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Politica
Lega, nuovo simbolo senza Nord con Salvini Premier: il partito cresce e cambia

LEGA: IL NUOVO SIMBOLO DI SALVINI PREMIER. ECCO COSA C'È DIETRO LA LEGA CHE CRESCE

 

 

Nella terra della Lega senza il “Nord” sono giovani, arrabbiati e circondati i nuovi militanti della Lega di Matteo Salvini, la generazione che si appresta a sostituire in Parlamento la vecchia guardia di Umberto Bossi.

Secessione, Padania, Roma ladrona, Parlamento del nord non sono parole d'ordine, sostituite invece da termini come radici, lotta all'immigrazione clandestina, “prendersi cura dei nostri vecchi”, giù le tasse, “non lasciare l'Italia”, patria e partite iva.

Nelle scorse ore il Consiglio Federale del Carroccio ha sancito formalmente il salto, presentando il nuovo simbolo elettorale: Accanto alla parola Lega non ci sarà più la dicitura "Nord". Viene aggiunto lo slogan “Salvini premier” con al centro il tradizionale Alberto da Giussano.

Il miracolo di Salvini dopo lo scandalo Bossi-Belsito del 2012, portare un partito praticamente in frantumi dal 2% al 15% ha azzittito soprattutto le vecchie leve contrarie al cambiamento a trazione italiana. Ma oltre lo scandalo è successo qualcosa che ha prosciugato la vecchia vena del movimento. Qualcosa che lo scandalo ha solo fatto esplodere.

 

LA LEGA INAUGURA LA NUOVA SEDE DI REGGIO EMILIA

 

Un'occasione per immergersi in questa Lega è l'inaugurazione del 20 dicembre della nuova sede di Reggio Emilia, al numero 69 del quarto piano del vialone Giuseppe Turri. L'unica di proprietà del partito, insieme alla storica sede di via Bellerio a Milano, e voluta dal segretario dell'Emilia Romagna, l'avvocato Gianluca Vinci.

Si trova nel quartiere ferroviario, sporco e dismesso, dove incroci per lo più gente di pelle nera, spesso giovani ciondolanti con in testa il cappellino da rapper e la borsina da viaggio in spalla. Sembrano immigrati sbandati in cerca di un rifugio. Un'altra generazione ancora, rispetto a quella dei migranti economici che in Emilia sono rimasti fuori dai cantieri delle imprese locali. La provincia di Reggio Emilia è una delle più colpite dalla crisi e il collasso dei tre colossi cooperativi dell'edilizia, Unieco, Coop Sette e Cooperativa muratori Reggiolo ha dato il colpo di grazia all'indotto, principale bacino del lavoro immigrato.

Riconosco la sede dai blindati della polizia posizionati all'ingresso, battezzato dalla vernice dei Centri sociali in mattinata. Quando arrivo una piccola folla di simpatizzanti è accalcata al piano terra. Il segretario cittadino Pietro Menozzi mi fa visitare la struttura, 7 stanze in 140 metri quadri. “Mi sono avvicinato alla Lega da pochi anni”, - racconta - “Qui tutto il mondo artigiano è stato raso al suolo. Non c'è lavoro. Noi siamo tutti volontari. Lo facciamo perché crediamo si possano cambiare le cose per non andare via dall'Italia. E non c'è nessun vantaggio ad essere leghisti nell'Emilia rossa: non lavori con le Pubbliche Amministrazioni e ti trattano come un appestato. E poi siamo circondati. Ma l'ha visti quanti neri ci sono in giro!? Quelli si vendono a niente”.

Altri blindati ci aspettano al ristorante Il Faro. All'ingresso si sta ordinati in fila. Tutto è molto organizzato e ognuno paga i suoi 20 euro per il pranzo. I tavoli sono pieni soprattutto di ragazzi molto giovani che parlottano mentre Salvini passa, stringe mani, si fa un selfie, parla di cosa faranno se vincono le elezioni. Sono piccoli esercenti, professionisti, artigiani, quello che resta delle vecchie partite iva. Tanti ragazzi, quelli che 10, 20 anni fa votavano a sinistra, sembrano essersi spostati, convinti che per frenare il declino irreversibile del Paese la concretezza stia da queste parti.

Luca Vecchiettini, 19 anni di Pianoro, provincia di Bologna: “Neanche sapevo chi fosse Salvini ma il messaggio che da lo sento mio. La globalizzazione uccide il nostro territorio e la nostra identità, gli stessi valori della costituzione”. Parola quasi risorgimentali che mai avresti sentito in bocca ad un leghista anni fa.

“Poche pugnette”, mi urla Sandro un pensionato che mi riconosce, “non stiamo qui a rollarci le canne, a pensare alla Tav e a cantare Bella Ciao mentre la nostra terra muore. Urlano tanto allo spauracchio del fascismo ma qui viviamo gomito a gomito con la 'ndrangheta”.

Alessandra Basso è invece un avvocato di Bologna: “Non c'è mai niente per i nostri vecchi. Io sto qui perché credo si debba fare qualcosa anche per loro. C'è gente che dorme in macchina e nessuno ci bada. La Boldrini dice che non facciamo più figli. Ma dai alle famiglie i 35 euro al giorno che diamo alle cooperative per gestire gli immigrati e vedi come li fanno i figli (sarebbero 1050 euro al mese per ogni figlio, ndr)! Viviamo in un Paese senza legalità e giustizia”. E il nome della Lega senza il “nord” come lo vede? Lei: “Sono contenta. Credo in valori come la patria e la secessione è anacronistica”.

Il clima in sala è di grande attesa. Parte oggi la campagna elettorale 2018. Vinci: “I tanti Comuni che sono diventati nostri alle ultime amministrative in Emilia mostrano che siamo il cambiamento. E la campagna elettorale inizia da qui”. É al tavolo centrale ad aspettare Salvini. Con lui il coordinatore di Bologna Carlo Piastra e Armando Siri, il responsabile economico. Trovo un posto di fianco a Stefano Ruozzi ex consigliere comunale di Rubiera e mi siedo. Una volta non sarebbe successo ma con grande naturalezza ci mettiamo a parlare di 'nrdrangheta come un fattore dirimente per Reggio Emilia. “Per anni ci hanno raccontato palle, l'Emilia rossa e la buona amministrazione, e vedi come siamo finiti”, dice rammentando il processo Aemilia che si sta tenendo contro i clan.

Manca in sala Catia Silva di Brescello, impegnata con l'alluvione che ha sommerso il paese di Don Camillo e Peppone. E' grazie a lei che nel 2016 hanno commissariato il Comune per il radicamento del clan Grande Aracri di Cutro. Qui tra i leghisti è una specie di eroina. Minacciata di morte, vive, senza scorta, con la pressione perenne che i cutresi le sparino, la buttino fuori strada in auto o la carichino su un furgone per farla sparire, come già hanno tentato di fare. Amici e parenti le guardano le spalle e quando c'è un evento le fanno da scorta. Ma è una leghista, quindi anche se lotta contro la mafia è un problema, non è ben accetta, anzi non esiste. Perché l'antimafia in Italia deve essere un brand di sinistra.

Salvini: “Bisogna sequestrare i patrimoni di questi signori. E' l'unico modo per distruggerli. E' uno dei nostri temi. Come creare lavoro, mandare in pensione chi ha lavorato 40 anni e la flat tax al 15 % per tutti”. Si alza e prende la parola: “Dovete convincere più persone possibili perché se non si va al governo e si cambia questo Paese non so quanti reggiani ci saranno ancora qui alla prossima tornata elettorale.” Poi con voce roca racconta dell'ultimo emendamento che si vuole approvare in parlamento, per agevolare fiscalmente le assunzioni di immigrati nelle cooperative. “Non abbiamo capito niente. Con tutti i disoccupati e le imprese che chiudono dovevamo aprire una bella cooperativa di tipo B, per fare i soldi”. Boato dei militanti.

Altri selfie, baci e abbracci e il leader del nuovo risorgimento leghista riparte per Roma. Perché o si fa di nuovo l'Italia o si muore.  

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