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Politica
Lega, Pontida della svolta. Salvini sposta la battaglia in Europa

Per chi di Pontida ne ha vissute tante, fin dagli anni '90, quella del 2018 è stata sicuramente quella della svolta. Non tanto e non solo per la Lega al governo dell'Italia, con Matteo Salvini ministro dell'Interno e vicepremier e Giancarlo Giorgetti sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Sullo storico prato nelle prealpi bergamasche va in scena un mix tra vecchio e nuovo. Un mix fatto di bandiere della Padania e Sole delle Alpi e di militanti leghisti che arrivano dal Centro e dal profondo Sud. I gazebo questa volta rappresentano non solo le Regioni della Padania, ormai cara solo a Bossi e ai bossiani, ma si passa dalle Marche alla Liguria, dal Lazio alla Sicilia, dalla Puglia al Veneto. Ognuno con i propri prodotti tipici, dal vino al salame, dalla focaccia ai dolci, nel pieno rispetto del motto salviniano 'uniti nelle diversità'.

Il segno del cambiamento di un'era arriva subito con il primo intervento dal palco. A prendere la parola è un emozionatissimo Andrea Crippa, responsabile dei giovani leghisiti. Propri così, e mai la semantica fu più determinante per capire la svolta, i giovani padani hanno lasciato il posto ai giovani leghisti. E anche se il Leone di San Marco, simbolo della fierezza veneta osannata da un applauditissimo Luca Zaia, sventola imponente nel centro del pratone, camminando tra i gazebo è facile ascoltare dialetti non proprio padani e incontrare militanti con la scritta 'Viterbo' o 'Salento'. La Lega della Pontida 2018 è ormai matura e consapevole delle responsabilità, dell'onere e dell'onore di governare il Paese. Ma non dimentica le origini.

Salvini cita Gianfranco Miglio, ideologo del federalismo, e i Governatori Zaia e Fontana difendono a spada tratta l'autonomia regionale che intendono conquistare a breve, sulla scia dei referendum autonomisti dell'ottobre 2017, grazie anche alla bella ministra Erika Stefani che si aggira per il prato con un sorriso sincero e rassicurante. Ma ormai il cuore e la testa della nuova Lega non stanno tanto a Roma quanto a Bruxelles. E a spiegarlo bene è Giorgetti che prende la parola prima del segretario per un brevissimo ma intenso intervento. Il senso politico è chiaro: se vogliamo vincere la battaglia finale dobbiamo cambiare questa Unione europea delle élite, della finanza e delle banche.

E infatti Salvini declina il discorso politico della mente del Carroccio parlando delle elezioni europee del maggio 2019 come di un referendum tra popolo ed élite e annunciando che la Lega si metterà alla testa di un movimento transanzionale che si pone come obiettivo proprio quello di far saltare gli attuali equilibri di Bruxelles e Strasburgo. E gli alleati non mancano a Salvini. Dalla storica Marine Le Pen in Francia all'Fpo in Austria, passando per Orban in Ungheria e per i movimenti sovranisti in Olanda e in Germania. La parola d'ordine non è più usciamo dall'euro e dall'Ue ma rivoluzioniamo il sistema dall'interno. La capodelegazione della Lega all'Europarlamento Mara Bizzotto fa un intervento tutto urlato per spiegare che vomitevole è Macron e non il governo italiano e che se Francia e Germania amano così tanto i clandestini è ora che se ne prendano un po'.

E non a caso Salvini conclude, emozionato, il suo intervento con il giuramento di non mollare e di combattere fino alla fine finché questa Europa non sarà stata cambiata. Autonomia, Legge Fornero, legittima difesa, aiuto alle famiglie soprattutto quelle con disabili (solo per fare qualche esempio) restano punti importanti del progetto leghista, ma con questa Pontida la vera sfida si sposta sul piano europeo. Non un'Italia isolata, come la dipingono dal Pd, ma un'Italia a guida leghista che si metta alla testa del processo di cambiamento dell'Ue. Un'Europa basata sui popoli, sulle persone e sui loro bisogni. La rivoluzione del sorriso, come ripete il segretario-ministro dell'Interno quando evita di polemizzare con Saviano & C. e afferma 'lasciamo l'odio agli altri'.

Politicamente la Lega conferma la collaborazione al governo con i 5 Stelle, che si sono dimostrati seri e affidabili (ripetono all'unisono), ma allo stesso tempo tiene aperto il cantiere del Centrodestra. Non a caso Giovanni Toti, Governatore forzista della Liguria, è stato molto applaudito nel suo intervento che ha preceduto uno degli idoli leghisti, Massimiliano Fedriga. E a molti non è sfuggita una bandiera di Forza Italia orgogliosamente sventolata da un signore sulla cinquantina appena sotto il palco.

Insomma, una Lega che ha dimenticato i cori bossiani 'Padania libera' e i toni spessi eccessivi contro i governi del Pd. Una Lega determinata e consapevole di avere in mano la possibilità concreta di cambiare l'Italia e l'Europa. Ma le parole vanno dosate bene, vietato sbagliare. E la ressa di giornalisti che inseguiva Salvini sotto il palco dimostra come l'attenzione sia tutta sulla Lega. Per questo motivo va evitato anche il minimo errore di comunicazione.

Alla fine Pontida è sempre la stessa, tra birra gelata a 2 euro, salsicce squisite a 2,50 euro, code per i bagni ecologici e poche forze dell'ordine tranquilissime che spesso fraternizzano con i militanti leghisti. Ma un altro segno della svolta arriva alle 11.10 quando nel prato entra una coppia di colore, uomo e donna sui 45 anni, con la bandiera della Lega (e non sono parenti del senatore italo-nigeriano Tony Iwobi). E' proprio vero, la Lega non è più quella della Padania, del dio Po e dei baluba delle valli.

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Tags:
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