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Politica
Lega, cresce la rabbia della base nordista per la mancata autonomia. Salvini..

Niente da fare. La Lega, almeno quella del suo segretario Matteo Salvini, ha definitivamente detto addio all'epoca del federalismo e della Padania libera e indipendente da celebrare sul fiume Po. Il leader del Carroccio aveva promesso con un'intervista ad Affaritaliani.it che il via libera tanto sospirato all'autonomia regionale per le Regioni del Nord sarebbe avvenuto entro l'inizio dell'estate che, calendario alla mano, vuol dire il 21 giugno.

Ieri sera, con ben 4 giorni di ritardo, il Consiglio dei ministri ha sancito l'ennesimo clamoroso rinvio, con il Movimento 5 Stelle che non solo ha opposto resistenza sui tempi (considerati troppo veloci) dell'iter messo a punto dalla ministra Erika Stefani ma ha di fatto bocciato l'intero impianto del provvedimento. La vecchia Lega di Umberto Bossi e di Gianfranco Miglio avrebbe come minimo fatto cadere il governo (ma forse già da mesi e non ieri sera), quella del ministro dell'Interno sovranista che prende oltre il 20% al Sud nicchia, usa parole di circostanza e si dice fiducioso che a breve l'ok del Cdm arriverà.

Stesse parole usate a novembre 2018, poi a gennaio 2019, poi a marzo, ad aprile, a maggio e chissà per quanto tempo. D'altronde i tre temi chiave del leader leghista, quelli sui quali è pronto a far cadere il governo Conte, sono la flat tax, l'immigrazione-sicurezza e la contrapposizione con l'Unione europea. Quanto sta accadendo con la nave ong Sea Watch è eloquente.

Pochi minuti dopo la decisione della ong tedesca di forzare il blocco ed entrare nelle acque territoriali italiane, Salvini organizza in fretta e furia uno dei tanti live Facebook per dichiarare guerra alla capitana "sbruffoncella" della Sea Watch dicendosi pronto a schierare la forza pubblica per bloccare lo sbarco dei migranti. Un linguaggio duro, netto, forte che viene utilizzato anche per difendere lo choc fiscale e per tenere il punto con Bruxelles. Esattamente tutto il contrario dell'atteggiamento da democristiano anni '80 che il leader del Carroccio ha sull'autonomia regionale, che, evidentemente (e sono i fatti a dimostrarlo), non è tra le priorità.

Il tutto con buona pace dei Governatori del Nord Luca Zaia e Attilio Fontana, i quali, forti del voto popolare nei referendum sull'autonomia, alzano la voce e parlano di "delusione per il comportamento dei 5 Stelle" e di "stop alle prese in giro". Ufficialmente i due Governatori confermano la fiducia in Salvini ma, dietro le quinte, è sempre più forte e crescente il malessere dei duri e puri, dei vecchi leghisti veneti e lombardi per il governo e per il partito e il suo leader che non difendono abbastanza una riforma che, in teoria, è nel dna della Lega.

In certe zone come le province di Vicenza e Treviso in Veneto e le valli bergamasche e bresciane in Lombardia monta il malessere tra i militanti leghisti. Molti puntano il dito contro il M5S troppo 'sudista' ma qualcuno inizia a mettere in discussione la svolta nazionale di Salvini. O il ministro dell'Interno e vicepremier trova rapidamente la quadra per dare una risposta al Nord ex padano o rischia un'implosione al proprio interno. Ma per ora il segretario leghista pensa a combattere la Sea Watch e sull'autonomia... "vedremo di risolvere i problemi burocratici". Vallo a spiegare ai duri e puri del lombardo-veneto...

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