La risposta di Salvini a Confindustria: "Voi silenti negli anni del massacro"
"Noi parliamo, critichiamo e cerchiamo di fare il bene del nostro Paese: non guardiamo solo agli interessi delle imprese ma di tutti"
I rampolli dell'imprenditoria, non certo il settore produttivo piccolo e medio che fa da collante e cinghia di trasmissione dell'economia, ovvero quel conglomerato in BMW che parla della produzione italiana, Confindustria, attacca l'Esecutivo giallo-blu per bocca del Presidente degli industriali Vincenzo Boccia, accusandolo di non dare particolare attenzione ai segnali di decrescita nel Paese.Il vice-Premier Salvini però non le manda a dire: "C'è qualcuno che è stato zitto per anni quando gli italiani, gli imprenditori e gli artigiani venivano massacrati. Ora ci lasciassero lavorare e l'Italia sarà molto migliore di come l'abbiamo trovata. Siamo qui da sei mesi, ascolterò tutti, incontrerò tutti, ma lasciateci lavorare.
"Ed anche i giovani, i giovanissimi con il caviale e l'azienda ereditata non lesinano critiche: "Salvini vive in un altro Paese. Noi parliamo, critichiamo e cerchiamo di fare il bene del nostro Paese: non guardiamo solo agli interessi delle imprese ma di tutti. È bene che si faccia delle domande, che questo governo ascolti la voce degli imprenditori italiani senza fare battute. Oggi rappresentano delle istituzioni non un partito."Verrebbe da chiedersi - dopo le parole di Alessio Rossi, vicepresidente di Confindustria e presidente dei Giovani - loro chi rappresentino. Gli stessi che elogiavano il Referendum Costituzionale si suppone, lo stesso caldeggiato dall'alta finanza estera, oppure che battevano le mani sotto scroscianti applausi per il Jobs Act, una di quelle leggi-obbrobrio che solo con le limature del ddl Dignità ha dato un filo più di tutele alla classe lavoratrice.
Sono gli stessi critici con un Governo che inasprisce le pene per chi, come da prassi consolidata, prendeva prebende di Stato e contributi per poi delocalizzare, svuotando i territori e cucinando a fiamma alta i posti di lavoro.L'impresa reale, quella radicata a terra, trova di buon grado la difesa del "Made in", le frontiere che evitino la globalizzazione selvaggia dei salari e della produzione, la detassazione sui capannoni o la moratoria sulle sanzioni per la fatturazione digitale. L'impresa reale veniva strozzata da strumenti come lo split payment e loro non fiatavano. Volevano una Italia smart codesti di Confindustria, non si capisce bene però se stesse per "intelligente", o per un'auto piccina e straniera.
Di Andrea Lorusso
Twitter @andrewlorusso
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