoVimento che si chiama Beppe Grillo (sempre meno sereno per ragioni private) tuttavia non è questo il punto: ciò che non è chiaro al vero vertice del 5s è che la vera crisi non è stato il perdere il 18% dei consensi in favore della Lega (non a causa di errori concreti ma delle dichiarazioni di Roberto Fico, Luigi Gallo, Nugnes, Ruocco, Lombardi, Raggi che hanno fatto apparire il 5s un groviglio di radical chic poco affidabili!) ma l’alleanza col PD che è equivalsa al sabotaggio, anzi, alla “liquidazione istantanea” e vergognosa dell’anima 5s quella contraria alle concrezioni, al parassitismo, alle raccomandazioni, al predominio delle formalità, delle chiacchiere e dell’arroganza di chi vive di sistema, di apparato senza produrre un bel niente. Sono saltati in aria anni di valori e di sudore. In questo anche Di Maio ha messo il suo perché da capo politico è riuscito ad annientare i MeetUp (tranne quelli delle grandi città) ed a pilotare dall’alto parecchi “figuri”.

E’ passato un messaggio del tipo “siamo scansafatiche miracolati che nella vita non hanno mai fatto niente e ora fingiamo che non ci siamo accorti di starvi sul c….”: insopportabili quindi e con l’immagine del comico genovese sullo sfondo, un ricco signore passato dal “vaffa” al servizietto a Sala, il Sindaco PD di Milano condannato per faccende di… EXPO!!! (http://espresso.repubblica.it/palazzo/2019/07/05/news/expo-giuseppe-sala-falso-1.336680).

Ed adesso cosa accadrà dopo la fase di traghettatore di Vito Crimi (Sic!)?

A mio avviso il solito Grillo insisterà per una alleanza elettorale definitiva col partito di Bibbiano e porterà il 5s in mano ai Fico, Gallo, Ruocco, Lombardi, Patuanelli (che hanno sempre operato per trasformare il 5s in una flebo del PD e per assassinare politicamente Luigi Di Maio) finendo di distruggere ciò che rimane e cercando di aggiungere un Di Battista al tavolo per “salvare almeno le forme” (le apparenze); a questo schema si aggiungerà l’avvicinamento del duo Conte-Fioramonti verso democratici e sardine (a proposito Lombroso potrebbe rispondermi in merito ad esse, visto che hanno tutte la stessa espressione facciale) e col proporzionale torneremo all’epoca dei governi e dei premier eletti da nessuno come negli anni ’80 (leggasi partitocrazia/corruzione).

L’alternativa più sana invece sarebbe quella indicata da Buffagni (5s): tornare a dare voce, a rappresentare,  tutti coloro che si sono allontanati perché rimasti coerentemente euroscettici, anti-establishment, anti-questo-sistema, visto che lo stesso Salvini non piace a tutti perché, è noto, egli cavalca le battaglie per poi abbandonarle bellamente quando non servono più (lo avete mai visto battersi per qualcosa per più di 12 mesi di fila?).

Concludo quindi, viste le imminenti dimissioni di Di Maio da capo politico, con una rapida analisi dei flussi elettorali: se proprio vogliamo setacciare dove è iniziato il crollo pentastellato esso ha risentito inizialmente del RDCittadinanza meno corposo del previsto (anziché incidere sulla povertà relativa si è limitato a ridurre quella assoluta, già un buon risultato comunque)… successivamente i politici che ho menzionato sopra (Ruocco, Fico, Patuanelli ecc) per ragioni egoistiche, per soddisfare la loro personalissima base politically correct, hanno finito per disgustare larga parte dell’elettorato fluido. Una cosa che i 5s non hanno mai compreso, per quanto riguarda ad esempio l’immigrazione, è che Matteo Salvini non andava attaccato, quando era un alleato, nel merito bensì nella forma! Non era tollerabile sentirlo berciare di “pacchia” e sarebbe stato apprezzato dagli italiani se fosse stato affrontato con un “caro Matteo siamo d’accordo con i tuoi provvedimenti ma usa maggiore rispetto contro chi comunque non è mai felice di abbandonare la terra natìa” aggiungendo a ciò un bel “invece di usare questi toni approfitta per lavorare meglio ed espellere gli irregolari che per adesso siamo a 0, grazie”. La cosa da notare è che il 5s governando con un partito di “destra” non ha perso i voti “di sinistra” ma quelli di destra e centro, tendenzialmente fluidi! Sono rimasti i tifosi di sinistra che parimenti ai “piddini” votano sempre e comunque il loro simbolo (a prescindere dall’alleato)!

Concludo con una affermazione netta che a mio avviso risulterà inutile (ma spero di sbagliarmi): l’unica risorsa che ha il 5s per poter risalire, rendendo tristi anche le moltitudini di influencer berlusconiani in giro in rete, si chiama Alessandro Di Battista.

In alto i cuori.

 

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