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Politica
La Lega, Bossi e sbarco al Sud. Botta e risposta sulla svolta di Salvini

Caro Aldo Cazzullo, 


D’Alema dixit: «Io non partecipo alla criminalizzazione del M5S anche perché è senz’altro più preoccupante la deriva neofascista della Lega». Il nemico di Renzi — in passato, lo fu di Occhetto, Veltroni e Prodi — è certo che il Carroccio di Salvini, che cerca consensi nella «Terronia», di bossiana memoria, sia più pericoloso dell’epoca in cui il Senatùr arringava le camicie verdi sulla secessione? Oggi Salvini approva la linea di Minniti anti-immigrati, ma non criminalizza tutto il Sud. E contende a Forza Italia il voto dei moderati, imbarcando la legale di Andreotti, Giulia Bongiorno. 
Pietro Mancini

 

Caro Pietro, 

Resta il fatto che la Lega di Salvini è, profondamente, diversa dalla Lega di Bossi. La differenza non è solo nei personali sentimenti antifascisti del Senatur, che sfidò i fischi, presentandosi a Milano al corteo del 25 aprile 1994, meno di un mese dopo la grande vittoria del centrodestra. All’epoca, la Lega era saldamente radicata nelle valli lombarde e nella provincia veneta, meno a Milano e a Venezia, meno ancora in Piemonte e Liguria, poco in Emilia. Ed era assente altrove. I suoi militanti erano animati da spirito antiromano e antimeridionale. Soprattutto, la Lega aveva, alla sua destra, una forza attorno al 15%, Alleanza nazionale, che ora non esiste più. 
Al di là delle simpatie di Salvini, che in passato si inventò comunista padano, per poi flirtare con CasaPound, dietro la sua svolta c’è un ragionamento politico. La crisi economica e l’allarme migranti hanno aperto, anche nel Mezzogiorno, un ampio spazio a destra, che il piccolo partito di Giorgia Meloni e il Berlusconi neomoderato, alleato della Merkel, non possono colmare.

 Inoltre, le secessioni in Europa sono fallite tutte, dalla Scozia alla Catalogna; non si vede come potrebbe riuscire quella lombarda, che i lombardi, per primi, non vogliono. Ovviamente, i napoletani non hanno dimenticato l’antimeridionalismo della Lega: non basta un selfie con il calciatore del Napoli, Lorenzo Insigne, per risalire la corrente. 
Una Lega Sud, prima o poi, nascerà, ma non come sottoprodotto dell’ex Lega Nord. Però, anche solo quel 3 o 4%, che Salvini prenderà a Napoli (in Sicilia già l’ha preso alle regionali), sarà significativo: partendo da zero, sono tutti voti in più. 

Forza Italia è legata alle sorti del suo leader; queste elezioni sono, per Salvini, una scommessa sul futuro. Se però il distacco da Berlusconi fosse troppo netto, allora Maroni e lo stesso Bossi guideranno la rivolta interna, all’insegna della questione settentrionale. Che è lì, intatta, a cominciare dal peso eccessivo del fisco e della burocrazia.

Aldo Cazzullo

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