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Politica
“Lo staff di Trump pagò ex politici Ue”. Spunta il nome di Prodi

L’ex capo della campagna elettorale di Donald Trump, Paul Manafort, pagò in segreto a un gruppo di ex alti politici europei oltre 2 milioni di euro per fare lobby in favore dell’allora presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovych sostenuto dalla Russia. È quanto sostengono i procuratori Usa. Secondo le accuse, depositate presso una Corte federale di Washington dal super procuratore per il Russiagate Robert Mueller, Manafort avrebbe invitato il cosiddetto Gruppo Hapsburg di ex politici europei a «prendere posizioni favorevoli verso l’Ucraina, anche tramite lavoro di lobbying sugli Stati Uniti».  

Il gruppo, che ha operato dal 2012 al 2013, era gestito da un «ex cancelliere europeo» del quale non viene fatto il nome, che insieme ad altri membri del gruppo fece lobbying su parlamentari Usa e funzionari della Casa Bianca, sostiene l’accusa, secondo cui doveva «sembrare che fornissero la loro valutazione indipendente delle azioni del governo dell’Ucraina, mentre in realtà erano lobbisti per l’Ucraina pagati». Manafort, 68 anni, dalla squadra che indaga sul Russiagate è stato accusato di riciclaggio di denaro, frode fiscale e frode bancaria, in relazione al lavoro che ha svolto dal 2006 al 2014 per Yanukovych.  

I media austriaci - si legge su http://www.lastampa.it - riportano che l’ex cancelliere europeo in questione era Alfred Gusenbauer, leader del Paese dal 2007 al 2008. Oggi Gusenbauer, parlando all’Austria Press Agency (Apa) e alla radio pubblica austriaca, ha negato di avere svolto lavori di lobbying, aggiungendo di non avere mai sentito parlare del Gruppo Hapsburg. «Ho incontrato Manafort due volte penso...ma non avevo niente a che fare con le attività di Paul Manafort in Ucraina né con il Partito delle regioni di Yanukovych e con le sue attività negli Usa», ha dichiarato Gusenbauer, 58 anni, alla radio Oe1.  

Yanukovych è stato presidente dell’Ucraina dal 2010 fino a quando è stato cacciato nel 2014 con rivolte popolari. A quel punto Manafort smise di lavorare per lui, tornando alla fine negli Stati Uniti, e nel 2016 si unì alla campagna elettorale di Trump per le presidenziali. Sostenuto da Mosca, Yanukovych era allora guardato con sospetto in gran parte dell’Europa per la sua posizione pro Russia e le diffuse accuse di corruzione. Si ritiene che ci fosse lui dietro il ritorno politico spettacolare di Yanukovych dopo che le enormi proteste del 2004 ribattezzate Rivoluzione arancione ribaltarono la sua vittoria macchiata da accuse di brogli. Con l’aiuto di Manafort, il Partito delle regioni di Yanukovych vinse le elezioni parlamentari nel 2006 e nel 2010, battendo la rivale Yulia Tymoshenko alle presidenziali.   

Gli alleati di Yanukovych sostengono che l’esperto stratega politico Manafort abbia avuto un’enorme influenza su di lui. Il magazine Atlantic ha riportato che i due avevano sviluppato «un rapporto altamente personale». Yanukovych vive attualmente in Russia ed è ricercato in Ucraina per alto tradimento. Il Gruppo Hapsburg doveva «agire informalmente e senza alcuna relazione visibile» con il governo ucraino, si legge in un memorandum scritto da Manafort a giugno del 2012. Nonostante l’ultima messa in stato d’accusa non incrimini Manafort per alcun reato specificamente legato al Gruppo Hapsburg, quelle attività sono state citate per mostrare che Manafort fece attivamente lavoro di lobbying per l’Ucraina e che avrebbe violato la legge non registrandosi come lobbista negli Stati Uniti. A Kiev, intanto, i procuratori ucraini fanno sapere che intendono collaborare con Washington su Manafort.

Tra i nomi che sono usciti c’è anche quello dell’ex premier Romano Prodi che si è affrettato a smentire: «Non ha mai preso parte a nessun tipo di attività segreta e tanto meno a gruppi segreti di lobby, né ha mai ricevuto compensi per questo tipo di attività». «In merito a quanto pubblicato su Politico.com - si legge nella nota diffusa dal suo staff - si ribadisce che il presidente Romano Prodi si è a lungo impegnato affinché potesse concretizzarsi un riavvicinamento dell’Ucraina all’Europa. Impegno che si è espresso in incontri preparatori e in numerose conferenze pubbliche, regolarmente retribuite, e approfonditamente preparate che si sono svolte in diverse capitali europee. È stato un impegno serio e corrispondente al ruolo politico di già Presidente della Commissione Europea. La sua attività è stata pubblica e quindi - sottolinea la nota - facilmente rintracciabile».

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