Italicum, Renzi e le opposizioni si invertono i ruoli. Ecco come
Renzi ha fretta di cambiare la legge elettorale per evitare il flop al referendum istituzionale
E' ufficiale. Matteo Renzi ha paura di perdere il referendum istituzionale. Non c'è altra spiegazione per l'accordo raggiunto nella maggioranza di governo sulle modifiche alla legge elettorale. "Nessuna tensione. Convergenza di tutta la maggioranza per presentare un testo comune che confermi l'impegno di Matteo Renzi alla disponibilità ad un lavoro del Parlamento per modificare l'Italicum". Ad annunciare il punto di approdo - al termine di una giornata densa di polemiche - è in serata il capogruppo del Pd alla Camera, Ettore Rosato, che sintetizza così le decisioni dei capigruppo di maggioranza: una riunione in vista del voto sulle mozioni legate alla nuova legge elettorale.
Il premier ha da New York ha detto, senza polemizzare, di aspettare ora le proposte del Centrodestra dopo quella del Movimento 5 Stelle (proporzionale con le preferenze). Ma Forza Italia e Lega non presentano alcun testo in Aula per "non togliere le castagne dal fuoco al presidente del Consiglio". La strategia di Renzi e del Pd è chiara: spiengere affinché il Parlamento cambi l'Italicum prima del referendum in modo tale da recuperare il malessere di centristi e minoranza dem. Proprio Bersani ha più volte affermato che il voto sulle riforme costituzionali è strettamente legato alla legge elettorale.
Ma M5S, Forza Italia e Lega - seppur con modi diversi - non intendono assecondare la maggioranza. E così si arriva al paradosso che sono Renzi e il Pd ad avere fretta di cambiare l'Italicum (dopo che per lunghi mesi avevano detto e ripetuto a più riprese che era immodificabile), ma solo per motivi tattici legato al voto referendario, e le opposizioni che sparigliano (come i 5 Stelle con la proporzionale) o che prendono tempo come il Centrodestra.
E l'interesse del Paese? Dimenticato. Evidentemente per la classe politica - maggioranza e opposizioni - contano di più i giochi politici e calcoli parlamentari-elettorali, altrimenti non si spiegherebbe questo incredibile capovolgimento dei ruoli sulla legge chiave che regolamenta la democrazia, ovvero quella elettorale.