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Politica
La sinistra punti sul marxsismo erratico di Varoufakis

 

"Diciamo subito che i partiti tradizionali, cristiano-sociali e socialdemocratici, si sono indeboliti, con qualche eccezione sia dei primi (Austria) che dei secondi (Spagna, Portogallo), ma non al punto da non poter tentare di allargare la coalizione ai liberali e ai verdi. Di contro, il successo di leader quali Marine Le Pen, Orban, Farange, Salvini dimostrano che populisti e sovranisti si sono rafforzati, ma non al punto da costituire una alternativa".

Inizia così l'analisi del politologo e docente di lungo corso in Storia delle dottrine politiche alla Statale di Milano, Giorgio Galli sulle elezioni europee il cui esito in fondo era, aggiunge, "ampiamente previsto".

Dopiché da attento ed acuto studioso e osservatore della politica mai disgiunta dal processo storico, il vegliardo intellettuale, subito mette in chiaro che dal voto emergono due fenomeni sui quali bisogna urgentemente molto riflettere per evitare due fatti entrambi perniciosi: la pratica dello scissionismo continuo a sinistra e la deriva autoritaria a destra.

Il primo fenomeno è che "le conseguenze del lato o male oscuro della sinistra, di cui parla Yanis Varoufakis, l'ideatore del movimento paneuropeo Diem25, perdurano, come dimostrano i modestissimi risultati dei piccoli soggetti di quella sinistra detta radicale". E l'altro riguarda "l'anticapitalismo di destra che, pur non del tutto nuovo sul piano teorico, oggi è presente sulla scena sociale: e con esso bisogna presto fare i conti".  

Individuate le due tendenze, l'una da arginare e risolvere il lato o male oscuro, l'altra da neutralizzare prima che sia troppo tardi, ecco le ricette di Galli per la loro cura.

Sulla prima, "un possibile superamento di questo lato o male può essere visto in un salto culturale quale l’innesto su un marxismo 'erratico', valido per analizzare il capitalismo dell’epoca delle multinazionali, della moderna teoria monetaria (Mmt) della scuola di Austin, perché solo un salto culturale paragonabile a quello dell’incontro dei primi tre libri de 'Il Capitale' col movimento operaio di fine Ottocento può portare, come allora alla Seconda Internazionale, all'originale 'Internazionale Progressista' progettata da Varoufakis e dal senatore socialista, lo statunitense Bernie Sanders".

Tale salto culturale verso il marxismo 'erratico', oggi per Galli "la sola continuità con il pensiero del filosofo di Treviri" oltre che dallo stesso Varoufakis, è ben rappresentato in Italia: da Andrea Ventura ('Il flagello del neoliberismo. Alla ricerca di una nuova socialità') a Marcello Montanari ('Il revisionismo di Gramsci. La filosofia della prassi tra Marx e Croce'); da Giuseppe Bailone ('Karl Marx e dintorni', in Quaderni della Fondazione Unità Popolare di Torino. Viaggio nella filosofia. Alla ricerca di senso della realtà e dell'esistenza umana') a Luigi Vinci ('1895-1914. La prima grande crisi epistemologica del marxismo. La lezione mancata').

"E’ con questa impostazione che si potrebbe influenzare la sedimentazione di anticapitalismo di destra, presente nei movimenti detti populisti, che potrebbero rischiare una deriva autoritaria. Solo con una teoria forte e unificatrice si può pensare a un potenziamento degli attuali piccoli gruppi della sinistra radicale, ancora influenzati - conclude Galli - dal marxismo classico".

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