M5S e Lega divisi sui soldi ai partiti. Nuovo scontro sul ddl anticorruzione
L'emendamento dei relatori M5s faceva salire a 2.000 euro annui per soggetto l'obbligo di rendere pubblici i nomi dei donatori
Nuovo scontro sul ddl anticorruzione, questa volta sulle norme che riguardano partiti e movimenti politici. Il governo ha chiesto due volte un rinvio dell'inizio dei lavori delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera per trovare la quadra sulle modifiche agli articoli 7 e 8 del ddl. Ieri sera, con due diversi nuovi emendamenti, i relatori M5s avevano inserito un nuovo limite minimo alle somme dei privati destinate ai partiti, innalzandolo da 500 a 2000. Ora invece la maggioranza starebbe discutendo sulla possibilità di tornare alla somma originaria di 500 euro. In sostanza, la somma in questione riguarda la trasparenza dei contributi ai partiti e movimenti: l'emendamento dei relatori M5s faceva salire a 2.000 euro annui per soggetto l'obbligo di rendere pubblici i nomi dei donatori. Evidentemente ora c'è stato un dietrofront dei 5Stelle. In sintesi una nuova controversia dopo quella legata al blitz leghista sul peculato.
Tanto che il ministro Bonafede rivendica: "Adesso ci sarà trasparenza con la norma anticorruzione. Una trasparenza che riguarderà non soltanto i partiti ma anche le fondazioni e vari soggetti collegati ai partiti modo tale che non si può più aggirare il limite massimo di 500 euro in contanti. Questo è un accordo già raggiunto prima di portare l'atto alla Camera, quindi in consiglio dei ministri. La soglia è di 500 euro per le donazioni in contanti, sopra i 500 euro verrà tutto pubblicato online". Insomma, emendamenti azzerati. Si torna al testo originale.
Ora i deputati della Lega sono ora riuniti per decidere il da farsi. Mentre il Pd, per protesta, ha abbandonato i lavori delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Dopo una mattinata di rinvii, le commissioni erano nuovamente convocate alle 15, ma - riferisce il dem Gennaro Migliore - allo scattare dell'ora stabilita, il governo, con il sottosegretario Vittorio Ferraresi ha chiesto un ulteriore rinvio di 4 ore, con la riconvocazione delle commissioni alle 19. A quel punto, il Pd se ne è andato e non tornerà alla ripresa della seduta delle commissioni. "I pazienti colleghi rimasti in aula del Mappamondo di fronte all'ennesimo rinvio, stavolta di 4 ore, alle 19, hanno abbandonato: ad una farsa non si collabora. Ci vediamo in Aula da lunedì", ha detto il deputato dem Stefano Ceccanti.
Il nodo resta la norma sulla trasparenza dei contributi ai partiti: ieri i due relatori M5s avevano presentato due emendamenti di modifica sostanziale delle norme del ddl, andando incontro alle richieste della Lega. Ma poi, questa mattina, i 5 stelle hanno fatto dietrofront: nessuna modifica, si torna al testo originale, versione contrastata invece dai leghisti.
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