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Politica
M5s: "Il RdC non si tocca. Pronti alle barricate"
Claudio Cominardi 
Lapresse

La guerra al Reddito di cittadinanza, madre di tutte le battaglie e punta d’orgoglio in casa M5s, ormai non è più latente. Si combatte a viso aperto. Tra i maggiori ‘picconatori’ della misura ci sono senza dubbio Italia viva, Lega e Forza Italia. Non più tardi di ieri proprio il coordinatore di Iv Ettore Rosato su Affari l’ha bocciato senza appello: “Non è lo strumento giusto per aiutare le persone a trovare un lavoro e nemmeno per intervenire sul problema della povertà”. Anche Matteo Salvini, però, va giù pesante: “Dobbiamo dircelo una volta per tutte – ha detto nei giorni scorsi -: il Reddito di cittadinanza va dato a chi ha veramente bisogno per qualche mese, ma non può essere uno strumento di lavoro nero e di dissuasione al lavoro”. E non è che il ministro del Lavoro Andrea Orlando, espressione del Pd, poi difenda il Rdc a spada tratta perché il punto vero è, parole sue, “spacciare una perfettibile misura contro la povertà per quello che non è: un veicolo per trovare lavoro”. Conclusione? Secondo Orlando, “non va abolito, ma cambiato”.

Tutte prese di posizione che vanno di traverso ai Cinque stelle. Affaritaliani.it ne ha parlato con il deputato e tesoriere del Movimento, Claudio Cominardi, che da sottosegretario nel governo Conte 1 ha seguito tutte le tappe di approvazione della legge. Intervistato dal nostro giornale dice subito: “Il Rdc non si tocca. Siamo pronti alle barricate. Ma davvero c’è ancora qualcuno che non si rende conto di come questo strumento abbia disinnescato una vera e propria bomba sociale?”.

Cominardi, eppure il Rdc è circondato. Italia viva e Lega sono tra i principali oppositori di questo strumento.
Io sto ai numeri. L’Anpal ci dice che fino a oggi, nonostante la pandemia, su un milione di percettori occupabili (chiamati cioè a sottoscrivere il patto per il lavoro, ndr) la metà ha avuto la possibilità di avere almeno un contratto. Stiamo parlando dunque di un numero significativo dell’intera platea che è composta di persone che hanno la quinta elementare come titolo di studio, gran parte non è neppure automunita. Tutto questo è un miracolo. Il problema è la narrazione sbagliata che è si è voluta costruire intorno a questo strumento.

Intanto, si muovono critiche anche sull’efficacia del Rdc contro la povertà. Come replica?
Io vorrei solo ricordare che Forza Italia alle politiche del 2018 aveva proposto mille euro per tutti. Noi stiamo parlando di 500 euro che vengono dati e devono essere spesi quasi tutti nello stesso mese dell’erogazione. Rientrano quindi nel commercio di prossimità per aiutare chi è povero, ha bisogno di risorse per le cure, per mangiare e per vestirsi.

Il pressing per modificare la misura è forte. Separare il sostegno alla povertà dalle politiche attive potrebbe essere un modo per salvare il Rdc?
Ma questa separazione è già nelle cose. Se infatti un beneficiario che si presenta al colloquio non è potenzialmente ricollocabile, perché ai margini della società da molto tempo o perché soffre di dipendenze, non sarà tenuto a seguire un percorso di reintroduzione ma verrà indirizzato ai servizi sociali. Ecco perché ritengo che quello del doppio canale sia un falso problema. Si può discutere di tutto e rivedere ciò che non va. A patto però che prevalga la volontà di migliorare e non demolire il Rdc.

Soffermiamoci su ciò che non va, allora. A cominciare dalle politiche attive mai decollate.
L’articolo 117 della nostra Costituzione affida un ruolo centrale alle Regioni. La formazione è in capo a loro ed è qui che possono esserci dei miglioramenti. Anche alla luce del fatto che ci sono disparità da regione a regione. In alcune, per esempio il Veneto, i centri per l’impiego funzionano bene, in altre questo non succede.

Anche i navigator, tuttavia, non si sa che fine faranno. Dica la verità: li avete un po’ sulla coscienza?
Pure qui diciamo le cose come stanno: se mezzo milione di percettori ha avuto un contratto di lavoro, gran parte del merito è proprio dei navigator. Sono ragazzi con una grande professionalità, tutti con laurea magistrale e una media tra il 107 e il 108. Hanno portato a casa dei risultati e dovranno essere valorizzati. Nessuno si permetta di considerarli un incidente di percorso. Nelle politiche attive, dunque, va loro riconosciuta la specificità che hanno. Anche perché figure così nei centri per l’impiego non ce ne sono. Abbiamo prevalentemente amministrativi che andrebbero riformati.

Lei, oltre che membro della commissione Lavoro, è tesoriere del M5s. Anche se non è ancora stato ufficializzato, pure nel neo Movimento le toccherà tenere i cordoni della borsa?
Non mi interessa il futuro personale, ma quello del Paese. Certo, la fotografia di Grillo e Conte sorridenti a tavola è la migliore immagine che si potesse dare sia al Movimento e sia al Paese. Come forza di maggioranza relativa, infatti, più saremo coesi e più riusciremo a portare avanti le sfide future.

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