Lega, Salvini: chi sale e chi scende con la svolta nazionale. Tutti i nomi
Così cambia la mappa del potere nella Lega
La svolta nazionale della Lega, confermata da Matteo Salvini a Ponte di Legno, modifica la mappa del potere in Via Bellerio. Al di là del cambio del nome e del simbolo elettorale, Lega dei Popoli resta l'ipotesi principale in vista delle Politiche, attorno al segretario federale si sta formando una squadra di volti (solo in parte nuovi) che stanno sostituendo la vecchia guardia leghista.
Il braccio destro di Salvini è sicuramente Giancarlo Giorgetti, il vice-segretario che parla poco con la stampa ma che conta moltissimo e che è il principale artefice di tutte le trattative con gli altri partiti, dalle alleanze (Berlusconi, Meloni, Fitto etc...) fino alla legge elettorale. Il segretario si fida ciecamente di Giorgetti (che molti ormai chiamano il Tatarella della Lega) tanto che se dovesse davvero andare a Palazzo Chigi lo farebbe sicuramente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
In ascesa ci sono poi i due capigruppo in Parlamento, fedelissimi di Salvini, Massiliano Fedriga e Gian Marco Centinaio. A Palazzo Madama sono salite le quotazioni di Raffaele Volpi, senatore bresciano scelto dal leader per l'organizzazione di NcS al Centro-Sud. Sicuri di essere ricandidati alle prossime elezioni anche Stefano Candiani, la veneta Erika Stefani, Silvana Andreina Comaroli, Jonny Crosio e Sergio Divina. In bilico la ricandidatura di Roberto Calderoli, forse troppo legato al passato bossiano. Quasi certamente resterà fuori dalle liste il presidente del COPASIR Giacomo Stucchi, bergamasco, che non ha mai avuto un particolare feeling con il segretario federale.
A Montecitorio, Fedriga a parte, salgono le quotazioni di Nicola Molteni, avvocato, che potrebbe avere un ruolo importante in un eventuale governo Salvini. Il vice-capogruppo Gianluca Pini, leader del Carroccio romagnolo, dovrebbe essere ricandidato nonostante il suo appoggio a Gianni Fava alle scorse primarie leghiste. Tra i fedelissimi di Salvini si segnalano Cristian Invernizzi, Angelo Attaguile e Marco Rondini. Ricandidatura sicura per Paolo Grimoldi, leader della Lega Lombarda e molto impegnato sul referendum autonomista di ottobre. Da valutare la posizione di Davide Caparini, anche lui della vecchia guardia e da molti anni in Parlamento.
Tra i salviniani parlamentari in pectore figurano il leader in Liguria Edoardo Rixi, il consigliere comunale di Milano Alessandro Morelli, il presidente del Consiglio regionale veneto (fedelissimo di Luca Zaia) Roberto Ciambetti, il lombardo Stefano Bolognini, l'europarlamentare e vice-segretario federale (insieme a Giorgetti) Lorenzo Fontana e il responsabile Dipartimento Sicurezza e Immigrazione, l'italo-nigeriano Tony Iwobi.
"Rottamata", per usare un termine renziano, la vecchia guardia. Fuori quindi Mario Borghezio (che alle prossime Europee quasi certamente non verrà ricandidato), il trentino Erminio Boso, alcuni dirigenti ancora vicini a Roberto Maroni, e soprattutto lo stesso Umberto Bossi. Pare proprio che Salvini e Giorgetti abbiano deciso che per il Senatùr, durissimo contro la svolta sudista e nazionale del segretario, non ci sia più posto nelle liste elettorali della nuova Lega.