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Politica

Lo scenario politico-istituzionale si sta delineando man mano che passano le settimane. La Corte Costituzionale ha rinviato il verdetto sull'Italicum a dopo il referendum istituzionale - che si terrà o domenica 27 novembre o domenica 4 dicembre - e nei Palazzi del potere romano si sta mettendo a punto la strategia per portare il Paese alle urne già nel mese di febbraio del 2017. Nel Pd, sponda renziana, tira una bruttisma aria sull'esito del referendum: i sondaggi, anche quelli interni e ufficiosi, danno il no in costante crescita, complice anche la quasi certa opposizione della minoranza dem e la scelta di Berlusconi di schierare apertamente Forza Italia contro la riforma di Renzi e Boschi, ribadita a Salvini nell'ultimo faccia a faccia ad Arcore di lunedì sera. La scaletta sulla quale ragionano politici e sherpa del Parlamento prevede la bocciatura quasi scontata delle riforme da parte degli italiani (visti anche i pessimi segnali economici e l'emergenza migranti senza fine) e, subito dopo, l'inevitabile cancellazione dell'Italicum da parte della Consulta.

A quel punto - sempre secondo le ipotesi che vengono fatte in Transatlantico - resterebbe in carica il governo Renzi per l'approvazione della Legge di Bilancio (l'esercizio provvisorio metterebbe a rischio i conti pubblici) e all'inizio del 2017 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella scioglierebbe le Camere per poi votare a fine febbraio (o al massimo all'inizio di marzo). Il no alle riforme - spiegano fonti qualificate - imporrebbe necessariamente di riscrivere la Carta e questa volta non più a colpi di maggioranza, pertanto il prossimo Parlamento si traformerebbe in una sorta di Assemblea Costituente (come evocato da Stefano Parisi). E quale migliore occasione - affermano fonti sia del Pd sia delle opposizioni di Centrodestra - di utilizzare il Consultellum (che entrerà in vigore subito dopo la bocciatura dell'Italicum) che è un sistema proporzionale con le preferenze e diversi livelli di sbarramento che variano da Camera a Senato. Per la guida del Paese, salvo improbabili colpi di scena e visto che orami l'Italia è tripolare, si andrebbe nuovamente verso un esecutivo di larghe intese (per quanto riguarda il presidente del Consiglio dipenderà dall'esito elettorale) mentre il Parlamento andrebbe avanti parallelamente  con la riscrittura della Costituzione e necessariamente di una nuova legge elettorale. Fantapolitica? Staremo a vedere, ma quanto descritto è esattamente il frutto di ragionamenti politici che vengono fatti in questi giorni nelle sedi dei principali partiti.

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referendum legge elettorale riforme italicum





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