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Lavoro, Grillo: dobbiamo scegliere che tipo di società vogliamo

“I sindacati, soprattutto le grandi sigle confederali, hanno ormai perso il contatto con la realtà e si sono trasformati in moloch autoreferenziali, attaccati solo al loro potere e ai loro privilegi. Non sanno rappresentare le nuove precarietà e men che meno appaiono in grado di connettersi alla complessità di un mondo del lavoro che cambia sotto i colpi dell’innovazione”. Lo dicono i deputati M5S della Commissione Lavoro, Tiziana Ciprini e Claudio Cominardi, a margine dei lavori della seconda giornata di convegno, all’Auletta dei gruppi di Montecitorio, dedicato al Rapporto ‘Lavoro 2025 - Come evolverà il lavoro nel prossimo decennio’, ideato e curato dal sociologo del lavoro Domenico De Masi con la collaborazione di 11 esperti, tra i quali nomi del calibro di Leonardo Becchetti, Federico Butera e Umberto Romagnoli. Un vero e proprio 'cantiere' aperto su temi difficili come occupazione, lavoro e reddito, e che ha trovato anche la benedizione del leader dei Pentastellati, Beppe Grillo, presente ai lavori. "Sono quasi commosso. - detto Grillo nel corso di un intervento non annunciato -  Per la prima volta si parla di futuro e non di populismo — dice —. Il lavoro da reddito scomparirà. Ho sentito dire da tanti esperti qui dentro che è necessario un reddito universale. Questa non è una crisi di reddito o di lavoro, una crisi non dura quindici anni: siamo davanti a un cambiamento. Il futuro bisogna andarselo a prendere ma avendo chiaro che tipo di società vogliamo". Poi Grillo attinge all'esperienza personale. "Ho sei figli quindi posso dire di avere un po' di futuro in casa. Mi sarebbe piaciuto vedere sul palco un giovane. Mi piacerebbe capire che tipo di futuro avremo, visto che reddito e futuro non sono più legati, ma qui non ho sentito parlare di reddito. Che tipo di società vogliamo?. Un interrogativo su cui l'intero Movimento è chiamato a esercitarsi nel prossimo futuro per dare risposte univoche sull'evoluzione del mondo del lavoro.

“La robotica rischia di sostituire molti posti di lavoro, anche in mansioni delicate e in settori in espansione come, ad esempio, il caregiving e l’assistenza familiare - aggiungono i portavoce Cinquestelle - Non a caso, proprio in questi giorni, il Parlamento Ue ha lanciato un allarme ‘disumanizzazione’ in riferimento ai robot-badanti e si discute addirittura di un’Agenzia europea per la robotica con il compito di vigilare sulla progettazione e realizzazione di automi”.
 “Con gli esperti e gli osservatori – rilevano i portavoce M5S- abbiamo avviato una riflessione sul mondo della produzione che cambia e che richiede anche una scuola di qualità e presidi di formazione continua. Il tema del lavoro e della sua assenza è sempre più centrale. E il Reddito di cittadinanza, in prospettiva, potrebbe pure vedere un contributo da parte delle grandi imprese che hanno dismesso risorse umane e più si sono avvantaggiate dell’innovazione tecnologica, aumentando produttività e margini economici”, riflettono i portavoce M5S.

De Masi aggiunge: “Andiamo incontro a un cambiamento epocale: finora si legava il salario alla quantità o qualità di beni prodotti e si distribuiva la ricchezza. Il salario era inteso come compenso delle ore lavorate. Ora invece bastano dieci persone per fare un prodotto che prima necessitava di mille lavoratori. E le altre 990? Bisogna sganciare il vivere dal lavorare. Cosa che accade già oggi per il 60-70% della popolazione. Basti considerare che in Italia abbiamo circa 22 milioni di lavoratori su 60 milioni di abitanti. Un giorno, forse, il rapporto si rovescerà - chiude De Masi - chi vuole un lavoro dovrà pagare. Pagare per la socialità e il piacere che il lavoro può offrire”.

 

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