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Politica
Le primarie del Pd condizionate da Cesare Battisti

Le primarie del Pd condizionate da Cesare Battisti

Nella gara a spartirsi le spoglie del Partito c’entra persino Cesare Battisti.

Per Nicola Zingaretti andava arrestato – ma no?… – però i reati che ha commesso equivalgono a dare una spinta ai giornalisti dell’Espresso.

Per Maurizio Martina, chi parla di terrorista comunista – lo hanno fatto sia Salvini che Giorgia Meloni – fa un’opera di strumentalizzazione della storia perché le Brigate Rosse ammazzarono anche Guido Rossa.

Ora, questa cosa di Martina rischia di diventare ancora più grave della gaffe minimizzatrice di Zingaretti, che almeno vanta di buona stampa che non fa notare le sue scivolate. Noi lo conosciamo bene…

Ma Martina si carica tutto il peso della tradizione comunista in Italia. Il PCI. Ne vuole sembrare l’erede come il governatore del Lazio. E sembra che il terrorismo che pure al comunismo inneggiava – i proletari armati di Battisti in nome di quale ideologia ammazzavano? – non fosse rosso.

Eppure, noi ce li siamo trovati di fronte tante volte, pugno chiuso a sinistra e mitraglietta nella mano destra. Acca Larentia ti dice qualcosa, Martina, a te e quei compagni che non vi hanno deposto manco un fiore?

Se volete essere eredi della tradizione comunista in Italia, dovere fare i conti anche con quelli che per lungo tempo avete definito nelle vostre sezioni “i compagni che sbagliano”.

Sparavano e ammazzavano, certo anche a Guido Rossa. Ma i “nemici del popolo” erano nell’economia, nella magistratura e nella politica a voi avversa ed erano il loro bersaglio.

Stupisce, in questa gara interna ai dem sempre più avvitati alla nostalgia rossa il silenzio dei tanti ex democristiani che militano nel Pd, quasi a dimenticare un intenso martirologio che pure li ha riguardati.

Anche per loro vale la lettura riduzionista di Zingaretti? O quella vittimistica di Martina a difendere il Pci? È una pagina davvero strana quella che si è aperta tra i candidati alle primarie del Pd, stravolti dall’effetto della cattura di un criminale che era proprio un terrorista comunista.

Non è polemizzando con chi lo appella in questo modo – che lo stesso Cesare Battisti rivendicava nei suoi atteggiamenti – che si può cancellare quel che è accaduto. Ed è francamente indisponente che per il giornalismo italiano – ma anche per autorevoli esponenti politici – sia più censurabile la presenza di ministri a Ciampino a rendere onore alle forze dell’ordine che hanno catturato un latitante da quaranta anni che non i tormenti di stomaco dei candidati alla guida di un partito che un domani potrebbe – speriamo più tardi possibile – tornare al governo dell’Italia.

Chi ha dubbi sulla matrice terroristica di quegli anni bui è bene che se ne stia a casa a leggere qualche libro.

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