M5S, a Dibba e Fico il gioco delle parti. Suggestioni sulla spallata a Di Maio
Fico e Di Battista tengono costantemente sotto accusa l’ala governativa del M5S, facendo il controcanto al loro vice premier Di Maio
È il classico gioco delle parti, con Roberto Fico da Presidente della Camera e Alessandro Di Battista da filologo delle migrazioni mondiali che va girando per il globo, che tengono costantemente sotto accusa l’ala governativa del M5S, facendo il controcanto al loro vice premier Di Maio, onde evitare l’elettorato fugga in toto.
Il punto è questo, chi ama la linea della fermezza, della tolleranza zero contro i migranti, del braccio di ferro con Bruxelles, legittima difesa, ecc, ha un eccezionale interlocutore-comunicatore, una bestia sacra della interpretazione degli istinti come Matteo Salvini, dominatore assoluto della scena e degli argomenti, che da anni porta avanti con autenticità.
È logico che chi segua, ne risulti una patacca, una scimmietta ripetitrice e vuota. Quindi, ai grillini non resta che imbracciare il fucile dei diritti civili e sociali, spronando l’attività legislativa sulle tutele da licenziamento, la chiusura dei centri commerciali, il daspo per i corrotti, vitalizi, e quel reddito di cittadinanza che però tanto facilmente non partirà. Nessuna azione caudina, nessuna forca mediaticamente scintillante sinora sono riusciti a mettere a segno.
Passano in sordina, fare leggi non paga molto in termini di consenso, quando l’audience necessita un tono alto. I tempi dei V-Day sono finiti da un pezzo, e sicuramente Beppe Grillo è un istrione più in gamba di Di Maio. Che fare dunque? Se a destra non c’è spazio, se gran parte della base grillina tutto sommato apprezza il confine coriaceo del Viminale, non resta che tenere viva la bandiera di sinistra, quella che ha permesso di drenare la vecchia vacca grassa che un tempo rappresentava il PD. Tuttavia le vibrazioni del consenso, quando oscillano troppo, possono causare scosse telluriche.
Non dimentichiamoci che amicizie fraterne, patti inossidabili, in politica non esistono. Chissà che ad un certo punto l’ala adamantina e più intransigente non tenti la spallata giustizialista, una manovra per far saltare il banco ed abbracciare le lacrime boldriniane. A pensare male si fa peccato, ma spesso si azzecca.
Twitter @andrewlorusso
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