M5S, fronda anti-Di Maio. A rischio il taglio dei parlamentari
Voci di 40 assenti tra i pentastellati alla Camera
Mentre mancano poche ore al voto sulla riduzione dei parlamentari, gli occhi dei gruppi sono puntati sulle assenze tra i Cinque Stelle. Il 'numero magico', spiegano alla Dire fonti parlamentari, e' 40. Se la fronda contro Di Maio tra i pentastellati raggiungesse quella soglia, sarebbe il segnale che la riforma rischia di non passare. Per l'ultima votazione e' infatti prevista la maggioranza assoluta, di 316 voti. Con 40 assenti tra i grillini, i 3 voti contrari di Piu' Europa, e il fronte comune nel centrodestra (99 deputati di Forza Italia, 124 della Lega, 34 di Fratelli d'Italia) si arriverebbe a un potenziale di 300 deputati che potrebbero mancare al momento del voto. A questo punto basterebbe che negli altri gruppi (Pd, Leu, Italia viva, Misto) ci fosse un tasso di assenze fisiologico nelle votazioni in aula, per far mancare al taglio dei parlamentari la maggioranza necessaria di 316 voti.
Questo e' il calcolo che circola in queste ore in Transatlantico. Il M5s sta serrando le fila per assicurare al voto di oggi la presenza piu' ampia possibile dei 216 componenti il gruppo. Ma qualcuno ha gia' comunicato che non potra' esserci. Al gruppo M5s si stanno valutando le giustificazioni. In casa M5s la presenza in aula sara' in ogni caso un segnale in vista della riunione indetta per questa sera al Senato, per l'elezione del nuovo capogruppo. Tra i papabili uno dei capi dei revanscisti, Danilo Toninelli. Circolano inoltre le stime sulle possibili riconferme in Parlamento nel caso in cui scattasse il taglio dei 345 parlamentari. Una ricostruzione, non confermata da fonti Iv, prevede che il neo partito di Renzi, anche in caso di successo piu' roseo non riuscira' a portare in Parlamento piu' di 20 deputati. Oggi ne ha 25. La cosa potrebbe scoraggiare i parlamentari di altri gruppi dati in avvicinamento. Per loro meglio non votare il ddl che taglia i deputati.
Riforme: Muroni (Leu): non partecipo a votazione su taglio - "Non partecipero' al voto finale sul taglio dei parlamentari per una questione di coscienza personale": lo annuncia Rossella Muroni di Leu riferendosi alla votazione di questo pomeriggio nell'Aula di Montecitorio. "Non votero', rispettando pienamente il lavoro fatto dal mio gruppo, e in particolare dal capogruppo Federico Fornaro, che si e' impegnato perche' vengano posti i giusti contrappesi a questa riforma", sostiene, spiegando che il problema sta "nel fatto che non mi convince il percorso in due fasi che e' stato scelto. Spero che i gruppi parlamentari mantengano l'impegno a varare entro l'anno i contrappesi a questo taglio del numero dei parlamentari".
Sit-in di +Europa contro taglio parlamentari: Pd e Iv ci ripensino - Parlamentari e attivisti di +Europa sono scesi in piazza questa mattina, di fronte a Montecitorio, per protestare contro il voto finale, previsto in giornata, della riforma costituzionale che riduce drasticamente il numero dei parlamentari di Camera e Senato. Un'azione dimostrativa al termine della quale il segretario di +E, Benedetto Della Vedova, ha lanciato "un appello al Pd e a Italia Viva: si fermino, ci ripensino, a schiena dritta spieghino al Movimento 5 stelle che il taglio dei parlamentari si può fare ma non così. C'è ancora qualche ora - ha aggiunto - perché Zingaretti e Renzi ci ripensino". Il voto di oggi, a giudizio di Della Vedova, "non è una riforma ma un colpo di ghigliottina" sulla Costituzione, reso visibile in piazza da un cartellone di cartone che rappresenta proprio l'antico strumento per la decapitazione dei condannati a morte e che porta la scritta "non mutilate la Costituzione". L'esponente di +E rimpiange le "riforme serie" che però "non sono arrivate alla definitività perché sono state bocciate nel referendum". La sua denuncia è contro il Movimento 5 stelle: "A loro - ha osservato - del Parlamento non gliene frega niente, tant'è che dicono che sarà superato. A loro basta Rousseau". Nemmeno il "contesto" di riforme sottolineato dal Pd, cioè l'accordo per le altre modifiche costituzionali e regolamentari concordate all'interno della maggioranza parlamentare, ha convinto Della Vedova: "Le promesse sulle riforme che dovranno accompagnarla sono scritte sulla sabbia, è uno scempio", ha sostenuto. Il deputato Riccardo Magi ha contestato la ratio della nuova norma: "Con il taglio algebrico dei parlamentari - ha affermato - avremo semplicemente meno persone con più potere, e più potere ai capi partiti. Che poi ci sarà più efficienza nei lavori parlamentari è stato negato da tutti i costituzionalisti sentiti nelle audizioni". A giudizio dell'ex segretario di Radicali italiani la riforma "è una truffa demagogica, ed è da brividi vedere che ciò avviene con una Camera che vota in modo totalitario non balbetta nulla".
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