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Politica
Imbrattati dalle femministe di “Non una di meno” i manifesti della Lega contro il velo islamico
(foto Lapresse)

Imbrattati dalle femministe di “Non una di meno” i manifesti della Lega contro il velo islamico

Ieri, per la giornata della Donna, erano comparsi a Roma 150 manifesti con l’immagine di una donna che indossava il classico Niqab e cioè il velo islamico che lascia scoperti solo gli occhi. Eloquente la doppia scritta in italiano e arabo: “In Europa hai gli stessi diritti di tuo marito” e poi “8 marzo festa di tutte le donne”, a firma dell’eurodeputata toscana della Lega Susanna Ceccardi. Un modo intelligente per far capire quale sia la situazione della donna nei Paesi arabi e cosa sia realmente il “patriarcato” di cui tanto a sproposito si parla in Occidente.

Il messaggio aveva subito destato le ire, queste sì patriarcali, del Consiglio degli ambasciatori della lega araba in Italia che ha subito reagito: "La Lega ha lanciato un messaggio che contiene implicazioni fallaci riguardo i diritti delle donne nel mondo arabo, e incarna e suggerisce un'immagine totalmente errata e distorta delle donne arabe. Il manifesto lede e offende la dignità delle donne arabe e mina le basi del rispetto e della reciproca convivenza fra le diverse culture, caratteristica della società italiana. Senza dimenticare che c'è un evidente sminuimento e discriminazione nei confronti di ogni donna araba, e di fatto sembra esserci un invito per le donne a lasciare il mondo arabo per l'Europa".

Il fastidio dei patriarchi ha fatto però subito presa sulle femministe di “Non una di meno” che sfilavano in un corteo pieno di bandiere palestinesi che attraversava il Circo Massimo, proprio davanti al Palazzo della FAO. Esiste un eloquente video a riguardo. Appena hanno adocchiato il cartello con l’immagine della donna araba con il velo le manifestanti hanno imbrattato il manifesto con la vernice fucsia, il colore d’ordinanza del movimento.

Inoltre hanno scritto in “Femmine in Resistenza”, coprendo di vernice l’immagine della donna col velo nero e hanno poi affisso altri due manifesti in solidarietà delle donne palestinesi scrivendo “free palestine”. Intanto c’è da capire cosa c’entri la commistione tra la Festa della Donna e la “Palestina libera”. Si tratta di due cose slegate. O meglio, in realtà sono legate ma da un fatto opposto a quello che le femministe nostrane credono e cioè che il “patriarcato” sta proprio nei Paesi arabi da loro tanto amati e non in Occidente e tanto meno in Israele.

Questa è una contraddizione terribile che mostra tutta l’ipocrisia ideologica di cui ci si ammanta durante questi cortei. Le donne sono costrette a indossare il velo o peggio ancora il Burqa che le copre integralmente proprio in quei Paesi arabi, compresa la Palestina, che le femministe stanno esaltando nei cortei. Una contraddizione francamente imbarazzante come quella, molto più grave, del tacere sugli stupri che Hamas ha compiuto ai danni delle donne israeliane. Ne abbiamo parlato ieri. Si tratta di fatti così disturbanti che è difficile anche scriverne.

Il 7 ottobre c’è stata una contromanifestazione a Piazza Santi Apostoli a Roma di donne libere che hanno voluto accendere un riflettore sugli stupri commessi da Hamas. Ma nel panorama mediatico italiano è stato fatto passare tutto sotto silenzio e la quadruplice “commissione pari opportunità” di FNSI, OdG, Usigrai e Giulia Giornaliste ha taciuto l’evento, facendo finta di niente perché non si tratta di donne arabe ma israeliane.

A Firenze invece la giovane Sara viene cacciata dal corteo delle femministe perché ebrea

Anzi, ieri “Non una di meno” ha fatto ancora di più e ad un’altra manifestazione -che si è tenuta a Firenze- ha cacciato Sara, una giovane che si era presentata coraggiosamente con un cartellone con su scritto: “non una parola sugli stupri di Hamas”; poi l’intervento della Digos –come riporta oggi la Nazione- che ha allontanato la giovane israeliana dicendo “che non era ben accetta nel corteo” e convincendola ad allontanarsi. Capiamo il pragmatismo per evitare ulteriori disordini ma sarebbe stato bene tutelare anche e soprattutto lei. Poi Sara ha dichiarato al giornale: «Le femministe di ‘Non una di meno’ strumentalizzano le piazze femministe per fare propaganda anti sionista. Anche nella locandina di questa manifestazione c'era una bandiera palestinese e io sono venuta qui per denunciare il silenzio loro e di tante organizzazioni femministe sugli stupri di Hamas. Non tollero che una piazza femminista venga trasformata in una piazza anti sionista, di odio e di assenza totale di libertà di espressione e la mia cacciata è una chiara dimostrazione».

A David Parenzo hanno impedito di parlare a La Sapienza al grido di “Fascista! Razzista! Sionista!”

Parimenti il giornalista David Parenzo è stato ieri bloccato in un’aula all’Università La Sapienza di Roma al grido di “Fascista! Un sionista non può parlare!”. Il presidente della Comunità ebraica di Roma Victor Fadlun gli ha espresso solidarietà.






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