La Merkel tetragona. Ruini contro Papa Francesco
Di Giuseppe Vatinno
La Merkel è tornata precipitosamente dalle sue vacanze nel nord della Germania per affrontare la crisi terrorismo e la prima dichiarazione della cancelliera tedesca ripete il solito mantra: “La nostra politica sull’asilo non cambia”. Almeno le si può riconoscere una dote (cristiana): la perseveranza.
Il problema è, come sta emergendo sempre più spesso dalle analisi politiche internazionali, che la gente non sembra pensarla allo stesso modo; infatti questo tipo di politica è bella e condivisibile nel mondo ideale platonico ma non fa il conto con la realtà di tutti i giorni e, soprattutto, è letteralmente benzina sul fuoco per i partiti estremisti xenofobi che stanno aumentando i loro consensi sia in Francia che in Germania (il caso italiano, fatti i dovuti distinguo con La Lega di Matteo Salvini, è diverso perché ancora non siamo stati coinvolti direttamente e perché anche Salvini si è mostrato indeciso quando sembrava essere il grande unificatore della destra italiana). La cancelliera tedesca sta giocando letteralmente con il fuoco in una nazione, la Germania, che non ha ancora superato lo shock storico - culturale del nazismo; se questo fosse il problema della Merkel –cioè un debito di coscienza storica- sta ottenendo per l’eterogenesi dei fini, paradossalmente, effetti opposti e cioè la crescita dei movimenti estremisti xenofobi, anzi proprio neonazisti.
Il processo del biblico flusso di persone che dal sud - est del mondo si sta dirigendo in Europa va governato con politiche di accorta accoglienza ma non di tolleranza indiscriminata ed è proprio la quantità la variabile che fa la differenza qualitativa tra una migrazione sostenibile ed una insostenibile e questo lo sarebbe anche senza il terrorismo figurarsi “con”.
Da qualche tempo i giornaloni internazionali hanno smesso di prendere in giro Trump, Le Pen e i movimenti populisti perché hanno finalmente capito che con la gente comune, la retorica buonista – integrista-snobista alla Beppe Servergnini, non attacca proprio, perché Severgnini, nulla di personale è solo in idealtipo di intellettuale radical – chic, fa parte di una ristrettissima minoranza di privilegiati, cioè una élite, e non di quel popolo definito “bue” quando non ci piace (e democratico quando ci piace) che mostra forti e chiari segni di insofferenza.
Ed anche su Papa Francesco cominciano ad esserci critiche più o meno velate ma non per questo meno dure e ficcanti e potenzialmente deflagranti proprio per il ruolo di guida della cattolicità che rappresenta; Francesco è coerente con la dottrina, la sua “nuova” dottrina (ed anche primordiale del cristianesimo però) ma anche qui occorre fare attenzione perché la Chiesa, inutile dirlo, rappresenta anche una formidabile forza politica, seppur non eletta.
Ieri il cardinal Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha preso clamorosamente le distanze dal Papa chiedendo dei “segnali” dall’ Islam moderato mentre Francesco ha continuato a parlare di ponti e non di muri. Benedetto XVI, Papa ratzinger (un altro tedesco…), aveva fatto anni fa un duro attacco all’ Islam e precisamente il 12 settembre 2006 all’ università di Regensburg e fu additato come islamofobo…; ora i fatti però sembrano dargli ragione.