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Politica
Legge elettorale, proporzionale? No. Ecco come si voterà e perché

Legge elettorale, fino alle Comunali e ai referendum (giugno) non se ne parlerà nemmeno


Niente da fare. Chi sperava di modificare la legge elettorale in senso proporzionale in vista delle elezioni politiche del 2023, vista la disintegrazione delle coalizioni sulla partita del Quirinale, resterà deluso. Al 99,99% si andrà alle urne con l'attuale sistema, il Rosatellum che prevede un terzo di maggioritario-uninominale e due terzi di proporzionale. Per il momento il Partito Democratico, primo sponsor della riforma, resta sottocoperta considerando che l'emergenza oggi sono i dossier economici, primo fra tutti quello del caro-bollette.

Ma è opinione diffusa in tutti i partiti rappresentati in Parlamento che è praticamente impossibile cambiare la legge elettorale. Il motivo principale è che si tratta di un tema estremamente divisivo: la Lega resta contraria al proporzionale, così come Forza Italia (anche se il partito guidato da Silvio Berlusconi è diviso e potrebbe cambiare idea), e quindi sarebbe impossibile per il premier Draghi metterà la fiducia sul nuovo testo, pena una clamorosa frattura nell'esecutivo. E senza fiducia, fanno notare molti deputati, i numerosi voti segreti trasformerebbero l'iter in Parlamento in un Vietnam che rischierebbe di terremotare la maggioranza mettendo a serio rischio l'azione del governo su altri dossier chiave per il Paese.

Non solo, il nascente centro, attualmente formato da Matteo Renzi e Giovanni Toti, non ha alcun interesse al passaggio al sistema proporzionale, anche se in teoria si potrebbe immaginare l'esatto opposto. In primo luogo perché per far nascere il terzo polo servono anche il primo e il secondo, altrimenti le elezioni politiche diventano come le Europee dove ognuno corre per sé. In secondo luogo, ed è il motivo principale per cui Renzi e Toti non ha alcun interesse a modificare il Rosatellum, è che se il Pd si allea, e si schiaccia, sul Movimento 5 Stelle, e contestualmente Forza Italia si allea, e si schiaccia, su Lega e Fratelli d'Italia, gli elettori moderati Dem e azzurri sono molto più aggredibili (in termini di offerta politica) da un centro moderato, liberale ed europeista.

Per il centro meglio quindi tenere l'attuale legge, pur sapendo di non vincere in nessun collegio (ma i due terzi di deputati e senatori sono eletti con il proporzionale), che virare verso un sistema che lascia le mani libere a Pd e Forza Italia serrando le fila dei loro rispettivi elettorati. Un calcolo politico sottile e raffinato ma che sarà determinante per evitare il cambio della legge elettorale. In ogni caso, almeno fino alle elezioni comunali e ai referendum, probabilmente ai primi di giugno, non si parlerà nemmeno di questo argomento. E poi mancheranno solo sei mesi allo scioglimento delle Camere.

Presumibilmente nel 2023 andremo alle urne con l'alleanza Pd, M5S, Calenda-PiùEuropa e quello che resta di LeU da un lato, con il Centrodestra che in qualche modo si rimetterà insieme e con un centro che al momento parte da Renzi e Toti ma che punta ad allargarsi in vista del voto. E soprattutto punta al pareggio...

 

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