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Politica
M5s Roma, Politi (FdI) sulla questione Atac: "Gravi rischi per i dipendenti"

La questione del fallimento Atac, l'azienda partecipata del Comune di Roma relativa al trasporto pubblico, potrebbe essere ancor più spinosa di quanto non sia stato sviscerato finora. La soluzione del concordato preventivo in continuità, altrimenti detto concordato in bianco, ha spaccato anche il m5s dall'interno, creando il casus belli e i conseguenti presupposti per cacciare l'assessore al Bilancio e al Patrimonio Andrea Mazzillo, in netto contrasto con Virginia Raggi, dal canto suo fautrice del suddetto concordato. 

Ma quali saranno le ripercussioni di tale soluzione sul personale Atac? Giovedì 7 settembre, giorno del consiglio straordinario, i sindacati hanno intanto indetto una prima manifestazione e uno sciopero. Che sarà replicato il martedì successivo, il 12, e quindi il 27 settembre, mese cruciale per la ripresa della scuola e delle attività lavorative dopo le vacanze estive. Ma del destino dei dipendenti Atac e delle loro famiglie si sta occupando in prima persona il consigliere comunale Maurizio Politi di Fratelli d'Italia, che ha accettato di parlarci dettagliatamente della questione del fallimento, del concordato in bianco e soprattutto delle sue conseguenze sui lavoratori dell'azienda e sulla Capitale.

Onorevole Politi, può spiegarci - in breve - qual è la situazione dell'Atac al momento?

Sicuramente Atac è l’azienda municipalizzata che attualmente sta vivendo il momento peggiore tra le aziende Capitoline, anche se la situazione di Ama non può certo definirsi fiorente. Il 7 Settembre si terrà il Consiglio Comunale che abbiamo richiesto come forze di opposizione per cercare di mettere in campo tutte le possibili soluzioni che evitino il fallimento dell’azienda dei trasporti romana.

La fermo subito. Il m5s imputa la situazione delle partecipate, e quindi dell'Atac, alla mala gestione delle precedenti amministrazioni, fra cui quella di Gianni Alemanno…

Certo, la situazione di Atac, non è imputabile, esclusivamente, alla gestione della Giunta Raggi, e paga tantissimi anni di scelte industriali sbagliate e il fatto di essere stata usata come poltronificio da tutte le forze politiche. Non ha, però, di certo aiutato l’instabilità politica creatasi in quest’ultimo anno con continui cambi al vertice dell’Azienda, a seguito delle lotte interne al M5S sulle diverse strategie da mettere in campo per il rilancio. Il risultato di tutto ciò è stato l’immobilismo e l’aggravarsi della situazione debitoria verso l’esterno. La condizione di Atac è complessa, è vero ha tantissimo debiti, ma vanta anche numerosissimi crediti mai riscossi, soprattutto dalla Regione Lazio. L’unica cosa certa è che parlare di concordato preventivo costituisce assolutamente un errore, che di fatto rischia di portare Atac al fallimento, mettendo in difficoltà le casse capitoline e portando nel giro di breve tempo alla probabile privatizzazione del sistema dei trasporti. Senza parlare del dramma lavorativo dei dipendenti, al cui solo a pensarci dovrebbero tremare i polsi, e la cui situazione personalmente mi sta molto al cuore, così come al mio partito.

Ci spiega esattamente quali sono i termini e le conseguenze di questo "concordato in bianco" fortemente voluto dalla sindaca Raggi?

In breve, nel bilancio di Atac vi sono più di 400 mln di euro di crediti verso il comune che con il concordato preventivo si rischia di perdere (o ridurre). Questo esporrebbe Roma Capitale ad un rischio di commissariamento, senza contare che entro fine Settembre l’Assemblea Capitolina è chiamata ad approvare il bilancio consolidato e sembra che in Campidoglio, dopo la sostituzione dell’Assessore Mazzillo, non ci sia alcuna idea di come far fronte a questa scadenza in tempi così stretti. Nei fatti il concordato preventivo è un fallimento morbido ( i creditori vedranno ridursi le loro pretese e potranno accettarlo ma in cambio di garanzie patrimoniali) che prende atto che non si è in grado di far fronte al gigantesco debito di 1,38 miliardi di euro e si andrà a contrattare con creditori sotto la supervisione del Tribunale, tra cui ricordiamolo c’è anche il comune. Il concordato è bene dirlo, in punta di legge, non esclude, anzi predispone, la cessione dell’attività ad un soggetto terzo, ipotesi sulla quale il M5S, in campagna elettorale, si è dichiarato contrario. E comunque non c’è ancora traccia del nuovo piano industriale che va obbligatoriamente presentato per accedere al concordato. Le cose continuano ad affrontarsi con superficialità.

Cosa ne pensa del fatto che il CdA dell'azienda abbia affidato l'incarico di advisor finanziario alla società Ernst & Young?

La posizione di advisor di Ernst & Young è importantissima, nella misura in cui avrà il compito di elaborare le proposte di pagamento dei debiti che anche il Comune, in qualità di creditore, si troverà ad accettare. L'accettazione della proposta da parte di Roma Capitale, che si troverà a rinunciare, nella migliore delle ipotesi, a parecchie decine di milioni euro, potrebbe avere un effetto devastante sul bilancio consolidato. O comunque, se successiva, sui bilanci previsionali. C'è poi tutta la partita dei "creditori strategici" per l'attività di Atac che andrà affrontata in qualsiasi ipotesi di stesura del piano industriale.

Mi perdoni, Onorevole, mentre la Raggi e la giunta appaiono ottimisti sulla vicenda, lei invece sembra piuttosto preoccupato. Il concordato in bianco porta forse con sé altre ripercussioni nel lungo periodo?

Sì, sono preoccupato, lo ammetto, L’aspetto agghiacciante, qualora sia già nella testa della Giunta Raggi, è che nel concordato preventivo; possibile che un soggetto terzo si faccia carico della situazione debitoria, diventando nei fatti, qualora Atac dovesse entrare in procedura fallimentare, il maggior creditore dell’azienda, ergo nei fatti il proprietario. (il soggetto terzo potrebbe essere anche un creditore di Atac il quale potrebbe rinunciare al Credito in cambio di Azioni dell’azienda). Una sorta di operazione mascherata che nel medio-lungo periodo potrebbe portare alla privatizzazione dell’azienda. 

Da qui il problema dei dipendenti cui accennava, insomma: la privatizzazione "mascherata" dell'azienda potrebbe portare in futuro a eventuali licenziamenti incontrollati del personale. 

Esatto. Detto ciò la soluzione non è facile e richiede di ricomprendere più fattori, in primis il rapporto con la Regione Lazio che continua a dichiararsi estranea ai 500 mln di euro di credito vantati da Atac. Una somma che darebbe alla nostra municipalizzata un grande respiro di sollievo. Poi c’è tutta la partita del trasporto pubblico regionale, dove Atac e Cotral, rappresentano le realtà più grandi, ma alle quali si affiancano una miriade di piccole società. Ragionare di un accorpamento di tutte le realtà in un'unica grande azienda consentirebbe una notevole diminuzione dei costi, soprattutto nella parte dirigenziale, necessaria anche a far fronte ai minori trasferimenti governativi degli ultimi anni. Rimane poi la partita del patrimonio immobiliare di Atac, stimato in circa 700 mln di euro, che se ottimizzato o venduto per la parte non strettamente necessaria al servizio, garantirebbe delle entrate cospicue.

"Certo", chiude l'Onorevole Politi, "comprendiamo che per il M5S invece di parlare di questo sia molto più facile portare i libri in tribunale. Una cosa è sicura, non si può continuare a giocare allo scaricabarile delle responsabilità, gli stipendi possono essere erogati in una fase transitoria con degli anticipi di tesoreria comunale, ed un piano industriale, che in primis combatta l’evasione tariffaria, garantirebbe alla nostra azienda la possibilità di salvarsi realmente e offrire un servizio decente. Le colpe per quanto accaduto fino ad oggi sono di tutti, ma senza perdere ulteriore tempo, possiamo ancora evitare a Roma una delle catastrofi più grandi degli ultimi 30 anni". 

 

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