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Politica
M5S, prove di governo: la ricetta sul lavoro che si restringe

Sostegno del reddito, politiche attive, investimenti in ricerca e nella protezione dell’ambiente, promozione delle piccole e medie imprese, partendo dai 9 milioni di poveri e dai giovani frustrati. A dieci anni dal primo V-Day di Beppe Grillo, il M5S ha avviato le grandi manovre di governo. E la strategia per evolvere e innovare il lavoro nel prossimo decennio, mettendo al centro il capitale umano, occupa certamente un posto importante.

Claudio Cominardi, membro della Commissione Lavoro del M5S Camera, con Affaritaliani.it fa il punto dei due giorni di intenso dibattito, presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari, sulla ricerca ‘’Lavoro 2025’’, sviluppata insieme alla collega Tiziana Ciprini e commissionata al sociologo Domenico De Masi.

‘’L'idea di uno studio previsionale, – rileva Cominardi - grazie al contributo di undici tra i maggiori esperti di tematiche in qualche modo afferenti al tema lavoro, nasce dalla necessità di costruire una visione di insieme che tenesse conto di tutte le variabili, quali: la globalizzazione, la demografia, l'impatto delle nuove tecnologie sull'occupazione, le diseguaglianze sociali e così via. Perché bisogna prevedere per programmare.’’
 
Grillo, intervenuto al Convegno, ha fatto notare l’assenza di giovani sul palco. E’ un incentivo a mettere al centro del lavoro, formato Cinquestelle, la questione della disoccupazione giovanile? In che modo la ricerca ‘’Lavoro 2025’’ e il dibattito che è seguito aiuta ad avviare una soluzione a questo grande disagio sociale?
"Dalla ricerca emerge che i nostri giovani sono frustrati perché non hanno spazi nella società dove la stragrande maggioranza dei "posti di potere" sono occupati dalle vecchie generazioni, i cosiddetti "analogici". Abbiamo inoltre una percentuale di laureati equivalente a quella del Camerun. Mentre sul fronte delle politiche attive la situazione è disastrosa. Per non parlare della ricerca, dove abbiamo un saldo negativo del 13% tra i ricercatori che importiamo e quelli che esportiamo, con la sola differenza che i nostri cervelli spesso non ritornano. Saranno spesi almeno 18 miliardi di euro, nel triennio 2015-2017, per un Jobs act che ha prodotto solo milioni di schiavi moderni a suon di voucher. Con le medesime risorse si poteva realizzare tutto ciò che ho elencato sopra".
 
Da tempo sostenete il reddito di cittadinanza. Il giovane filosofo olandese Rutger Bregman, rileva che tutti vogliono dare un senso alla propria vita. Ma uscire dalla spirale della povertà è difficile. I ‘’Neets’’, ragazzi che non studiano né cercano lavoro, non vanno costretti a studiare e seguire programmi governativi.  Secondo Bregman la povertà è una mancanza di denaro, non di carattere. Siete d’accordo e in che misura?
"La povertà è sicuramente mancanza di denaro, ma ora siamo alla miseria. In questa fase è necessario investire in reali programmi formativi a fronte di un reddito come accade in tutta Europa. Nella fase 2, quando sarà indispensabile un reddito di base, queste condizioni verranno meno perché, come ci indicano numerosi studi, saranno i robot e l'intelligenza artificiale a liberarci dal lavoro e a quel punto il reddito sarà inevitabilmente sganciato dal lavoro. Tutto ciò produrrà un avanzamento sociale per cui tutti gli individui, ai quali verrà restituito il bene primario, ovvero il tempo, potranno dedicarsi alle attività creative e intellettuali lasciando alle macchine le fatiche del lavoro in fabbrica".
 
In Olanda il reddito di cittadinanza è stato adottato da Utrecht e una ventina di altri comuni dovrebbero seguire a breve, in controtendenza rispetto al governo centrale. Nei municipi dove governate che cosa vi limita dall’avviare una sperimentazione anche in Italia?
"In alcuni comuni importanti amministrati dal M5S, come Livorno, il reddito di cittadinanza lo stiamo già sperimentando. Le difficoltà maggiori riguardano il contesto generale privo di strumenti sufficienti per il reinserimento dei disoccupati e per i continui tagli dei trasferimenti del Governo centrale verso gli enti locali. Nonostante ciò i risultati riscontrati di queste sperimentazioni sono incoraggianti".
 
Secondo alcune previsioni di ‘’Lavoro 2025’’, solo il reddito di cittadinanza potrebbe  attenuare l’impatto delle grandi diseguaglianze economiche e l’ inarrestabile calo dei  posti di lavoro. Per ridistribuire risorse col reddito di cittadinanza o meglio di esistenza, come lo ha recentemente soprannominato Grillo, andrebbero aumentate le tasse alle aziende con maggiori profitti e ai cittadini più facoltosi. Ve la sentite di promuovere apertamente questa politica, certamente impopolare presso ampi strati della classe dirigente? 
"Il rapporto Oxfam di quest'anno ci dice che le 8 persone più ricche al mondo detengono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone, mentre in Italia l'1% più ricco detiene 30 volte la ricchezza del 30% più povero. Quindi non penso si tratti di proposte impopolari, soprattutto se si tassa chi non produce ricchezza ma specula con la finanza. È nello stesso interesse dell'imprenditoria far circolare il denaro, perché è la classe media che fa il mercato, non l'1% che accumula ricchezze".
 
Tanto il Fondo Monetario che molti rappresentanti di istituzioni internazionali convenuti all’annuale incontro di Davos sulle prospettive dell’economia, hanno trattato il disagio a livello di persona e più in generale della ‘’middle class’’ che il prolungarsi della crisi comporta. Secondo lo studio ‘’Lavoro2025’’ non dobbiamo aspettarci una soluzione della crisi, quanto ‘’armarci’’ a gestire un cambiamento epocale. Seguendo quale strategia? 
"Come dicevo sopra,"Lavoro2025" mette in evidenza il problema delle diseguaglianze sociali e del lavoro che verrà sempre meno. La strategia è semplice e si chiama equità sociale prevista dal nostro ordinamento costituzionale e sostegno alle nostre piccole e medie imprese che sono l'ossatura del nostro Paese". 
 
Fra dieci anni la popolazione del pianeta passerà da 7 a 8miliardi, l’innovazione produttiva porterà 13milioni di nuovi lavori, ma ne distruggerà molti altri portando a un saldo negativo di 9milioni. Quali saranno i valori che dovrà mettere in campo l’Italia per affrontare il cambiamento? Quali nuove opportunità governative potranno venire da una maggiore protezione dell’ambiente?
"Oltre a quanto già trattato precedentemente, sarà a breve prioritario ripensare l'orario di lavoro. Molti non sanno che l'Italia, insieme alla Grecia è il Paese dell'Unione dove si lavora di più. Tant'è vero che i governi passati hanno addirittura incentivato l'orario straordinario detassandolo. Risultato? Abbiamo tra i più alti tassi di disoccupazione. L'attenzione per l'ambiente potrebbe offrire grandi opportunità
occupazionali. Il Cresme ci dice che per ogni miliardo di euro investito in riqualificazione e riefficientamento energetico degli edifici si generano18.000 posti di lavoro. Altri studi ci dicono che investimenti di 1 miliardo di euro nelle bonifiche e negli interventi per mettere in sicurezza il territorio dal dissesto idrogeologico genererebbero 7-8 mila posti di lavoro. Mentre per le grandi opere come il tav e le trivellazioni la creazione di posti di lavoro è irrisoria, ma nel contempo si generano danni all'ambiente spesso irreversibili, per non parlare dei fenomeni di corruzione che spesso interessano questi lavori".
 
E’ plausibile la prospettiva della settimana lavorativa di 15 ore? E cosa pensate della necessità di incentivare alcune specifiche attività come  l’educazione, la ricerca,  e i lavori socialmente utili?
"La settimana lavorativa delle 15 ore mi sembra eccessiva. Tenendo conto dei dati sull'occupazione e facendo un calcolo netto di redistribuzione delle ore, la settimana lavorativa dovrebbe essere di 36,2 ore. Ci sono però altri strumenti per intervenire senza dover ridefinire l'orario normale di lavoro. Per esempio disincentivando l'orario straordinario oggi detassato fuor di ogni misura, puntando sui contratti di solidarietà come ammortizzatore aziendale, incentivando il part-time con paghe che consentano una vita dignitosa come avviene in Olanda dove la maggior parte dei contratti è appunto part-time, oppure facendo funzionare realmente la staffetta generazionale con la riduzione dell'orario di lavoro al pensionando. Di tutto ciò, come è solito fare il M5S, ne discuteremo con la rete".
 
Il neo presidente Usa, Donald Trump, una strategia l’ha annunciata con ‘’America first’’ e il lavoro per gli americani. Grillo ha apprezzato soprattutto la sua politica estera. Tenendo conto che si tratta di un Paese talmente grande e importante da condizionare il mondo occidentale, che riflessi potrebbe avere questa ‘Trump-economy’’ sull’epocale cambiamento al quale è legato il futuro del pianeta?
"Personalmente di Trump apprezzo la politica di pacificazione con la Russia e la contrarietà allo scellerato trattato transatlantico. Questi due passaggi non possono che essere positivi per il nostro Paese, penalizzato dalle sanzioni alla Russia e che rischia le proprie eccellenze con la deregolamentazione del commercio.
Di contro non mi fanno ben sperare i ministri petrolieri e legati al mondo della finanza, ma non credo questi due aspetti rivoluzioneranno l'assetto geopolitico anche perché in America i petrolieri e la finanza hanno sempre dettato la politica di Governo, compresa quella dei democratici come Obama".

Tags:
m5s beppe grillo lavoro jobs act claudio cominardi





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