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Politica

Di Giovanni Esposito

Nel nostro paese esistono due costituzioni, una scritta, l'altra applicata: "Principi fondamentali. Articolo 1. L'Italia è una Repubblica democratica fondata sull'elemosina. La sovranità appartiene ai segretari di partito, che la esercitano nelle forme e limiti dei sondaggi." Il popolo reclama lavoro ed i politici dispensano elemosina. Bonus 80 euro, mancia di 500 euro per gli insegnati, sostengo per l’inclusione, reddito di cittadinanza.

Le varie misure attuate, annunciate e promesse dalla classe politica, più che dare attuazione all’articolo 1 della Costituzione del 1947, ossia di agevolare il lavoro, affinché sempre più individui possano vivere dignitosamente realizzandosi con la propria attività, pare vadano verso la mera beneficenza. Da ultimo il reddito di cittadinanza, che, così come proposto dal M5S (ma non è da escludere che Renzi, nell'inseguire il qualunquismo, si inventi qualche cosa di similare), prevede un’elargizione mensile, massima, alle famiglie senza reddito, pari a 780 euro per un singolo, a 1.014 euro per un genitore solo con un figlio minore e 1.638 euro per una coppia con due figli minori.

Per chi, invece, dichiara un reddito inferiore, vi sarà un’integrazione fino a concorrenza di tali importi. Il costo stimato è di circa 15,5 miliardi di euro. Benché i gesti caritatevoli appaiano fortemente nobili, non è sicuramente questa, la strada migliore per realizzare il bene comune. Una tale elargizione sarebbe inefficiente ed inefficace, incentivando il lavoro irregolare, gli scoraggiati e, si badi bene, le iniquità: invero un lavoratore part-time, al netto dell'integrazione, tutta da verificare, guadagnerebbe molto meno di un nullafacente. Cosicché, potremmo essere costretti a spiegate a 4 milioni di dipendenti (a tanto ammontano quelli che non lavorano a tempo pieno) perché dovrebbero svegliarsi, ogni mattina, al fine di conseguire un salario inferiore al sussidio percepito da chi il lavoro non c'è l'ha e, forse, neanche lo cerca realmente. Se vogliamo ridare fiato alla ripresa, si deve cambiare registro e beneficiari degli interventi: meno tasse per gli operatori economici che, dando lavoro, generano benessere e ricchezza, e spesa pubblica produttiva.

Se qualcuno ritiene di essere in grado di indicare il reperimento di 15 miliardi di euro di risorse (quelli necessari per finanziare il reddito di cittadinanza), sommati a quelli impiegati, con modesti risultati, per le varie mance del governo Renzi, al fine di rincorre i sondaggi e rubare il consenso, e, quindi, meritevoli di cassazione immediata, che si faccia avanti subito. Sarebbero disponibili oltre 20 miliardi di euro l'anno; cifra sufficiente a tagliare di 10 punti l'aliquota Ires e finanziare investimenti in infrastrutture, sicurezza, istruzione e sanità per 10 miliardi di euro. Forse c'è qualcuno convinto che i cittadini debbano essere trattati come sudditi, assuefatti alla rassegnazione di tendere il palmo della mano; ma così non è. I nostri figli hanno il diritto di ricevere l'opportunità di rimboccarsi le maniche e, reali, possibilità di migliorare la propria posizione. Quella sacrosanta aspettativa che muove il progresso, ma, oramai, sconosciuta al popolo italiano, che si chiama mobilità sociale.

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