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Politica
Leopolda, Renzi rilancia la “questione cattolica”? Il blocco anti Salvini

La “contromanovra” anti governativa di Renzi-Padoan lanciata ieri nell’affollata apertura della Leopolda numero 9 perché il “Il Paese rischia l’osso del collo” è, al di là del discutibile merito, una furbata ad uso interno, in vista della resa dei conti finale del Pd, il prossimo febbraio. La ricetta “dei miracoli” dell’ex ministro dell’Economia dei passati governi Renzi e Gentiloni ha il sapore di minestra riscaldata, voluta dall’ex segretario Pd ed ex premier per dare dignità culturale e sostanza politica a una convention pro domo sua, ad uso propagandistico e mediatico. Il Pd, attraverso Maurizio Martina, ha già presentato lo scorso settembre una sua “contro finanziaria” per “l’equità e la crescita” e la manovra ombra della Leopolda non pare tenerne conto togliendo così ulteriore credibilità al partito stesso, al suo segretario, all’intero gruppo dirigente. E’, insomma, l’ennesima prova che per Matteo il Pd o è “suo” o non c’è. Ai 4000 presenti alla Leopolda e agli 8.500 iscritti (il doppio delle edizioni precedenti) poco importa del pugno di foglie secche raccolte dopo anni dal Pd e dai suoi governi, tanto meno interessa l’analisi politica sulle pesantissime e ripetute sconfitte elettorali nonché sulle cause dello stato di crisi generale dell’Italia. Per l’ex “rottamatore” il governo è formato da incapaci e non ha vita lunga, irridendo e bollando duramente Di Maio e Salvini. E giù applausi in una Leopolda dove s’accalcano non solo i fan di Matteo ma quanti nel Pd o grazie al Pd hanno ancora uno scampolo di potere. Fanno quadrato e sperano nel loro Matteo, inteso come l’ultima scialuppa cui aggrapparsi per non affondare. Il futuro non promette niente di buono. I sondaggi elettorali in vista delle elezioni europee di maggio 2019 sono plumbei, da tregenda per il Pd e per la sinistra, con un gran salto in avanti per Matteo Salvini e la sua Lega. Non è solo una questione nazionale. I socialisti europei sono dati in caduta libera e lo stesso Ppe crolla dal 32 al 25 per cento. Se queste cifre verranno confermate dalle urne, i due grandi gruppi “storici” su cui poggia l’attuale assetto politico-istituzionale europeo rischiano di essere confinati complessivamente sotto il 50% dei voti lasciando campo libero ai partiti – più o meno inediti – cosiddetti populisti, sovranisti ecc. Quel che oggi c’è a sinistra (Pd e dintorni) e a destra (Forza Italia&C) è logorato, non regge allo scontro in atto: mancano idee e uomini credibili e capaci di una svolta che interpreti la realtà e le aspettative e i bisogni della gente. Chi oggi, in Italia e fuori, rappresenta a sinistra e a destra il riformismo, il moderatismo, il popolarismo, è stato già bocciato alle urne in quanto espressione del “vecchio”, dell’establishment, dei poteri forti, quando non tacciato di “tradimento”, quindi non è riproponibile perché non è credibile. Dov’è il nuovo, dove sono le nuove leadership? In questo quadro Renzi tenta il rilancio di se stesso avviando a zig-zig un nuovo progetto politico di matrice europeista, neo centrista-liberal riformista, con i cattolici democratici in prima fila. Se il Partito democratico sarà lo strumento per questo progetto, bene, altrimenti fuori, se ne farà un altro, agendo per gradi. Da qui il primo tassello, l’idea della costituzione dei “comitati civici” pro Europa contro il pericolo “gialloverde”. Un replay riveduto e corretto di quanto fatto nel 1948 dalla Dc con Luigi Gedda - dopo l’Ok del Vaticano - per vincere quelle elezioni decisive e fermare il blocco della sinistra egemonizzato dal Pci. Insomma, per Renzi solo un nuovo “blocco” non di sinistra può fermare Salvini e i “gialloverdi”, esattamente come il “blocco” democratico e cristiano fece saltare il Fronte popolare. Comitati civici che potrebbero anche evolversi in vero e proprio partito, non escludendo una alleanza con lo stesso Pd o di quel che resta. Qui si innesca la “questione cattolica”, o meglio, il tema della presenza dei cattolici in politica, nella seconda Repubblica sparsi nei vari partiti, per lo più “ospiti” in casa d’altri. Non è la ricostituzione tout-court della DC ma, sulla base di valori e programmi condivisi, la proposta di un nuovo percorso con un “patto per il bene comune” in alternativa al “contratto di governo” del M5S e Lega. Indietro non si torna. Ma niente in politica è immobile. Se c’è lo spazio, prima o poi qualcuno lo copre. Lo spazio c’è. Renzi può anche avere il giusto intuito di coprirlo. Ha la statura del politico e dello statista? Qui casca l’asino. Alla Leopolda, sotto i riflettori, si parlerà d’altro. Ma Renzi, questo progetto, c’è l’ha già scritto in tasca.

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