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Politica
La democrazia europea e il ruolo del PD: serve una molteplicità di "Leopolda"

di Silvia Davite

Pensiamo che una legge elettorale, per quanto europeista e repubblicana, possa di per se stessa compensare la crisi del sistema politico e più in generale della rappresentanza? 
Personalmente non lo credo. 
Penso anzi che la stagione politica fin qui vissuta ci consegni il tema non solo di quale rapporto definiamo tra rappresentanza e governabilità, ma pure come esercitiamo la funzione di rappresentanza e con quali modalità gestiamo il potere esecutivo.

Compiremmo un errore se pensassimo, lo dico al mio partito, il PD, di distinguere oggi i compiti su questi ambiti fino all'approvazione della Legge di Bilancio.
Beppe Grillo sulle pagine di Avvenire riferendosi all'attuale sistema politico italiano, ha affermato di interpretare il sentimento di autodeterminazione di una parte dei cittadini: si tratta di un termine impegnativo, ma a mio avviso corretto, per raccontare una fase non ancora conclusa. 
La sensazione vissuta da tanti, con storie politiche diverse, spesso esclusi da un sistema economico e di riscatto che pure è andato avanti per molti.
Mi ha preoccupato la superficialità da parte di alcuni profili intellettuali militanti concentrati a discutere di un'alleanza tra cinque stelle e CEI o cattolici in generale, invece di fare i conti con quella riflessione proposta: mi pare un sintomo da curare immediatamente per non risvegliarci tra un anno al punto di partenza.
Non c'è legge elettorale, senza legge sui partiti: la legge Guerini resta il riflesso speculare ad alcune delle modalità con cui i cinque stelle si sono appropriati di un neo identitarismo fin'oggi immobile, incapace, salvo rare eccezioni, di evolversi in spirito civile diffuso. Il dibattito parlamentare in questo caso ha prodotto a mio avviso un punto avanzato di sintesi grazie al lavoro dei Presidenti Mazziotti e D'Alia sul tema della pertecipazione giovanile e sul rapporto tra diritto degli aderenti, coesistenza di sensibilità culturali e ruolo economico delle strutture di finanziamento. È chiaro, soprattutto per chi mantiene una vocazione maggioritaria, che non sia possibile prescindere da questi temi: e se l'amico Corritore all'epoca convinse sulle primarie come strumento di contendibilità del potere interno ai partiti, allora come oggi, continuerò ad argomentare che serve un processo di responsabilizzazione perché la democrazia europea si pratichi ogni giorno con un lavoro costante e meticoloso d'inclusione, valorizzazione di strumenti per l'auto rappresentanza, ascolto e capacità di indirizzo. 
Un lavoro di rinnovamento del ruolo e della funzione dei partiti della tradizione democratica europea alla luce dello sviluppo tecnologico e dei processi demografici e migratori.
Personalmente auspico che venga approvata quella legge, ma tra il 30 e il 7 Maggio il PD può  decidere di compiere uno scatto culturale ed organizzativo: penso ad un documento unitario che integri quello sulla forma partito discusso fino ad oggi. Valorizzazione del 2x1000 e trasferimento di quelle risorse ai circoli che presentino progetti di inclusione e reinsediamento sociale; mappa del patrimonio delle fondazioni di esponenti di partito e condivisione di un processo di utilizzo delle stesse sui territori a partire dal rilancio de L'Unità; fondazione di un network di associazioni di cittadini dei quartieri di housing sociale, in primis di quelle giovanili; consolidamento delle reti internazionali di democratici italiani favorendone la connessione più ampia possibile (in questo lo schema adottato da Italiani Europei sotto la direzione di Andrea Romano resta a mio avviso il metodo migliore); incentivo del crowd founding per il finanziamento di campagne non autoreferenziali ma finalizzate ad obiettivi precisi a partire da quella per un'Europa più forte.
Accanto alle amministrative e al lavoro per le elezioni regionali da connettere, a partire dall'8 di Maggio, va strutturato l'impegno di ascolto e indirizzo sulla legge di bilancio: penso ad una vera e propria piattaforma di proposte del Pd sulla quale avviare una consultazione popolare. 
Una proposta per la sicurezza, lo sviluppo e la coesione sociale da articolare in una molteplicità di "Leopolda", incontri con i corpi intermedi, assemblee nelle scuole, nei quartieri popolari, votazioni on line propositive, ma rapporto di scambio con chi sta nelle istituzioni.
La stagione del "riformismo dall'alto", l'Italia l'ha già vissuta in più occasioni nella sua storia e se il sud a conti fatti non ha modernizzato la propria struttura economica e sociale, il nord non ha sviluppato la consapevolezza del proprio ruolo di accompagnamento nel rafforzamento di quella europea. 
Credo che senza troppo clamore, ma con maggior respiro, occorra accompagnare le intuizioni di Renzi, in Italia come in Europa, offrendo una proposta per rivitalizzare i partiti come prima garanzia di stabilità per la crescita.
Alleanza e Protagonismo restano per me le chiavi di lettura attorno alle quali attuare l'esercizio del potere esecutivo e di quello di indirizzo, consapevoli che analogo lavoro tocca alle organizzazioni di rappresentanza economica e sociale.

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